mercoledì 27 giugno 2012

Dopo il terremoto: con una dedica






Volevo scrivere uno dei miei soliti post con piccole storie d'arte, ma mi sono accorta che, in questi giorni, non ci riesco. Ho la testa altrove.
Sono tornata, da poco, al lavoro alla Soprintendenza ai beni artistici e storici, alle Belle Arti, come si diceva un tempo. 
Mi era difficile continuare a restare lontana, a Bruxelles, in part-time, con le notizie del terremoto, che arrivavano e che si sovrapponevano a tutte le altre.
Sono toscana, ma per anni ho lavorato, occupandomi del territorio tra Bologna e Ferrara. Per questo conosco bene le zone, che sono state colpite.
Il primo pensiero è stato, ovviamente, per i danni alle persone, alle case, alla vita di tutti i giorni.
Poi- per il mestiere che faccio- è stato inevitabile pensare al patrimonio d'arte, ai dipinti, agli oggetti, agli arredi delle chiese, dei musei  e dei palazzi, che sono stati colpiti.
Un patrimonio da controllare, da proteggere o da trasferire e ricoverare altrove.

I miei colleghi hanno fatto, in tutto questo mese, un lavoro straordinario.
Quando sono rientrata in ufficio, ho letto tutti documenti, le relazioni, i messaggi email che si susseguivano subito dopo il sisma e che formavano una sorta di "diario", una cronistoria, a volte affannosa, a volte più distesa.
Mi sono  quasi commossa- lo devo dire-  vedendo quanto era stato fatto, quanti sopralluoghi, quanti controlli, in centri storici, pinacoteche, chiese o palazzi.
E tutto senza grandi mezzi, semplicemente, lavorando, mettendo, però, nel lavoro non solo il cuore, ma anche le mani, le gambe e il fegato (nel senso di quel pizzico di coraggio che occorre per entrare in edifici lesionati). 
Sempre in sicurezza e  senza inutili eroismi, preceduti o accompagnati dai Vigili del fuoco, ovviamente.

- Ma non è più importante provvedere alle persone?- ci viene chiesto spesso.
Ovviamente, lo è. Anche se, in realtà, questa non è da porsi come un'alternativa
Il patrimonio artistico è la storia, la memoria di una comunità. 
Senza di esso, si cancellano il nostro passato, i nostri ricordi collettivi. 
In qualche modo, è come se si perdesse l'anima.
Mai avrei immaginato, per esempio, che mi sarebbero mancate tanto le campane.
Si cammina in paesi, in centri storici, transennati e silenziosi: né voci umane, né auto, né il rumore dei motorini ma, soprattutto,  nessun suono di campane. Ci si accorge, allora, di quanto si era abituati a scandire il tempo con i loro rintocchi. E così ci si era abituati, nella pianura, a intravedere di lontano, la sagoma di una chiesa o di un campanile. O, entrando in un edificio sacro, credenti o non credenti poco importa, si era preparati  alla vista, non solo delle grandi opere d'arte, ma della decorazione e degli arredi più comuni dei tessuti, dei mobili, perfino dei candelieri.

Ecco,  il nostro lavoro è stato ed è questo: salvaguardare, restaurare e riportare al loro posto, una volta che gli edifici saranno ricostruiti o consolidati, tutto questo patrimonio. E non c'è niente che faccia più male che svuotare una chiesa o un museo, sperando, pur sempre, che sia per poco tempo.
Lo so che questo blog è, fin dal titolo, "senza dedica", ma, per una volta, vorrei fare un'eccezione  e dedicare questo post, non solo a chi ha subito il terremoto, ma anche a tutti quelli che, come i miei colleghi, hanno lavorato e lavorano per rendere le perdite meno gravi e le ferite meno dolorose.

Il video che ho pubblicato parla da solo. 
I vigili del fuoco prelevano, dalla chiesa pericolante di Pieve di Cento, l'Assunta, di Guido Reni.  
L'applauso che l'accoglie è la dimostrazione di quanto il patrimonio artistico non appartenga solo a pochi studiosi o addetti ai lavori, ma alla comunità intera, a tutti noi. 
 
 
 
 

11 commenti:

  1. Grazie a tutti anche da parte mia!

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  2. L'eccezione della dedica è assolutamente opportuna. Brava e bravi tutti loro!!!

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  3. Connazionali che mi fanno ancora sperare nel futuro di questa nostra bella, amata e tormentata Nazione.

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  4. Una bellissima dedica, Grazia. La sola che potessi fare.
    Un abbraccio

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  5. ...da brivido. Bello, Grazia. Davvero.
    Gil

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  6. grazie per le belle parole e i sentimenti sinceri! Una sua ex alunna

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  7. dunque ci sono ancora degli esseri umani, l'invasione degli ultracorpi può ancora essere sconfitta...
    :-)
    mi unisco all'applauso, ma sarà dura

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  8. Mi sono emozionata anch'io. Vedere persone che concorrono, insieme, a preservare la storia di tutti è commovente. Grazie!

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  9. l'applauso mi ricorda quello (bruttissimo) dei funerali, qui è bellissimo perché è per qualcosa di vivo.

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  10. sono qui con le lacrime, commossa..ogni giorno, ognuno a suo modo (chi lavora con i Beni Culturali, chi ne parla agli amici, chi ai figli, chi sceglie cosa leggere-cosa comprare-chi votare anche in base al "modello Italia" per la tutela..), ogni giorno fa bene ricordarsi del solo Bene Pubblico davvero di tutti. Per me, è uno dei modi migliori per restare cittadini, e non clienti. Ed anche in occasioni come queste, drammatiche, è secondo me sano e giusto sentire quanto la Cultura faccia le persone, e viceversa.
    Grazie..

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  11. A tutti, grazie.
    È vero che quello che è successo emoziona e colpisce. C'è insieme la solidarietà e il riconoscimento del valore della cultura, da cittadini coscienti e rispettosi del patrimonio che ci è stato trasmesso. Per me, che lavoro al Ministero Beni Culturali anche il riconoscimento di quanto sia importante non smantellare (come sembra ù stia accadendo) una struttura,capace di assicurare, con coscienza e responsabilità - e non solo nei momenti di emergenza- la tutela e la salvaguardia del nostro patrimonio culturale.

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