sabato 20 ottobre 2012

Le ali di Jean Michel Folon



"Cosa abbiamo fatto d'altro, se non dar vita ai nostri sogni infantili ?" (Fellini a Folon)




"Illustratore" è stato spesso definito Jean Michel Folon e mai definizione fu più azzeccata, se si pensa che, stando all'etimologia, illustrare vuol dire "fare luce".
Perché, con le sue opere, Folon è stato capace di illuminare il nostro modo di guardare il mondo.


Pittore, scultore, grafico, creatore di manifesti pubblicitari, qualunque tecnica abbia usato e in qualunque campo abbia lavorato, il suo intento è stato sempre quello di rivelare, nelle sue immagini sfumate, che suggeriscono più che definire, "la bellezza nascosta della realtà".

È nato in Belgio, Folon, nel paese di Magritte, di Simenon e di Jacques Brel, un paese che amo e che conosco e di cui mi pare condivida la capacità di osservare, con un pizzico di tenerezza e senza mai giudicare, le meschinità, ma anche le piccole follie del nostro quotidiano.

L'omino, che appare spesso nelle sue opere, vestito di un banale cappotto e di un cappello, che pare un omaggio al surrealismo e all'ironia del grande Magritte, viaggia attraverso i suoi e i nostri sogni.



Seduto, come in questa scultura, nel mare del Nord, a Knokke sulla costa belga, ricoperto dall'acqua ad ogni marea, si immerge- è proprio il caso di dirlo- nello spettacolo della natura.

"Quando disegnano, i bambini cominciano dal sole e dagli elementi naturali. Anch'io parto dagli elementi più semplici, il mare, un occhio, una nuvola, per scoprire l'incanto del mondo": usava dire.







"L'arte è un rifugio": era una delle sue espressioni preferite.
Certo, non si può, né si deve, dimenticare la realtà, ma si può tentare di mettere le ali e di sfuggire, per un po', ai nostri affanni.
Seguendolo nei suo spazi aperti e nelle sue terre multicolori, illuminate dai suoi lievi arcobaleni, è forse possibile ritrovare, insieme alla poesia, anche  la speranza

Quando si occupa di temi importanti- le sue battaglie civili, soprattutto con Amnesty, hanno toccato argomenti come la lotta alla pena di morte, la guerra, la fame e la miseria del mondo- le sue immagini, essenziali e mai gratuite, sono capaci, come ha detto Ray Bradbury, "di dare risposte semplici a questioni complesse".
Semplici, ma non superficiali, come non è superficiale l'invito a raggiungerlo in quell'"altrove"di sogno, dove lo porta la sua fantasia.



"Ho soltanto cercato di fissare i miei sogni, con la speranza che qualcuno ci attacchi i suoi": questo vuole ottenere. E non è poco.

Ripetitivo è stato considerato. Ma non sono, forse, ripetitive anche le favole della nostra infanzia che, invece, ci davano la chiave per interpretare e accettare il male del mondo?



Il suo ottimismo ostinato, l'ingenuità che, a volte, ostenta nelle sue interviste, dimostrano quanto possa essere eversivo guardare il mondo con la purezza degli occhi di un bambino.

E quanto possa essere importante opporre, alla volgarità del quotidiano, la difficile virtù della leggerezza.









"Il sognatore è un uomo con i piedi ben piantati sulle nuvole": diceva Ennio Flaiano. E Folon è stato un grande sognatore.
Ci ha lasciato, consegnandoci in eredità la sua caparbia volontà di seguire il cuore e la fantasia, il 20 ottobre del 2005.







Nel grande parco Solvay a La Hulpe, vicino a Bruxelles, ha sede la Fondazione Folon (QUI è il link).
Mentre scrivevo questo post, ascoltavo questa musica di Erik Satie.
All'inizio è stato un caso, ora mi pare la colonna sonora più adatta. 

35 commenti:

  1. Sono persone speciali gli illustratori. Diversamente da tutti gli uomini, hanno l'occhio collegato con il cuore, anziché con il cervello.

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    1. Quello che dici è la migliore "illustrazione" all'immagine di Folon che ho pubblicato per prima.

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    2. ho iniziato ad amare le immagini di Folon quando avevo circa 18 anni.. quando è morto sono stata triste per giorni come mai mi era successo. se adesso sono un'illustratrice lo devo un po anche alla bellezza che lui mi ha trasmesso con le sue opere e alla poesia della sua persona.. un uomo umile e delizioso, dolce come pochi sanno essere..ancora oggi mi rattrista sapere che non disegnerà più per noi..sono felice di aver trovato questa pagina...

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  2. Folon ti ha contagiato e grazie a lui e alla musica di Satie hai scritto un post che mi ha fatto immaginare un mondo bello e pieno di speranza.
    Ciao
    Marco

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    1. E' l'effetto Folon, Marco: basta davvero poco per lascirsi contagiare

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  3. Gran bel post, complimenti. Ed è vero tutto, dall'inizio alla fine:la vita, i sogni infantili, la poesia... e come la nostra esistenza dovrebbe essere vista (magari come si fa a Knokke, mare del Nord) e, certamente, come dovrebbe essere vissuta: con smisurata poesia.
    un abbraccio
    :-)

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    1. Grazie a te! Una vita da vivere con "smisurata poesia": così dovrebbe essere se solo fossimo capaci di vedere il mondo con l'intelligenza del cuore.

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  4. Tendevo a giudicare Folon decorativo e banale, però hai ragione tu. Ci vuole un gran coraggio e un grande cuore a imporre la propria leggerezza contro la volgarità imperante e a guardare il mondo come un bambino.

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    1. Sì, qulacuno puà giudicare Folon banale, ma, invece, quello che io penso, è che ci vuole una grande intelligenza e una volontà ostinata per opporre alla volgarità del quotidiano la sua grazia e la sua leggerezza. Questa, secondo me, è una delle sue lezioni.

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  5. Che bello, ho sempre amato le illustrazioni di Folon. E sì, Satie è un accompagnamento perfetto!

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    1. E' vero, Silvia, che con Satie in sottofondo si assaporano meglio le immagini, lievi e profonde allo stesso tempo, di Folon. E' vero, comunque, che anche Satie è un grande, grandissimo incantatore...

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  6. Che bello Grazia!!! Adoro Folon e tu ancora una volta ci presenti un grande maestro dell'arte e della vita! È sempre una gioia e una scoperta passare di qui. Quanto mi piaci!!

    Buona domenica
    Cinzia

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    1. Evviva sempre Folon!
      E' reciproco, Cinzia: anche per me è una gioia scoprire, da te, l'incanto del tuo giardino, delle tue passeggiate o delle tue foto, e condividere i tuoi pensieri.

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  7. Ho visto molte illustrazioni e molti manifesti di Folon, ma non sapevo che fosse uno scultore. L'omino dentro il mare a Knokke mi pare bellissimo e pieno di poesia.
    Sara

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  8. Ho amato le immagini di Folon, ma non sapevo della statua di Knokke , nella sorpresa di un post meraviglioso.

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  9. sono stato a Knokke le Zout, in bici da Bruges, una quindicina di anni fa, l'avevo sentita citata in una canzone dell'immenso Jacques Brel, ma la statua ancora non c'era, visto cche è morto nel 2005.

    e Folon è un regalo per chi lo guarda.

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    1. @Sara,@Franz,@ Nela,
      la bellissima e poetica scultura di Knokke che ci piace tanto si intitola "La mer, ce grand sculpteur" ed è del 1997.
      Qui è un link con altre foto:
      http://www.jean-michel-folon.eu/friendsclub//index.php?option=com_content&task=view&id=18&Itemid=30

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  10. Folon me lo fece conoscere mio figlio all'asilo. La maestra aveva pensato di propore un'attività di ripetizione e ispirazione a qualche sua opera pittorica.
    quando veniva a casa, in quei giorni mi chiedeva delle opere di Folon da guardare.
    Folon ha conquistato un bambino al punto che non gli bastava vedere le opere all'asilo.
    un pifferaio magico? un mago? un pasticcere? un clown? tutta la magia dell'infanzia che ci riporta al nostro essere più riposto e vero sono racchiusi nella sintesi artistica di Folon. Incontrare la sua opera ci invita a riscoprire quel gioco lontano che da bambini ci sembrava fosse la relazione con la natura.

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    1. Bellissimo quello che dici: scoprire Folon attraverso gli occhi di un bambino è la maniera migliore per lasciarsi prendere e emozionare dal suo modo di guardare il mondo.

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  11. Grazie a questo post, riempio un'altra casella della mia conoscenza di artisti:l'arte delicata e lievemente ironica, mi sembra, di Folon, l'artista che ha gli stessi luoghi natali di Magritte e
    Simenon.

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    1. Davvero non è un caso che Folon sia belga: ha preso dal suo paese l'ironia e quel pizzico di follia, con cui si può guardare la vita.

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  12. Sono stata a knokke le Zuot e non ho visto la scultura né ho saputo di questo bellissimo artista. Questo è il secondo blog che apro con felicità oggi, l'altro ha un post che ricorda Wislawa Szymborska. Riesco ancora ad emozionarmi nel farvi visita...grazie :)

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    1. Grazie Nou. Certo che il ricordo, insieme, di Folon e della Szymborska, è uno dei modi migliori di iniziare una giornata.

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  13. A Firenze ci sono diverse sculture di Folon, quando ne incontri una ti accorgi che il paesaggio circostante cambia. Basterebbe questo a definire l'enorme potenza della "leggerezza" di Folon.

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  14. Sono d'accordo con Sandro. Qualcosa cambia quando si vede qualcosa che proviene da Folon. E, naturalmente, in positivo.
    Baci e buona domenica:)

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    1. @Sandro e Giacinta,
      hai detto benissimo, Sandro: quello di cambiare il paesaggio intorno è una delle qualità più grandi della vera arte. La leggerezza di Folon può incidere sul mondo, per fortuna!

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  15. credevo di aver scritto un commento sulla statua di Lisbona, in cui Folon mette a Pessoa un libro al posto della testa, ma non lo trovo più. Per me l'hanno fatto sparire loro, ma chi dei due, Pessoa o Folon?

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    1. Sospetto, piuttosto Pessoa.
      Ma perchè non lo ripubblichi? Mi piacerebbe leggere i tuoi pensieri. La combinazione Lisbona, Folon, Pessoa, mi sembra, già da sola, ammaliante.

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  16. Non è vero che tutti sono sostituibili...Folon mi manca molto

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    1. E' proprio com dici, Giuliano, i grandi artisti non sono mai sostituibili. E Folon, un grande artista lo era davvero.

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  17. Folon è un grande artista e credo sia molto giusto ricordarlo o farlo conoscere.
    E tu sei insostituibile in questo, cara Grazia.
    Ciao,
    Lara

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    1. Anch'io, Lara, pensavo che fosse giusto ricordarlo
      A presto

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  18. Come non sentirsi ispirati a seguire gli esempi di Folon? Quantomeno negli impegni civili e sociali. Nel campo artistico, non è da tutti avere talento in ambito figurativo...

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    1. È vero, Adriano, anche se non ci è dato di essere artisti potremmo, almeno, cercare di seguire Folon nel suo impegno sociale.

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  19. Sto rileggendo Marcovaldo e ricordo Folon, i suoi omini, le ali

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