mercoledì 19 marzo 2014

Toulouse Lautrec, "La Goulue che arriva al Moulin Rouge": il pittore e la ballerina




Ci sono dipinti capaci di suggestionare e di lasciare con la curiosità di sapere chi siano i protagonisti e quale sia la loro storia.
"La Goulue che arriva al Moulin Rouge" oggi conservato al MoMa di New York è uno di questi:



Una donna con i capelli rossi, un nastrino nero al collo e un abito scollato fino a lasciare intravedere il seno, compare, in primo piano, quasi fosse colta in un’istantanea, sottobraccio a due donne vestite di nero, che sembrano farle da cornice.
È la Gouloue, una ballerina; il pittore che la ritrae è Henri Toulouse Lautrec (1864-1901) (di lui ho parlato anche qui)
Apparentemente i due non potrebbero essere più diversi: lui discende da una famiglia ricca e di antica nobiltà; lei, poverissima, ha fatto tutti i mestieri, prima di far fortuna come ballerina di cancan. 
Siamo a Parigi nel 1892, dove tutt'e due si sono trasferiti giovanissimi con il sogno di una vita diversa. E a Parigi si sono incontrati in un locale ai piedi della collina di Montmartre, dove, ai tavolini, tra fumo di sigari, odore di assenzio e di sudore, si mescolano aristocratici e popolani: il Moulin Rouge.
Da quando è stato aperto, nel  1889, quel vecchio mulino riadattato a locale notturno, ha avuto un gran successo; proprio lì è nato il nuovo ballo, di cui si sente parlare dappertutto: il cancan. Ed è stato subito uno scandalo, alimentato da  articoli sdegnati  sui giornali e da qualche retata della Buoncostume. 
In un periodo, in cui la sola vista di una caviglia fa fremere d'emozione, non c'è da meravigliarsi se il pubblico accorra a frotte per vedere ballerine scollate mostrare, nella danza, le gambe inguainate in peccaminose calze nere. 
La Goulue è una di loro. 
Viene dalla miseria di una piccola cittadina dell'Alsazia, si chiama Louise Weber, ma l'hanno soprannominata la Goulue, l'ingorda, per il suo appetito insaziabile e per l'abitudine di bere gli avanzi dai bicchieri dei clienti. 
Eccentrica e sfacciata, si dice si diverta a far  saltare, con un colpo di tacco, i  cappelli a cilindro degli avventori più eleganti. E che non abbia soggezione di nessuno:  le sue battute, tra ingenuo e malizioso, fanno il giro di tutta Parigi. 
Eppure, alla sua sfrontatezza si mescola spesso il candore di una bambina. Anche quando balla uno dei suoi cancan indiavolati e lancia la gamba in aria nella "spaccata", mantiene- come scrive un cronista- " il suo modo speciale  di rialzare fino all'ombelico la sua veste di tulle con una grazia infantile". 
Quel misto di impudenza, di innocenza e di vitalità sembra fatto apposta per attirare uno dei frequentatori più assidui del locale: Toulouse Lautrec.

Nato nel 1864, sarebbe diventato uno dei tanti aristocratici ufficiali di carriera se una debolezza genetica e un incidente non gli avessero lasciato una deformità fisica evidente: un busto normale e le gambe di un bambino.
Arrivato a Parigi, una decina d'anni prima, si è sentito subito libero di dar corso alle sue passioni: una, ovviamente è la pittura, l’altra quella di vivere di notte, frequentando case chiuse, locali notturni o cabaret. Fino a diventare, lui "piccolo, piccolo e nero, nero", come lo definisce uno dei suoi amici, "l'anima di Montmartre". 
In quel mondo, che molti definiscono equivoco, si sente, accettato per quello che è senza compatimenti o commiserazioni. 
Lì dà sfogo alla sua voglia di dipingere, girando da un caffè all'altro, passando tutta la notte a bere, portando con sé il suo immancabile album da disegno. 
E ritraendo la gente che incontra: attori, cantanti, prostitute, senza critica sociale, né pregiudizi. 


Al Moulin Rouge si trova bene e si è subito affezionato alla Goulue, per la sua chioma rossa e- come gli piace dire- per "quel poco di bruttezza, che la salva dalla perfezione". Ironico, divertente, sempre pronto all'autoderisione, sa trattaria con quel misto di cameratismo e desiderio che a lei non dispiace e i due sono diventati amici. 
Tanto che l'ha scelta nel 1891 come protagonista del manifesto pubblicitario del Moulin Rouge, raffigurandola, su un fondo giallo, circondata da silhouette nere e accompagnata, in controluce, da un'altra gloria locale, un ballerino talmente dinoccolato da essere soprannominato Valentin le desossé.
Grazie a questo manifesto, diffuso dappertutto,  il Moulin rouge e la Goulue sono ormai noti in tutta Parigi. 
Ma anche Toulouse Lautrec, col suo stile derivato dalle stampe giapponesi, i suoi colori vivi, il suo tratto deciso, è diventato d’improvviso famoso. 
Quell'incontro improbabile sembra aver fatto bene a tutt'e due.

E, ora, un anno dopo, il pittore ritrae ancora la sua ballerina. 
Ma, stavolta, nessuna pubblicità: è un ritratto più intimo, dove lascia emergere i sentimenti nascosti dietro la frenesia e l’allegria esibita del cancan, 
Semplificando le forme, stendendo un colore fluido, dove predominano i verdi contrapposti al rosa, al nero e all'arancio, fissa sulla tela, con il suo stile immediato e sintetico, un momento di malinconia e di amarezza. Probabilmente uno dei tanti che hanno condiviso.
La Goulue sa bene che la sua fama di ballerina è destinata a durare poco. Altre più giovani e belle sono già pronte a rimpiazzarla, tanto che, qualche anno dopo, cercherà di rifarsi una carriera nel circo, prima di sprofondare nell'alcolismo e nella miseria.

Ha poco più di vent'anni al tempo del ritratto, ma in quella sua espressione stanca e assente è come se portasse il peso di tutta una vita.
"Non voglio dipingere il bello, voglio dipingere il vero": usava dire Toulouse Lautrec e, nel ritratto della sua compagna di tante notti folli e disperate, è riuscito a restituire alla Goulue, anzi a Louise Weber, la sua più profonda verità 

Toulouse Lautrec e la Gouloue in una foto d'epoca



Per la vita della Goulue il link è qui 
Un sito completo sull'opera di Toulouse Lautrec è qui

19 commenti:

  1. Che vite interessanti! Sia quella di Lautrec ma soprattutto dell'ingorda! Rimango sempre affasciato da queste persone che si "bevono" la loro vita tutta d'un fiato; in maniera ingorda appunto. E spesso (se non sempre) si concludono miseramente, tra alcolismo droghe o suicidi. Per assurdo quest'uscita dalla scena della vita così tragica; li rende ancora più speciali! Dei romanzi viventi...
    Ciao Grazia bravissima come sempre!!!

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    1. In effetti queste figure affascinano, come tutte quelle che sono capaci di vivere la vita fino in fondo.
      Grazie a te, Jampy, e a presto

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  2. Belle queste storie di persone che sono dietro ai dipinti, soprattutto se raccontate con grazia come sai fare tu!
    Ciao
    Marco

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    1. Grazie, Marco. È che con i dipinti di Lautrec si ha spesso l'impressione che dietro ci sia soprattutto la sua storia.

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  3. Il regalo di una gustosa e umanissima "tranche de vie" della Parigi di fine Ottocento ad attendermi al ritorno a casa; grazie!

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    1. Grazie a te, Luisa, mi piace raccontare le storie dietro i dipinti e con Lautrec quello che appare, in trasparenza, dietro le storie individuali è la storia e l'atmosfera di un intero periodo.

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  4. L'arte è la forma più accattivante del pensiero umano. Dietro le immagini si intravedono vite, pensieri e mondi interi fatti di intelligenza e sensibilità

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    1. " La forma più accattivante del pensiero umano": condivido appieno!

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  5. Queste storie di vita esaltano il valore di dipinti e artisti!

    Grazie! È sempre meraviglioso leggerti
    Cinzia

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    1. Grazie, Cinzia,sono convinta anch'io che i dipinti si apprezzano di più se ne si conosce la storia!

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  6. Mi sembra una storia perfetta per un romanzo!

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    1. Ci toccherà a scrivere anche questo! Dopo il catalogo della leggerezza.... :-)

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  7. C'è chi vive e chi si lascia vivere, quei due vivevano.
    Grazie per questa chicca!

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    1. Eh, sì, quei due vivevano! E, anche se per un breve momento, la loro vita l'hanno vissuta fino in fondo!

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  8. Se si studiasse arte davvero sarebbero piú facilmente compresi tanti ragionamenti sull'apprezzare la diversità come insostituibile ricchezza. L'umanità è un insieme di particolarità, la massificazione è uno sguardo inutile. Grazie "cantaimmagini"

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    1. Se si studiasse arte davvero e se ce la facessero studiare! Magari!

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  9. Impudenza e ingenuità, un binomio che non poteva lasciare indifferente un artista come Toulouse Lautrec!
    Grazie per il tuo racconto ( non sapevo niente della Goulue! )

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  10. Anche questa volta una storia appassionante dentro la tela di un grande pittore. Devo confessare che ho provato malinconia profonda per la Goulue.

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  11. Henri Toulouse Lautrec non conobbe la Goulue al Moulin Rouge. La conobbe quando lei lavorava al Moulin de la Galette e fu lui che, dopo qualche tempo, la convinse ad andare a lavorare al Moulin Rouge.

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