giovedì 22 maggio 2014

Petrus Christus, "Ritratto di un certosino": il pittore e la mosca




Quante sorprese ci riservano i dipinti! Anche quelli dove meno te le aspetti: per esempio, questo austero "Ritratto di un Certosino" di Petrus Christus, datato 1446 e ora al Metropolitan museum di New York:  


Sullo sfondo di un rosso vivo, in primo piano, è ritratto un frate certosino dalla veste di un bianco immacolato e con i tratti del volto indagati uno a uno, dagli occhi espressivi che sembrano guardarci con complicità, alle labbra strette, al naso lungo, alle sottili rughe sulla fronte, fino alla vena che pulsa sulla tempia.  
Un ritratto magnetico, coinvolgente.
Basta, però, osservarlo meglio, per accorgersi che proprio sul parapetto che chiude, in basso, la finta cornice, giusto sopra la firma del pittore, si è posata una mosca. 
Sì, una mosca! Ma non una di quelle che in questi giorni di primavera svolazzano, ronzando, dappertutto. 
Una mosca dipinta. 
Realizzata con la minuzia di un entomologo, più grande di quello che le corrette proporzioni richiederebbero, spicca sulla bianca veste del frate con una tale evidenza che è impossibile non notarla. 
Un'apparizione stupefacente, tanto più che la mosca fa qui la sua prima comparsa in pittura.


È vero che l'arte fiamminga dell'epoca, da Robert Campin a van Eyck, ci ha abituato un'infinità di dettagli, ma tutti perfettamente inseriti nella rappresentazione. 
La mosca no. Anzi, in questo sintetico e potente ritratto sembra un elemento incongruo, fuori posto. 
Anche se, di certo, il piccolo insetto non è lì a caso.

Dell'autore del dipinto, Petrus Christus (1410ca-1476), non si sa molto: nemmeno il nome è sicuro, visto che quello con cui si firma nei suoi quadri, "Petrus XPI/ Petrus Christi", ha l'aria di essere, piuttosto, uno pseudonimo derivato dalla sua specializzazione in dipinti religiosi. 

Quando dipinge questo ritratto è a una svolta della sua carriera, ha passato da un pezzo la trentina ed è appena legalmente diventato cittadino di Bruges, dove si è trasferito assieme alla famiglia. La città allora è molto ricca; da anni è il centro finanziario e commerciale del ducato di Borgogna. Da lì passano tutte le merci  che circolano tra il sud e il nord dell'Europa. 
Aristocratici, mercanti, banchieri: committenti non ne mancano, ma le botteghe di artisti sono altrettanto numerose. 
La concorrenza è spietata: Petrus Christus ci tiene a fare bella figura e, soprattutto, vuole accreditarsi come erede e continuatore di Jan Van Eyck, di cui, probabilmente, è stato allievo.

C'è da pensare che consideri questo dipinto come una prova di bravura e che si impegni con tutto se stesso. Basta vedere come usa il colore di fondo, in contrasto col candore abbagliante della veste, per far risaltare la fisionomia del personaggio e con quale accuratezza dipinga il corpo e le ali della mosca.

Ecco, appunto, la mosca! 

La presenza dell'insetto- c'era da immaginarselo- ha scatenato gli studiosi più agguerriti che ne hanno proposto vari significati. 
Alcuni hanno pensato a un simbolo religioso: nella cultura  del tempo, l'insetto, legato com'è alla corruzione della carne, potrebbe essere  letto come un "memento mori", o, con una connotazione ben più sulfurea, connesso addirittura a Satana e alla sua definizione di "Signore delle mosche".
Altri ipotizzano, invece, pur senza prove certe, che  il frate del ritratto sia da identificare col più celebre certosino del tempo, Dionigi di Rijkel, coetaneo di Petrus Christus, autore di innumerevoli scritti di morale e di teologia.  
La mosca diventerebbe, allora, un'allusione al "De venustate mundi", il testo in cui il filosofo certosino classifica la bellezza dell'universo in una gerarchia che comprende, sia pure al grado più basso, anche la bellezza degli insetti come testimonianza dell'armonia del creato.

Simbolo infernale o emblema dell'infinita bellezza del cosmo: qualunque ne sia l'interpretazione, non fa che aggiungere un ulteriore significato a quella presenza. 
Perché la prima impressione è che la mosca, per Petrus Christus, sia anzitutto una sfida. 
Probabilmente anche allora  si conoscevano i brani della letteratura classica, a partire dalle "Immagini" di Filostrato (I, 23), che parlavano dell'insetto ingannatore come essenza stessa dell'illusione della pittura. 
Ed è possibile che l'artista abbia deciso di rivaleggiare con i pittori dell'antichità sul loro stesso terreno. 
Inserire nel suo ritratto quell'unico stupefacente dettaglio  ha l'aria di una provocazione. 
Bloccata, per un istante che diventa eterno, nello stretto confine che separa la realtà dall'immagine, proprio sopra la firma del pittore, la mosca diventa la conferma del livello raggiunto, una sorta di biglietto da visita figurato. 
Sospeso tra verità e finzione, quel piccolo insetto è servito a Petrus Christus per dare la prova più convincente della sua abilità. 
E per dimostrare che la sua arte è capace, come nessun'altra, di giocare con i sensi dello spettatore e di ricreare l'illusione della vita. 





Dopo Petrus Christus, la mosca dipinta diventerà un motivo ricorrente per misurare le capacità di un artista e avrà un grande successo nella pittura tra Quattro e Cinquecento, come elemento di virtuosistico "trompe-l'-oeil". 
Il grande storico dell'arte André Chastel ne ha raccolto, in un volume del 1984 intitolato, appunto "Musca depicta" un intero repertorio (qui è il link) 


12 commenti:

  1. Le immagini online del Metropolitan sono affascinanti. Mi ritrovo a perdermi, di dettaglio in dettaglio per ore. Almeno tu sei riuscita a ricavarne, a nostro vantaggio, questa affascinante lettura di un'opera per certi versi enigmatica. Ancora una volta, grazie!

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    1. È vero nelle immagini online del Metropolitan si rischia (felicemente) di perdersi. Ho cominciato ad apprezzare i dettagli che a volte davvero illuminano il significato di un dipinto e ce lo fanno amare di più.

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  2. Il certosino con quel rosso di fondo e con quel sorriso sarcastico è veramente inquietante: il ritratto è bellissimo, la mosca aggiunge un po' di pepe!
    Ciao
    Marco

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    1. Il rosso di fondo forse non è il più adatto a rappresentare la serena meditazione del Certosino, però conferisce al ritratto una forza davvero coinvolgente!

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  3. "Ah te sei certosino?!
    E lo sono anch'io
    e non sono da meno di te "
    E gli pittura una mosca che vien voglia di scansarla.
    Una gara di bravura, uno scrive e l'altro dipinge e non vuol essere da meno.

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    1. E anche una gara di pazienza tra il Certosino che deve sopportare la mosca e il pittore che deve dipingerla

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  4. Ciao Grazia! Non ho letto il testo, devo ripassare quando ho più tempo (sono in pausa stiro...). Ma il ritratto mi ha fatto rimanere a bocca aperta. Sembra una fotografia!!! Leggerò con grande curiosità la sua storia.

    Bacioni
    Cinzia

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    1. Hai visto, Cinzia, che gran pittore è Petrus Christus? Un grandissimo saluto anche a te!

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  5. Dipinto che avrebbe fatto la felicità del rimpianto Giorgio Celli! Certo che tu, una ne pensi e cento ne posti! Con l'originalità che ti caratterizza, ovviamente!

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    1. Eh, sì, Nela, mi piacciono le piccole stupefacenti storie, da cui- trovo- ci sia anche molto da imparare!

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  6. Ho scoperto ora questo blog stupendo. complimenti!
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  7. Grazie! E ben volentieri verrò a fare una passeggiata dalle tue parti! A presto

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