martedì 13 gennaio 2015

"Dipingere col sentimento": il "Vaso di Fiori" di J.S.Chardin



Ci sono giornate in cui si ha voglia di una pausa per sfuggire alla concitazione e al fragore che si sente intorno. 
In questi momenti non c'è nulla di meglio che fermarsi per un po' e, magari, prendersi il tempo di guardare un dipinto come questo: una piccola tela (44x36cm) di Jean-Siméon Chardin con un "Vaso di fiori", ora alla National Gallery di Edimburgo.


Su uno sfondo bruno, su un ripiano di pietra, è appoggiato un vaso bianco con le decorazioni blu tipiche della maiolica di Delft, con un mazzo di garofani, tuberose e piselli odorosi. Tutto qui.
Il dipinto non è firmato né datato, ma probabilmente è da riferire alla metà degli anni '50 del Settecento.
Jean Siméon Chardin (1699-1779), all'epoca, ha una sessantina d'anni e può dirsi soddisfatto del percorso che ha compiuto, malgrado all'inizio abbia fatto le sue scelte fuori dagli schemi più collaudati: agli insegnamenti accademici, ai viaggi di formazione e allo studio dei grandi maestri del passato, ha preferito, da sempre, la rappresentazione della realtà. 
Per questo- nella sua produzione- ha dato largo spazio alle "nature morte", anche se si tratta di un genere collocato all'ultimo posto nelle rigida gerarchia dell'epoca, dopo la pittura di storia (mitologica o sacra) il ritratto e la scena di genere.
A costo di limitare la sua carriera, Chardin è rimasto fedele all'idea di dipingere "nel modo più vero possibile", privilegiando l'osservazione diretta di tutti i più minuti aspetti del quotidiano.

Come in questo dipinto, l'unica composizione floreale che sia arrivata fino a noi.
Inutile cercarvi dettagli lussuosi o quegli effetti trompe-l'-oeil, tipici dei sontuosi trionfi di fiori della pittura fiamminga. 
E nemmeno occorre scoprirvi simboli o astruse allegorie.
Chardin ha scelto di bandire ogni elemento superfluo e di concentrarsi solo sull'essenziale. 
La sua è una pittura che si basa tutta sulla variazione degli effetti di luce e su piccoli tocchi di colore, dai bianchi, verdi e rosa dei fiori, all'azzurro che spicca sul fondo candido del vaso, al rosso vivo del garofano posato sul ripiano.
Le pennellate vibranti, a tratti pastose, a tratti più sottili, arrivano quasi a scomporre la materia, tanto che un grande studioso come Charles Sterling può sostenere che questo piccolo dipinto "sorpassa tutto ciò che dipingeranno in questo genere Delacroix, Millet, Courbet, Degas e gli impressionisti. Solo in Cézanne e nel suo seguito si può pensare di trovare tanta forza in tanta semplicità"
La semplicità, appunto, è la chiave per comprendere questa tela, immersa in una luminosità pulviscolare e talmente disadorna e priva di orpelli, da restituire una sensazione di intimità e di quiete, che arriva dritta al cuore.
Malgrado la sua austera sobrietà, provoca in noi una tale pienezza di sensazioni da giustificare l'affermazione di Chardin, riportata nel 1780 da uno dei suoi biografi, Jean-Nicholas Cochin: "Chi vi ha detto che si dipinge con i colori? Ci si serve dei colori, ma si dipinge col sentimento".

Un "Vaso di fiori", niente altro. 
Eppure in questo dipinto si ritrova tutta la magia di Chardin, quella qualità misteriosa che aveva colpito uno dei suoi più grandi estimatori, l'esponente di punta dell'illuminismo francese Denis Diderot.  
Nella silenziosa armonia di questa composizione c'è quell'incanto che Diderot ritrova in tutta la sua pittura e che tuttora ci induce a soffermarci per osservarla "alla maniera del viaggiatore che, stanco del suo andare, si siede quasi senza accorgersene, non appena trova un letto d'erba, silenzio, acqua, ombra e frescura" 




Una mostra tenutasi a Ferrara nel 2011 ha ripercorso  l'attività di questo straordinario artista: qui è il link


16 commenti:

  1. Che bella quella mostra e che bello averla vista insieme!
    Grazie per questo raggio di sole mattutino. Paola

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te Paola, anche del ricordo della mostra ferrarese!

      Elimina
  2. Delizioso dipinto! E non solo perché amo i fiori. Anzi: spesso i fiori dipinti mi annoiano. Magari li trovo bellissimi ma fondamentalmente li vedo "solo" come uno dei tanti bei mazzi di fiori. Questo invece mi fa provare qualcosa in più, mi dice qualcosa. E le sensazioni che nascono da qualcosa di semplice sono le migliori, secondo me.

    Ciao Grazia!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti in questo dipinto c'è ben più di un mazzo di fiori recisi. Come nelle nature morte di Chardin c'è ben più degli oggetti rappresentati. Sono dipinti che evocano un mondo: non a caso è stato uno dei pittori più amati da Marcel Proust.

      Elimina
  3. Il dettaglio del fiore caduto e il vaso dalla luce riflessa: in questo, ai miei occhi, l'originalità della Natura morte che sfugge ad altre, tante, raffigurazioni viste.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero Nela? quel dettaglio del garofano rosso illumina tutto il dipinto!

      Elimina
  4. Sai Grazia che nonostante ami i fiori, difficilmente i quadri che li raffigurano mi piacciono? Ma c'è quadro e quadro... Questo, dipinto con sentimento, mi piace! Forse per questo motivo: spesso invece si tratta di semplici riproduzioni del soggetto. Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai colto nel segno, Jampy! In questo dipinto non c'è nessun tentativo di imitare il soggetto, di fare un quadro realistico. C'è invece il desiderio di trasmettere qualcosa di più: l'armonia, il senso di fragilità della bellezza...Ed è questo che ci colpisce!

      Elimina
  5. Approdo qui tramite Silvia Pareschi ed e' un piacere ogni volta leggere queste pagine. Abbiamo bisogno di bellezza, soprattutto ora.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie tante! Mi fa piacere sapere che possiamo condividere le stesse emozioni!

      Elimina
  6. Sono felice di contribuire a far conoscere le cose preziose che scrivi, Grazia.
    Anch'io non mi sono mai fermata a guardare i quadri che raffigurano vasi di fiori, anche perché non amo affatto i fiori recisi. Ma hai ragione, questo è diverso, comunica un senso di pace.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti, Silvia. Vedo che tutti anche i meno appassionati dai soggetti floreali sono comunque affascinati dal quadro di Chardin. È che la straordinaria magia di questo pittore non finisce mai di incantare!

      Elimina
  7. Ti sto leggendo mentre ascolto Aria de Capo di J.S. Bach. Ed è la quiete. Non avrei mai saputo guardare un vaso con tanta bellezza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo sai che anche a me è venuta in mente la musica di Bach? È che la bellezza chiama bellezza!

      Elimina
  8. Non conoscevo questo dipinto e questa pagina di storia dell'arte.Una pagina importante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Costantino, vedrai che se scopri Chardin ti piacerà. Entrare nel suo mondo è imparare anche a guardare il quotidiano con altri occhi!

      Elimina