giovedì 12 aprile 2012

Il monumento funebre di Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia: la bella addormentata




…in questa forma / passa la bella donna e par che dorma
(T. Tasso, Gerusalemme liberata, XII, 64-69)



Lucca, in questo lunedì di Pasqua, era assolata e bellissima.
Tanta la gente che affollava le strade. Tanta la gente che entrava nella chiesa di san Martino per visitare la tomba di Ilaria del Carretto.
Per i lucchesi di sangue o di cuore, come me, Ilaria è una presenza familiare.


Nei manuali di storia dell’arte il suo sarcofago, eseguito tra 1406 e 1408, è considerato il capolavoro di Jacopo della Quercia (1374 circa-1438).
Vi si legge che riprende motivi dell'antichità classica e che mostra, nell'iconografia, l’influenza della scultura gotica francese, insieme a un'attenzione, già quasi rinascimentale, per la definizione del volto e del corpo.

Tutto vero, ma non basta a spiegare la suggestione di questa scultura, che ha saputo incantare poeti come D’Annunzio, Quasimodo o Pasolini.

Ilaria era arrivata a Lucca a ventitré anni per diventare la sposa di Paolo Guinigi, signore della città, già trentenne e da poco rimasto vedovo. La prima moglie era morta, appena bambina, a dodici anni, troppo giovane per dargli un erede.
Paolo Guinigi l’aveva scelta per la sua bellezza, ma anche per le alleanze che poteva assicurargli suo padre, Carlo del Carretto, marchese di Savona e signore di Finale.
Quando arrivò per celebrare le nozze, nel febbraio del 1403, tutta la città fu conquistata dalla sua leggiadria. Furono tre giorni di banchetti ininterrotti. Gli uomini percorsero in corteo le strade della città. Le dame tirarono fuori dalle cassapanche i loro abiti più ricchi e i gioielli più lussuosi.
Le cronache del tempo raccontano di festeggiamenti di uno sfarzo straordinario, che si rinnovarono, nove mesi dopo, quando dette alla luce il primo erede maschio.

Sembrerebbe una favola. Questa volta, però, non c'è un lieto fine.
L’anno dopo, un secondo parto le fu fatale.
Era il dicembre del 1405 e aveva ventisei anni.

Il marito ne fu talmente affranto da non prendersi nemmeno la briga di smentire le voci di avvelenamento, ignominiose quanto infondate, che circolarono, da subito, in città.
Ilaria fu sepolta nella cappella di famiglia.

Paolo Guinigi si rivolse al giovane e promettente scultore senese Jacopo della Quercia, allora a Lucca, per celebrare, con un monumento funebre da porre nella cattedrale, la memoria della bellezza e della dolcezza della moglie.

L'artista realizzò un sarcofago con un basamento di ispirazione classica decorato da "amorini" reggi-ghirlande e, sui lati corti, dagli stemmi delle famiglie Guinigi e Del Carretto.





Ilaria giace distesa, con la testa appoggiata su due cuscini e le mani raccolte in grembo.
È abbigliata con un'eleganza che richiama la moda del nord-Europa: indossa una veste, aderente, con le maniche lunghe e il bavero rialzato. I capelli sono raccolti in una "ciambella", decorata da un nastro avvolto.

Il volto delicato, di un marmo, levigato fin quasi alla trasparenza, sembra accennare  un sorriso


Ai suoi piedi un cagnolino: è un motivo ripreso dai sarcofagi francesi, dove appare come un simbolo di fedeltà coniugale. Qui, però,  sembra animarsi e prendere vita.

Si volta con uno sguardo perplesso verso la padrona, quasi stupito di non poter più giocare con lei.
E continua a dimostrarle il suo affetto e la sua devozione.




L'atmosfera è di una dolcezza incantata. Non c'è nessuna idea di dramma o di sofferenza, tanto che non pare la raffigurazione di una morte, ma quella di una dormitio, di un sonno.
Ilaria sembra addormentata, quasi per magia, come la principessa di una favola, in attesa del bacio del principe che la risveglierà.

E, forse, il suo fascino sta proprio nell'indurci a pensare che l’abbandonarsi alla morte possa essere così: sereno come un lungo sonno, vegliato per l’eternità da un cagnolino fedele.









24 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Bello. ma costoso. Io vorrei essere cremato e le ceneri disperse tra i rododendri dei tre valloni che scendono nella Valle dell'Orco: Roc, Ciamoseretto e Noaschetta. Il vantaggio è il costo molto contenuto. Lo svantaggio è che nessuno si ricorderà di me e mi dedicherà un post bello come questo, ma io non sono bello come Ilaria, per cui i conti tornano. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E il cagnolino ? Cremeresti anche lui per portarlo con te tra i rododendri?

      Elimina
  3. Conoscevo la "bianca fiordiligi" di D'Annunzio, ma mi mancavano le poesie di Quasimodo e Pasolini. Dove l'hai trovate? Grazie di avermi fatto notare il particolare del cagnolino che guarda verso la sua padroncina addormentata e se torno a Lucca lo riguarderò con più attenzione.
    Ciao
    Marco

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La poesia di S.Quasimodo, Davanti al simulacro di Ilaria, è nella raccolta "Ed è subito sera" del 1942, i versi dedicati a Ilaria del Carretto di P.P. Pasolini sono nella poesia "Appennino"contenuta ne"Le ceneri di Gramsci".
      Il cagnolino devoto per me è il dettaglio più emozionante: vale la pena rivederlo.

      Elimina
  4. Quel cagnolino sarà anche stato un elemento decorativo di prassi e alla moda, ma com'è tenero e consolatorio il pensiero che esprimi in fin di post.
    Saluti affettuosi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È vero: Jacopo della Quercia trasforma un elemento di prassi in un elemento di vita e di emozione, capace ancora di consolarci.

      Elimina
  5. Si, penso anch'io che sia questo il motivo del suo fascino. Una bella addormentata che custodisce un tenero sogno. Ho apprezzato tanto anche il tuo tocco; mi riferisco alla descrizione dell'opera e ai preziosi versi del Tasso con cui la introduci. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I versi di Tasso sulla morte di Clorinda, apparentemente incongrui, in realtà sono quelli che mi sono venuti subito alla mente quando ho rivisto la tomba di Ilaria.

      Elimina
  6. Ho visto l'opera perchè Lucca la frequento in estare, qunado vado in Versilia e mi è successo di trovarmi a visitare la chiesa di san Martino. Anch'io ho pensato che la bella Ilaria dormisse vestita come una principessa delle fiabe, ma non avevo notato il dettaglio del canino che sta ai suoi piedi. Le tue notazioni storiche mi hanno fatto capire di più delle vicende di questo prezioso monumento.
    Saluti cordiali
    Carlo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vedere dal vivo il sarcofago di Ilaria, con la levigatezza e la diversa consistenza del marmo, dà un'emozione che nessuna fotografia può restituire.E il dettaglio del cagnolino è un colpo al cuore.

      Elimina
  7. È commovente questa descrizione carissima Grazia. La prossima volta che andrò a Lucca voglio assolutamente visitare questa chiesa e la bella Ilaria.

    Che tristezza la morte da parto, allora come oggi. Per una donna trovo sia uno dei destini più drammatici. E anche per il figlio appena nato.

    Un abbraccio e grazie per queste immagini e spiegazioni sempre stupende.
    Cinzia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Davvero Cinzia, se passi da Lucca (che è, comunque, una città stupenda) una visita a Ilaria è di dovere.
      Grazie a te per leggere e condividere le mie riflessioni.

      Elimina
  8. Sono stata anch'io a Lucca ma non ho avuto modo di visitare san Martino. Ti faccio una domanda: perché la tomba è nella sagrestia della chiesa? Vorrei saperne di più su questra scultura che già dalla fotografia mi sembra affascinante. La tua descrizione me la fa già pregustare.
    Grazie
    Anna

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La tomba, che in realtà è un cenotafio perché il corpo di Ilaria è sepolto altrove, non era nata per essere collocata in sagrestia.Si trovava originariamente presso un altare della famiglia Guinigi. Nel 1430,alla caduta della signoria ci fu una vera e propria damnatio memoriae. Il sarcofago fu smantellato e cambiò più volte di ubicazione. Solo nel 1912 tutti i pezzi originari furono ritrovati e il sarcofago fu ricostruito. Dopo varie collocazioni fu posto finalmente in sagrestia. Comunque puoi trovare notizie nel sito dedicato alla chiesa di san Martino curato dal Comune di Lucca.

      Elimina
  9. Sarà perché ho il Kangoo-cane che quest'ultima immagine mi ha commosso?
    Mi piacerebbe visitare Lucca, ma, dopo questo post invogliante, posso andare a bearmi di quest'opera d'arte guardandola dalla testa fino alle ...ginocchia soltanto?
    Bye&besos egoistos

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo che puoi! L'essenzale è andare a Lucca e vedrai che ne vale la pena.

      Elimina
  10. Bene, in un'oretta da qui ci si arriva a Lucca!
    :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E, poi, puoi sempre prendere l'autobus della Lazzi :-)

      Elimina
  11. Una statua che incanta da secoli! A me emoziona anche il fatto che fosse nata non lontano dalle mie parti. Per il resto, non posso che aggiungere che da te ho appreso non solo nuove informazioni, ma anche inedite sensazioni estetiche.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai, Adrianom che il comune di Zuccarellko, dove è nata Ilaria del carretto, proprio dalle tue parti,ne aveva addirittura richiesto il sarcofago? Ora credo che si sia accontentato di una copia.Comunque mi piacerebbe andare a vedere...

      Elimina
  12. Meraviglia.
    Il cagnolino mi ha sempre affascinato.
    Tutto il monumento pare un inno alla vita, all'amore e alla bellezza. Eppure è anche il trionfo della morte. L'arte è anche saper esprimere le insanabili contraddizioni dell'esistenza con una forma perfetta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È proprio gusto quello che dici. L'arte è l'espressione delle contraddizioni essenziali dell'esistenza. E il rapporto perfetto tra il sonno mortale di Ilaria e la vitalità del cagnolino ne è la prova.

      Elimina
  13. Certo che il Signore di Lucca che sposa una bambina di 12 anni e ne causa la morte mi fa orrore! E povera pure Ilaria che è messa incinta a nemmeno un anno dal primo parto!

    RispondiElimina