domenica 3 febbraio 2013

Il ciclo dei mesi di Torre Aquila a Trento: febbraio




Il tempo passa velocemente e quasi mi scordavo che è già il momento di staccare il secondo "foglio" del calendario di quest'anno.
L'affresco di Febbraio del Ciclo dei mesi di Torre Aquila a Trento si svolge in una parete della Sala con una finestra che affaccia sull'esterno.



Il freddo e la neve che dominavano l'aperta campagna del mese di gennaio sono lontani. Ora la scena sembra ambientata piuttosto in città, sullo sfondo rossastro delle mura del castello. 

In basso a destra, è rappresentata la bottega di un artigiano. 
Fin qui la società raffigurata in questo calendario- come in quello delle "Très riches heures du duc de Berry" dell'anno scorso- pareva composta solo di aristocratici e di contadini: gli svaghi dei nobili e i lavori dei campi erano rappresentati insieme, un mese dopo l'altro, in un accordo tanto armonioso quanto lontano dalla realtà.

Ed ecco, che ora, al posto delle consuete attività agricole, compare l'interno di una fucina con tanto di mantice e arnesi del mestiere bene in vista. Al centro c'è un fabbro intento al lavoro, con una bella barba bianca, come quella che sfoggiavano i saggi o i letterati e il viso che sembra arrossato dal calore e dalla fatica.
Probabilmente è un maniscalco che sta forgiando i ferri dei cavalli, destinati a essere usati nella scena che si svolge in alto: come i contadini anche gli artigiani erano al servizio dei signori.

Febbraio era, anche allora, il mese del carnevale, il periodo dell'anno, in cui, nelle piazze e nelle strade, si poteva finalmente dare sfogo alla voglia di ridere e di burlarsi dei potenti. 
Quelle feste popolari, spesso scatenate e sboccate, non potevano certo trovar posto negli affreschi commissionati da un dignitoso principe-vescovo, come Giorgio di Liechtenstein. 
Meglio evitare, nelle pareti della sala di rappresentanza, ogni manifestazione di allegria volgare o troppo sfrenata. Se una festa si doveva rappresentare, era preferibile sceglierne una più consona alla dignità del luogo e al ruolo del committente. 
E, allora, niente di più opportuno di un torneo, lo svago per eccellenza dell'aristocrazia e il simbolo stesso della vita di corte. 
Un "combattimento leale e senza odio", regolato da un rigido cerimoniale e da un severo codice d'onore: l'occasione perfetta per i nobili partecipanti per dimostrare il loro valore e la loro abilità.




Qui, due gruppi di quattro cavalieri si affrontano, lancia in resta, con i loro destrieri, le armature e le bardature ornate dei colori araldici. 
I paggi e i servitori collaborano alla vestizione o raccolgono le punte delle lance spezzate al suolo, dove la terra battuta è segnato dalle impronte dei ferri dei cavalli. 
Affacciate agli spalti e alle finestre del castello giovani dame, riccamente abbigliate, assistono alla sfida, ammirando l'abilità e la lealtà dei cavalieri, fieri di ostentare, davanti ai loro occhi, tutto il loro coraggio.

Il sole di febbraio illumina  questa favola cortese, di cui  fanno parte tutti, dai cavalieri, ai paggi, alle dame, al fabbro nella sua fucina.
Lo stile del pittore non è certo dei più raffinati, ma il principe-vescovo, guardando l'affresco sullo sfondo dei suoi possedimenti al di là della finestra, poteva forse sognare di esibire, nel suo piccolo feudo di periferia, almeno un bagliore della magnificenza e dell'eleganza di un gran signore.






16 commenti:

  1. Forse non sarà un effetto voluto ma ho l'impressione che il fabbro sia più caratterizzato rispetto ai manichini stereotipati del torneo.
    Mi piace molto il fondo rosso che dà un effetto di calore anche a un mese invernale
    Un saluto
    Anna

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    1. Ha dato la stessa impressione anche a me, anche se bisogna tenere conto che nella parte superiore ci sono state molte ridipinture e cadute di colore e, forse per questo, appare adesso più schematico e approsimativo.

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  2. Ho avuto anch'io la stessa impressione di chi mi precede. Notavo anzi che il nome del mese "februarius" non è scritto accanto al sole ma proprio in corrispondenza della figura del fabbro. Forse è un caso o forse dovresti indagare sull'etimologia del nome che sembra avere qualche assonanza con "fabbro". In ogni modo buon mese di febbraio a te
    Ciao
    Marco

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    1. Sulla scritta hai ragione: non l'avevo notato.
      Sull'etimologia di febbraio, invece, ne parla qui sotto Silvia e non ha niente a che fare col fabbro. Peccato!

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  3. Stranezza: quel sole, sembra quasi non appartenere al quadro...

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    1. È vero che il sole sembra strano, ma si ripete cosÌ in tutti i mesi e dovrebbe dare la posizione del sole nel cielo in quel momento dell'anno. Insomma un simbolo: forse per questo sembra non appartenere all'affresco...

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  4. Rapidissimo, da Wikipedia:
    Il nome del mese deriva dal latino februare, che significa "purificare" o "un rimedio agli errori" dato che nel calendario romano febbraio era il periodo dei rituali di purificazione, tenuti in onore del dio etrusco Februus e della Dea romana Febris, i quali avevano il loro clou il giorno 14. Tale ricorrenza pagana sembrerebbe poi essere confluita nel culto cristiano tributato in onore a Santa Febronia, poi soppiantata da San Valentino e trasferita al 25 giugno.

    Che nome, povera Febronia. Ci credo che è stata soppiantata da Valentino!

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    1. Grazie tante, Silvia! Vedo che febbraio non ha niente a che fare col fabbro. Tutt'al più con la febbre, compresa quella d'amore (con santa Febronia il 14 febbraio).
      Comunque molto meglio san Valentino: vuoi mettere augurare "bµona Febronia"!:-)

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  5. Effettivamente non siamo davanti al massimo dei pittori dell'epoca,
    manca di cura e di proporzioni ma la scena dei cavalli il lavorare del fabbro, sono resi in modo da rendere dinamico tutto l'affresco.

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    1. Hai ragione: c'è una grande forza e una grande energia in questo affresco. Non sarà raffinato come i fratelli de Limbourg nelle loro miniature delle Très riches heures, però maestro Venceslao ci sapeva fare. Eccome!

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  6. Sarà per lo sfondo rosso o per il fabbro dalla barba bianca ma a me questo mese di febbraio mette allegria :-)
    Sara

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    1. E pensa che ora il rosso è schiarito dal tempo e ci sono molte lacune: figurati come doveva essere sgargiante all'origine!

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  7. Tornare a Trento, dove ho passato, in gioventù,un bellissimo periodo è per me una emozione.
    Questi dipinti da fiaba colpiscono subito la fantasia, e la tua spiegazione così precisa è molto utile per coglierne il significato.

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    1. Per me Trento era legata alle vacanze, fin da quando ero piccola. Solo più tardi ho scoperto la belleza del centro storico e del Castello. E ora, quando ci torno, mi piace ritrovare l'incanto degli affreschi di Dosso, di Romanino e della sala dei mesi .

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  8. Ma anche un torneo, mi sembra di ricordare, non era cerimonia "dignitosa" per un principe della Chiesa! Ah, certi vescovi! :)
    P.S.
    Devo proprio tornare a Trento, prima o poi...

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    1. Hai ragione Adriano: ah! certi vescovi ! :-)
      Comunque tornare a Trento fa sempre bene: sia la città che i dintorni valgono la pena!

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