domenica 5 gennaio 2014

Il calendario di pietra: gennaio




Dopo i calendari quattrocenteschi, che hanno accompagnato, mese dopo mese, gli anni scorsi- quello miniato delle Très riches heures del Duca di Berry (qui) e quello affrescato sulle pareti di Torre Aquila a Trento (qui)- ho pensato di cercare, per questo 2014 appena iniziato, immagini ancora più lontane nel tempo.
Fino ad arrivare al XIII secolo, quando le ore, i giorni, gli anni non sono ancora misurati al millesimo di secondo. E quando il tempo di Dio è scandito dalle campane delle chiese e dalle feste liturgiche e il tempo degli uomini dalle stagioni e dagli antichi ritmi delle coltivazioni.

In un periodo, in cui i contadini sono considerati il fondamento stesso della società, la fatica degli uomini non è  vista più come la conseguenza della maledizione divina al momento della cacciata dall'Eden, ma come un riscatto dalla colpa e un modo per raggiungere la salvezza.
Le grandi cattedrali, come le umili chiese di campagna, si riempiono, sempre più spesso, di calendari scolpiti con le raffigurazioni dei Mesi- tra Francia e Italia ne sono stati contati più di centoventi- dove il trascorrere dell'anno è ritmato dalle immagini delle attività agricole.

Niente a che vedere, in queste scene spoglie ed essenziali, col lusso, il fasto e la passione per i dettagli a cui i variopinti calendari del Quattrocento ci avevano abituato.
Per staccare il primo foglio, ho scelto, almeno, il colore dell'unico Ciclo dei Mesi che mantenga la policromia originale, quello che orna l'intradosso dell'arco del portale maggiore della pieve di santa Maria Assunta ad Arezzo.
Ecco dunque come appare il Gennaio di otto secoli fa:


È il mese del freddo più intenso, quando il gelo obbliga a sospendere i lavori dei campi, ma è anche il periodo delle feste, dal Natale, alla Circoncisione, all'Epifania.
La scritta "Hic est bifrons Ianuarius", lega- com'era consuetudine per tutto il Medioevo- il mese di gennaio a Giano, la divinità da cui prende il nome. 
Il dio, tradizionalmente raffigurato con due volti, uno verso il passato e l'altro verso il futuro, era considerato, nell'antica Roma, il protettore dell'inizio e della fine, degli ingressi e dei passaggi, il simbolo del cambiamento e il custode di tutte le porte, da quella di casa a quelle delle città.

L'antica figura allegorica bifronte si trasforma qui in un contadino, che, nel chiuso di una stanza, si riscalda al calore di un fuoco, alimentato da una catasta di legna, su cui è posato un grande paiolo. Da una trave pendono gli insaccati, la riserva di cibo più adatta ai lunghi mesi invernali. 
Per difendersi dal freddo indossa una lunga veste rossa a maniche lunghe e un pesante mantello azzurro; ai piedi calza robusti zoccoli.
Con un braccio alza una coppa per brindare all'anno nuovo, mentre con l'altro sorregge la brocca di vino dell'anno passato.

Siamo intorno al 1230, e l'autore delle sculture è probabilmente uno di quei lapicidi, per lo più provenienti da Como e dalla valle d'Intelvi, che all'epoca si spostano di città in città, seguendo i cantieri delle cattedrali.
Forse è arrivato ad Arezzo dopo aver lavorato a Parma e a Ferrara, portando con sé tutta la sua esperienza e la sua capacità di arricchire la raffigurazione tradizionale con dettagli di un realismo minuto. 
Ed è questo che riesce a trasferire nelle sue scene.

Dentro la chiesa, nello spazio sacro della preghiera, i fedeli rendono omaggio alle solenni quanto distanti immagini di Cristo, della Madonna o dei Santi, ma lì, nelle raffigurazioni dei Mesi, sopra la porta d'ingresso, nel  punto di congiunzione tra il mondo di Dio e quello dell'uomo, riconoscono finalmente se stessi.
Basta alzare gli occhi per riscoprire, nella rappresentazione di gennaio, al di là dell'allegoria di un antico dio, di cui forse ignorano perfino il nome, qualcosa che conoscono e che fa parte della loro vita.

Possono vincere la paura del freddo e della fame, ritrovando- nella scena- la sensazione del calore del fuoco, della sicurezza del cibo e perfino il gusto di una buona coppa di vino. 
E, guardando il succedersi dei mesi, dove l'inverno cede eternamente il passo alla primavera, possono rinnovare la speranza di un futuro migliore.






25 commenti:

  1. Ancora una volta, i tuoi racconti mi incantano. Auguri Grazia, un anno sereno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, Licia, e tanti cari auguri per un felice 2014!

      Elimina
  2. Evviva il nuovo calendario di Grazia! Prosegue l'appuntamento mensile con i tuoi bei racconti sul tempo e le stagioni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai visto, Silvia, il nuovo calendario è già aperto e ci seguirà per tutto il 2014

      Elimina
  3. Ohhh, finalmente! :)
    (urca giano/gennaio)

    RispondiElimina
  4. Più severo ed essenziale dei precedenti, ma che bello ritrovare i tuoi racconti del mese e riflettere su quanto siamo cambiati poco nel corso dei secoli !!
    Ciao
    Marco

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più severo ed essenziale, ma ugualmente suggestivo perché ci parla di un modo lontanissimo e affascinante

      Elimina
  5. Che bello Grazia, la Pieve di Arezzo… aspettavo con impazienza di leggere il primo mese. Buon anno!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sei stata proprio tu, cara Paola, a suggerirmela.
      Buon anno anche a te!

      Elimina
  6. Sapevo che avresti trovato un "degno" sostituto!!!
    Come al solito la tua preziosa descrizione, arricchisce le belle immagini.
    Non conoscevo (se non di nome) Giano, e devo dire che la sua figura a 2 teste rappresenta a pennello il mese di Gennaio....
    Ciao e a presto!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Davvero la figura di Giano bifronte si adatta come meglio non si potrebbe al bilancio dell'anno passato e alle speranze per quello futuro;
      A presto!

      Elimina
  7. Bello anche questo calendario. E I tuoi racconti lo rendono prezioso. Mi piace questo gennaio godereccio, che nutre e riscalda soprattutto il corpo, pur essendo scolpito all'interno di una chiesa. E i fedeli che al solo osservarlo si sentono già meglio. E dire che a me di solito gennaio mette malinconia, forse perché è il mese della mia nascita. Ma visto così riscalda il cuore anche a me.

    Ciao Grazia, un abbraccio
    Cinzia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E invece a me gennaio sta simpatico: l'anno nuovo è ancora cosi' giovane che ogni speranza è legittima. e poi non mi dispiace starmene a casa al caldo:-)

      Elimina
  8. Buon anno, Grazia! Una delle etimologie di Genova fa risalire il nome della mia città a Giano bifronte, che ne è quindi una delle immagini-simbolo. Come non apprezzare le colorate sculture della pieve di Arezzo, tanto più se attraverso il tuo racconto?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sapevo che anche Genova fosse sotto la protezione di Giano. Mi sembra il protettore adatto per una città che può avanzare verso il futuro, senza mai dimenticare il suo glorioso passato

      Elimina
  9. un altro bellissimo calendario per iniziare il 2014 nel migliore dei modi. Auguri Grazia, e come sempre un grazie grosso come una casa

    RispondiElimina
  10. A leggere della Pieve di Arezzo, che è la mia città, mi sono sentita come se mi avessi dato la mano e mi avessi detto "Ecco ora tocca a te" , che emozione, eppure questo Giano pagano sulla nostra meravigliosa chiesa cristiana non l'ho mai visto... mi vergogno! Come mi piacerebbe fare un giro con te e la Paola, e la CInzia e la Loretta e tanti altri in giro per Arezzo. Con te come guida sarebbe tutta una scoperta. Buon anno e grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarebbe davvero bellissimo vedersi ad Arezzo tutte insieme. E chissà che nel 2014 non sia possibile...

      Elimina
  11. Pensavo che un calendario di pietra fosse un po' ...freddo e invece anche questa volta mi devo ricredere. Bellissimo. Grazie per questo nuovo calendario 2014 e auguri di un buon inizio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vedi? Anche i calendari di pietra possono scaldare il cuore :-)
      Tanti cari auguri di buon anno anche a te

      Elimina
  12. Riprendo il commento della ma gemellina Nela e aggiungo che il calendario di pietra, interpretato così teneramente da te, ci ricorda che non abbiamo bisogno che di cose semplici per essere sereni e affrontare il nuovo anno fiduciosi:)
    Auguri!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come dici tu, Giacinta, avremmo bisogno solo di cose semplici ed essenziali per essere felici e invece....
      Buon anno anche a te!

      Elimina
  13. Mi ripropongo di andarlo a vedere questo Giano davanti al fuoco, in fondo quando sono in casentino in mezz'ora ci arrivo ad Arezzo! Ecco, ora che ho avuto il tempo e l'umore per leggere il tuo bel post, finalmente, posso unirmi a chi, come Giacynta, desidera cose semplici ed essenziali per essere felice.
    Buon anno Grazia e un forte abbraccio!!!

    RispondiElimina