domenica 23 febbraio 2014

Angeli e demoni: il paradiso di Hieronymus Bosch




"O luce eterna che sola in te sidi
sola t'intendi e da te intelletta
e intendente te ami e arridi"
(Dante, Paradiso, XXXIII,123-126)

Ci sono delle immagini che si stampano in mente e non vanno più via. 
Come questa, che ho ritrovato per caso nel grande mare di internet, mentre- tanto per cambiare- ero alla ricerca di cieli e di nuvole. 
È l”Ascesa all'Empireo” di Hieronymus Bosch (1450-1516), uno dei quattro pannelli con le "Visioni dell'aldilà", datati intorno al 1500 e conservati nel Museo di Palazzo Grimani a Venezia:


Nel cielo sullo sfondo, ben oltre le nuvole, ogni elemento naturale scompare fino a che lo spazio non diventa di un'oscurità metafisica. 
Le anime, come corpi nudi e senza peso, con i volti levati in alto, salgono verso il paradiso, accompagnate in volo da coppie di angeli dalle ali aguzze. 
Mano a mano che salgono, sembrano perdere ogni consistenza e sono attirate in un vortice formato da cerchi concentrici che trascolorano dal blu scuro all'azzurro chiaro, fino a un bianco accecante. 
E, alla fine, arrivano a immergersi nella luce.

Un'idea straordinaria, soprattutto da parte di un pittore che si direbbe più abituato a rappresentare demoni, mostri, o animali fantastici che visioni celestiali. In ogni caso, un soggetto difficile per chi non abbia la sua straordinaria capacità di immaginare il soprannaturale.

Strano personaggio Hieronymus Bosch!  
A giudicare dai suoi dipinti, capaci di scomodare filosofi e psicanalisti e di dare spazio alle rivendicazioni dei surrealisti che lo considerano un precursore, lo si potrebbe pensare come un anticonformista, un emarginato, perfino una sorta di "border-line". E invece no.
Jeroen van Aken- Bosch è il nome che adotterà più tardi per differenziarsi dal padre e dai fratelli- nato in una famiglia di pittori, conduce un’esistenza che più normale non si potrebbe. La sua vita la passa tutta nella cittadina di s'Hertogenbosch, ora in Olanda, ma allora possedimento dei Duchi di Borgogna, anche se qualche studioso ipotizza un viaggio a Venezia per aggiornarsi sulle novità italiane.

I documenti parlano di un onesto e agiato pittore, regolarmente iscritto a una corporazione, stimato e benvoluto da tutti. 
È tutt'altro che un isolato, anzi è oberato di commissioni da parte di esponenti della ricca borghesia e dell’alta aristocrazia, più attratti che sgomentati dalla sua fantasia indiavolata. 
Nessun mistero nella sua vita, fatta di lavoro, di impegni familiari, di acquisti di terreni, di pagamenti di tasse e di doveri religiosi, da cattolico fervente qual èE nemmeno nessun sospetto di eresia a turbare la tranquillità di un'esistenza quieta e ordinata. Tanto che il suo nome appare citato, in varie occasioni, come "membro notabile" della confraternita di Nostra Signora, dedicata alla Madonna. Ed è a cura della Confraternita che saranno celebrate le sue esequie in forma solenne. 
Nessun documento, però, ci parla dei suoi pensieri.

Di sicuro Bosch non può essere rimasto indenne dalle inquietudini di un’epoca, in cui la religione impregna ogni momento del quotidiano e in cui sono onnipresenti i temi della lotta tra bene e male, del peccato, della punizione e della salvezza. 
Un tempo, in cui gli spettacoli della miseria, delle malattie o quelli raccapriccianti dei supplizi sono sotto gli occhi di tutti.
Immagini sconvolgenti di tutti i giorni, che, insieme ai ricordi dei  bestiari medioevali, delle stampe devozionali, delle miniature o del mondo fantastico delle sculture romaniche e gotiche, alimentano la sua immaginazione. 
Fino a sovraccaricare i suoi dipinti di simboli e di bizzarre apparizioni. 
E a rendergli, forse, più facile raffigurare demoni che angeli.

Tanto che, a fronte dei suoi tanti "Inferni", questa è la sua unica rappresentazione del Paradiso. 
E qui, dove, invece della sofferenza e della follia, deve raffigurare la speranza, utilizza a pieno la sua capacità di rendere visibile l'immateriale, non dà spazio a nessuna delle sue strane creazioni e depura il soggetto fino all'essenziale. 
Probabilmente per ispirarsi ha ripensato a quello che  ha letto in qualche testo di mistica o che ha sentito in qualche predica. 
Forse- o almeno così piacerebbe immaginare- gli risuona in mente un’eco dei versi di Dante.
Comunque, quello che ci consegna è un capolavoro: una visione metafisica, al di là del tempo e dello spazio, che travalica la sua epoca e arriva ancora oggi a emozionarci con l'immagine di un vortice di luce, in cui si dissolva per sempre ogni paura e ogni dolore.



Una mostra sul trittico di Palazzo Grimani si è tenuta a Venezia nel 2010 (qui è il link)

20 commenti:

  1. Bellissimo, ma certo non è la parola giusta. Il tunnel di luce che racconta anche chi torna da esperienze di morte temporanea, infarto o trauma. Una grande pace. e finalmente la luce. Bella la storia "normale" del pittore dalla "fantasia indiavolata". Letteralmente indiavolata, se si ricordano tutti i suoi mostri terrificanti. Magari era veramente un uomo tranquillo che metteva tutte le angosce fuori di sé , nelle sue opere...

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    1. Quello straordinario tunnel di luce sembra inghiottire tutte le paure, tutti i mostri della mente ed esprimere finalmente la sua speranza. Anche "l'indiavolato" Bosch ne aveva bisogno!

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  2. Un lato di Bosch che non conoscevo, quasi un dipinto "non-indiavolato", che lo rende originalissimo, fuori dagli schemi dell'epoca.
    In fondo precursore di quella frase tanto sfruttata adesso, quella della luce alla fine del tunnel. Tunnel che, nell'epoca in cui dipingeva, deve essere risultato particolarmente fuori dagli schemi.

    PS non so se sia l'abbinamento con il quadro, ma questo sfondo grigio a me piace!

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    1. E' vero, Nela, "la luce alla fine del tunnel": è questo, alla lettera, quello che ci indica Bosch!
      PS anch'io al grigio mi comincio ad abituare

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  3. In effetti, pur essendo comunque un poco cupo, ben si distanzia dagli altri suoi lavori.
    Di sicuro è daconsiderarsi un precursore!
    Dire che andava contro corrente è poco. Forse non sarà uno dei più rinomati della sua epoca, ma di sicuro ha saputo distinguersi.
    Ciao

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    1. Jampy, in effetti, rispetto ai suoi contemporanei, Bosch ha elaborato uno stile talmente originale da essere riconoscibile da tutti. Un grande, ad ogni modo!

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  4. Adoro Bosch, e neppure sapevo che questo dipinto fosse a Venezia! Eppure in qualche modo la sua "normalità" non mi stupisce...

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    1. È dietro la più anonima normalità che si celano i mostri! :-)

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  5. Ero stato, qualche anno fa,se ricordo bene nel 2010, a Palazzo Grimani,per vedere la mostra delle opere di Bosch custodite a Venezia.Fu un personaggio unico : capo degli integralisti e nel contempo pittore di segno opposto,e quel poco che c'è di lui in giro per il mondo lo rende unico ed insuperato.
    Sarebbe bello saperne di più di ciò che si sa, per indagare nel profondo il nesso tra la sua concezione dell'essere e le sue opere.

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    1. Costantino, purtroppo Bosch non ci ha lasciato alcuno scritto e i documenti parlano solo di fatti "esterni" ai suoi pensieri e alle sue idee.Ma forse, proprio, per questo i suoi dipinti esercitano su di noi tanta suggestione!

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  6. Bello e per me inedito questo Bosch paradisiaco !! Vedrai che andrò a vederlo a Venezia.
    Poi risalta molto su questo tono di grigio che riveste ora il tuo blog !
    Ciao
    Marco

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    1. Credo che valga la pena: sono i dipinti di Bosch che appartengono fin dall'origine alla collezione Grimani e che hanno fatto supporre ad alcuni studiosi un possibile viaggio a Venezia.
      Trovo anch'io che le immagini sul grigio prendano più risalto;
      Ciao e a presto

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  7. Anch'io ho pensato subito al tunnel e anche alla contraddizione fra vita e opere che a volte contraddistingue certi grandi artisti, come ad esempio Magritte. Non per caso un surrealista?
    Grazia per favore togli il grigio, dà molto fastidio per leggere anche se le opere risaltano bene.

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    1. Surrealisti nelle opere, banali (volontariamente almeno da parte di Magritte) nella vita: i due artisti in qualche modo si assomigliano.
      Per quanto riguarda il grigio, mi prendo qualche tempo di pausa. dopo i primi giorni di sgomento mi sembra di leggerlo perfino meglio. Sarà una suggestione?

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  8. finalmente una visione celestiale, terribilmente fuori dal tempo e terribilmente del proprio tempo, comunque eccelsa. Grazia, domani dovremo tornare alle nostre nuvole quotidiane...

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    1. È vero, Luisa, una visione celestiale senza tempo che spero un po' ci aiuti a superare nuvole ( e burrasche) quotidiane

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  9. bellissimo il nuovo abitino del tuo blog, non nuovo l'interesse che suscitano i tuoi post!:)
    Buona giornata!
    p.s.
    Diversamente da Paola, trovo che questo colore non ostacoli la lettura, anzi! ( stranezze della percezione! )

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    1. Grazie, Giacinta; Il grigio è nato per sbaglio e, all'inizio, sono entrata in panico, ma ora comincia a piacermi!

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  10. Mi angoscia questa roba.... non è per me... quelle teste rivolte all'indietro mi fan venire I dolori alle cerviacali solo a guardarle....

    In compenso piace molto anche a me il nuovo layout...

    Scusa Grazia, stavolta sono stata un po' "dissacratoria", mi rendo conto...

    Un abbraccio!
    Cinzia

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    1. Davvero Cinzia, non ti piace quel tunnel di luce? Certo mi rendo conto che le figure di quelle anime con la cervicale, che faticano tanto per arrivarci, un po' impressionano...
      Un grande e sorridente abbraccio

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