mercoledì 18 febbraio 2015

Il sorriso di Robert Doisneau


"L'umorismo non è che pudore davanti all'emozione" Robert Doisneau


Voglia di leggerezza? Niente di meglio che sfogliare insieme qualche immagine di un poeta della fotografia come Robert Doisneau (1912-1994) (di lui e delle sue foto più famose ho parlato qui e qui).

Più di quattrocentomila scatti conservati nel suo archivio e una carriera lunga sessantacinque anni, da quando comincia a lavorare come fotografo per le officine Renault, all'ingresso nell'agenzia Rapho, fino alle ultime foto a colori.
Sessantacinque anni passati, per lo più, nella sua città, Parigi "a catturare gesti ordinari di gente ordinaria in situazioni ordinarie" e, proprio attraverso quella gente comune, a ricreare nelle sue immagini, "un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere".
Per cogliere la poesia e l'emozione del quotidiano il suo segreto è quello di guardare al mondo come a un palcoscenico e di aspettare il momento giusto per scattare, oppure- se la buona occasione tarda troppo- di creare lui stesso delle messe in scena, dei "teatrini", in cui rappresentare i piccoli fatti della vita. 
Sempre con lo sguardo gentile di chi sa osservare quello che lo circonda con rispetto, con un pizzico di umorismo, ma anche con quella dolcezza che traspare in tutte le foto della sua lunga carriera

Ecco qui come sa captare la tenerezza del bambino che ripete lo stesso gesto dei due uomini che, seri e assorti, passeggiano davanti a lui:




O qui, invece, come sa fissare, col suo obbiettivo, lo stupore di vedere una dignitosa signora, che siede su una una panchina, leggendo tranquillamente il suo giornale, con una gallina al guinzaglio






oppure, in questa "Information scolaire" del 1956, come riesce a restituire la spontaneità, con cui un ragazzino cerca ispirazione, guardando il soffitto, mentre il suo compagno di banco ne approfitta per copiare






In questa immagine del 1956 i protagonisti sono due sposini tutti eleganti- lei in bianco e lui in doppio petto e con il suo bel fiore all'occhiello- che si concedono un brindisi improvvisato al banco un bistrot, mentre, accanto a loro, un operaio, con i vestiti  sporchi di grasso, paga, indifferente, il suo calice di vino





Immagini che sembrano prese nell'immediatezza del momento, anche quando, come nella serie "La glace" del 1948, sappiamo che si è nascosto apposta nella bottega di un antiquario per spiare le espressioni di interesse o di finta indifferenza, con cui, per esempio, moglie e marito guardano il quadro di una donna nuda




E che dire poi, di questa "Bolides" del 1952, tutta incentrata sullo sguardo perplesso, con cui il bambino, dall'alto della sua macchinina sportiva, contempla la carcassa di un'automobile abbandonata vicino al marciapiede





Dalla fine degli anni'50, lo stile di Doisneau è così ben definito che viene coniata per lui l'etichetta di "fotografo umanista", vale a dire, di fotografo attento agli uomini e alla vita di tutti i giorni. 
Un generoso ottimista, capace di rappresentare, negli anni del secondo dopoguerra,  le gioe semplici di una passeggiata, di un bicchiere di birra a un caffè o di un bacio scambiato per strada da una coppia di innamorati: 




La sua è la Parigi  del quartiere di periferia in cui è nato, quella degli operai e delle famiglie della piccola borghesia. 

Lontana le mille miglia dalle cartoline stereotipate della Tour Eiffel come dal degrado di oggi, è una cittá dove i ragazzini possono ancora pattinare per strada come in questa "Enfants aux patins" del 1953



o, in tutta innocenza, come in questa "Pipi pigeon" del 1952 fare pipi contro lo stesso muro, mentre un piccione avventuroso si posa sulla testa del più piccolo di loro:



È la stessa Parigi, in cui, la luce del sole di una tranquilla giornata primaverile, fa emergere, come in questa "Diagonales" del 1953, il gioco di linee formato dalle connessioni delle pietre dei gradini del Lungosenna 





o, in cui ci si può fermare a guardare- e siamo nel 1978- l'allegra confusione della doppia fila dei bambini che attraversano Rue de Rivoli, aggrappati l'uno all'altro   





Piccole storie, raccontate con un misto di naturalezza e di artificio, a cui il bianco e nero aggiunge la sensazione di nostalgia che si prova di fronte a un album di famiglia, in cui si riconoscano espressioni, gesti e movimenti.
A queste immagini Doinseau alterna i ritratti di celebrità, da Picasso, a Prévert a Dior e i reportage per Life o le riviste patinate come  Vogue.
Ma, quando può, libero da vincoli o da commissioni, torna a fotografare la sua città, cogliendone gli aspetti più inediti, come in questa "Elicopteres"del 1982



"In tutta la mia vita mi sono sempre divertito":- afferma Doisneau. 

E c'è da credergli, perché la sua, in fondo, non è solo una maniera di fotografare, ma una lezione di vita.
Quella di non guardare il mondo con indifferenza, ma con immutata meraviglia, non cessando mai di scoprire e di ascoltare "la piccola musica"  che è dentro e fuori di noi.
La forza delle sue foto sta tutta nell'opporre alla malinconia, ma anche alla pesantezza del vivere, un umorismo bonario e affettuoso e la condivisione silenziosa di un sorriso.




Un libro recentemente pubblicato da Taschen (qui) ripercorre in oltre quattrocento immagini la vita è la carriera di Doisneau
Il sito ufficiale invece è qui.


18 commenti:

  1. Questo post su Doisneau è una ventata di vita che allarga il cuore!

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    1. È proprio così: le foto di Doisneau ci fanno bene!

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  2. Tutte belle le fotografie di Robert Doinseau e tutte piene di poesia A!!
    Ciao
    Marco

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    1. Tutte belle, hai ragione, e tutte con quel pizzico in più che le trasforma da semplici illustrazioni, da immagini, a opere d'arte.

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  3. Ti dico solo che le condivido ;) Certe cose vanno viste da tutti!

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    1. Fai bene a condividerle: la felicità, l'umorismo e l'allegria vanno propagati!

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  4. Un grande maestro. Anche se le sue foto spesso erano preparate... Ma comunque bellissime. L'estate corsa ho visitato una sua mostra a Mougins e mi ha emozionato tantissimo!

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    1. Infatti, poco importa se le sue foto sono spontanee o frutto di quei "teatrini" che lui stesso ammette, quando guardarle tutte insieme in una mostra ci emoziona e ci commuove.

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  5. c'è un mondo, o il mondo, lì dentro :)

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  6. Condivido il commento iniziale di Vitamina: il tuo post è necessario. Grazie per avermi fatto conoscere questo grande poeta della fotografia umanista. Il mondo - la psicologia della gestalt ce lo insegna - dipende e cambia in base a come lo guardiamo: Robert Doisneau ci insegna, come scrivi bene tu, a guardarlo con umorismo delicato e bonario.

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    1. Però temo che per il mondo attuale l'umorismo bonario di Doisneau sia troppo fragile e delicato e rischi di infrangersi.

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  7. Il mio mito: ho sempre apprezzato le sue foto e, devo ammettere, ho avuto per lui un'invidia buona. Quell'invidia del suo sapere (e poter) aspettare per lo scatto perfetto. Prima o poi spero di riuscire a non andar sempre di fretta per far foto. Non saranno perfette come le sue, ma almeno sarò soddisfatta di esser riuscita a cogliere l'attimo, anch'io, nel mio piccolo. :-)

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    1. Comunque, Nela, se l'attimo perfetto non arrivava, Disneau forzava la realtà con i suoi "teatrini": potrebbe essere una lezione anche quella!

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  8. Anch'io l'ho sempre adorato: un altro campione di leggerezza!

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  9. Però... hai notato che le ultime due foto, quella del 78 e quella dell'82 sono diverse da tutte le precedenti? Manca la magia, la nostalgia... In che anno esattamente è stato eretto questo muro (di cui Doisneau non è certo responsabile,) che separa il bello dal banale, il sogno dall'ovvia realtà?

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    1. Hai più che ragione. È la stessa sensazione che avverto io. Chissà da quando la "nostalgia non è più quella di un tempo", giusto per citare Simone Signoret? Non so, forse da quando l'eccesso di comunicazione, la televisione, internet hanno invaso le nostre vite?

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