venerdì 27 maggio 2011

….ma buona parte, sì.






"Non tutti i francesi sono ladri, ma Bonaparte sì".
Questa è la voce che circola, quando le truppe francesi, a partire dalla campagna del 1796, arrivano in Italia  a  diffondere i nuovi principi della Rivoluzione, ma  anche a trasferire in Francia- per ordine espresso di Napoleone- i capolavori d'arte italiana.
Si affermava pubblicamente che la Francia democratica era l'unico paese degno di conservarli; in realtà, tutti sapevano benissimo che erano  destinati ad arricchire il Louvre, ribattezzato nel 1803  Musée Napoléon, e a celebrare la gloria del condottiero.
Quelle opere sarebbero state "la più brillante conquista" del generale, sempre vittorioso.

Fu un saccheggio: carri e carri pieni di statue e dipinti lasciarono l'Italia con i funzionari francesi che controllavano e annotavano scrupolosamente il numero e  le condizioni delle opere. 
Dopo la sconfitta di Napoleone e le disposizioni del congresso di Vienna nel 1815, le opere d'arte sarebbero dovute  rientrate tutte in Italia. Invece, ne rientrò poco più della metà.
Intanto, quella confisca aveva indignato non solo gli uomini di cultura italiani, che, però per lo più, si limitarono a mugugnare, ma anche i più illuminati intellettuali francesi

E uno di loro non tacque.
Fu Antoine Quatremère de Quincy, architetto, filosofo e critico d'arte che, prendendo netta  posizione contro il trasferimento in Francia delle opere, scrive così al generale Francisco de  Miranda:

"Mille cause riunite hanno concorso a fare dell'Italia una specie di museo generale, un deposito completo di tutti gli oggetti che servono allo studio delle arti. Questo paese è il solo che possa godere di questo specifico privilegio …. Il vero museo di Roma, quello del quale io parlo, si compone, è vero, di statue, di templi, di colonne, … ma si compone altresì di luoghi, di paesaggi, di specifiche relazioni tra tutti i reperti, di memorie, di tradizioni locali, di paragoni e di raffronti che non possono farsi che sul posto"

È davvero così e sembra strano che sia stato uno straniero a pronunciare  quelle che sono tra le più belle parole mai scritte sui beni culturali  italiani.
Il patrimonio italiano  non è costituito solo da capolavori, ma da un territorio unico,  fatto di opere d'arte, ma anche  di paesaggio, di tradizioni, di rapporti. 
Non si può asportare un capolavoro, senza che l'ambiente circostante ne soffra e  non si può distruggere impunemente questo tessuto, senza privare le opere d'arte del contesto che le fa vivere.
E ora la situazione non è migliore di quella del periodo del saccheggio napoleonico, anzi.
Ormai  gran parte  dell'ambiente e delle relazioni che rendevano vivo questo tessuto  è distrutta: furti, degrado, mancanza di piani regolatori, condoni edilizi, abusivismo, speculazioni.
Molti partecipano a questo scempio.
Non tutti consapevolmente o per trarne un utile personale, ma buona parte sì.

Poche davvero le proteste e gran parte degli addetti ai lavori.
Cosa si possa fare non lo so.
"Conoscere per conservare" è uno dei concetti, in cui credo di più e che mi è stato trasmesso da uno dei più grandi storici dell'arte italiani, Andrea Emiliani, con cui ho avuto la fortuna di lavorare.
Per questo continuo, anche qui, a fare quello che faccio per mestiere. E a raccontare- per farle conoscere- le  piccole e le grandi storie dell'arte

Sperando che serva.




14 commenti:

  1. Certo che serve, cara Grazia.
    Serve come il pane, la bellezza.
    Un saluto affettuoso

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  2. Ricordo ancora il turbamento provato quando al British sono entrata nell'enorme sala con i fregi del Partenone trafugati e, al contrario, allo stupore, alla autentica commozione provati nei pressi del Campidoglio, a Roma, dove sembra di essere nella storia, anzi di attraversarla facendo pochi passi...

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  3. Le opere d'arte sono un bene comune. Come possiamo confidare in un rispetto di tale bene se non riusciamo ad averlo nè per il territorio nè per il lavoro, nè per l'acqua nè per l'energia?
    Ti sono sempre grato per i tuoi articoli!

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  4. Ma certamente che serve, cara Grazia: ognuno deve lottare con le armi che sa usare meglio.Tu sai raccontare d'arte benissimo e sai far entrare chiunque in questo mondo,che non è da addetti ai lavori.Continua così e grazie
    M.

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  5. sperando che serva, certamente. una volta ci credevo incondizionatamente, adesso non ne sono più così sicura. Ma una volta toccato il fondo, prima o poi si dovrà ricominciare a salire, no?

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  6. L'arte è un nostro patrimonio;giuste le tue considerazioni.Saluti a presto

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  7. La situazione del patrimonio culturale italiano è tragica come quelle dell'ambiente. Purtroppo nessuno si interessa.
    Ti chiedi se serva raccontare di storia dell'arte, io penso che serva a far conoscere e a fare un piccolo passo in avanti.
    Ciao
    Anna

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  8. E non votare per il centro destra a Napoli, tanto per cominciare? Dal momento che la promessa fatta è di sospendere gli abbattimenti delle case abusive? E abbattere quelle di Agrigento nella valle dei templi? E mandare a casa tutta la classe politica attuale?

    CSTLDA

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  9. Certo che serve, cara Grazia! E grazie di cuore per tutto questo lavoro che fai per noi, te ne siamo davvero molto riconoscenti.
    Le parole di Antoine Quatremère de Quincy sono meravigliose, come si può non esser d'accordo?

    un caro abbraccio

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  10. Almeno all'epoca fu Napoleone e l'esercito francese a saccheggiare,ma ora ?Non solo buona parte ma la maggioranza di quelli che partecipano allo scempio ne traggono un utile personale : minimo una villetta in un sito archeologico, un pezzo antico da esibire in salotto, per non parlare degli speculatori edilizi.Insomma è inarrestabile e ha ragione Ruhevoll a dire che non si rispetta l'arte e l'ambiente perché non si rispetta nessun bene comune.Speriamo che qualcosa cambi.Ma tu non abbandonare e rimani con il tuo lavoro, la tua coerenza e le tue storie dell'arte.Te ne siamo grati
    Sara

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  11. bisogna sempre e per forza risalire
    un salutone

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  12. Oggi il nostro patrimonio storico e artistico, rischia nuovi saccheggi,la scusa è quella che il museo, il luogo di fruizione culturale deve rendere, deve essere valorizzato, altrimenti sembra non avere una giustificazione sufficiente in se stesso.
    Poi mi sono fatta la mia idea sul pubblico, almeno sugli italiani: non gli piace spendere per andare nei musei, anche se sono due euro a tanti scocciano.
    Il ministero dal canto suo moltiplica le iniziative di ingresso gratuito nei musei nazionali, sai che risparmio! aumenta tutto, la benzina alle stelle, mesi di attesa per le prestazioni sanitarie, ma il museo ogni tanto è gratis! sai che fortuna...
    Sono Sara di La Spezia, collega di Carmen!
    un caro saluto!

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