venerdì 17 giugno 2011

Il Palazzo Reale di Bruxelles: Jan Fabre e la sala degli specchi.




Strano paese il Belgio: lo dico sempre.
Strana città Bruxelles, ma per questo mi piace.
Continuo a scoprirla e continuo a sorprendermi, sempre.

Qualche anno fa (nel 2002) fu creato un comitato, presieduto dalla regina Paola, per riportare l'arte contemporanea in Palazzo Reale, un pomposo edificio ottocentesco, in pieno centro, che serve come luogo per cerimonie, per  udienze e  visite di stato.
Un palazzo, in cui l'ultima opera d'arte ammessa, più di cent'anni fa, fu una scultura di Auguste Rodin.
Un'iniziativa meritoria, senza dubbio.
Si pensava che un comitato così ufficiale avrebbe scelto, per la sede più rappresentativa della monarchia e del paese, qualche quadro da piazzare qua e là sulle pareti, senza troppo disturbare l'arredo, o una o più sculture da mettere, sparse, nelle sale, magari di artisti di fama ben consolidata.
Invece, non è stato così.

Con una decisione inattesa e spiazzante hanno stabilito di chiamare, per primo, Jan Fabre, uno degli artisti belgi (è nato ad Anversa nel 1958), più poliedrici e più noti, ma anche  più contestati.
Lo si può vedere nel suo sito ufficiale, su wikipedia e nel  link che inserisco qui.

E che cosa ha fatto Jan Fabre?
Ha rivestito il soffitto e il grande lampadario della Sala degli Specchi, la più ampia del palazzo reale, con un milione e mezzo di carapaci di scarabei verdi, incollando una a una le piccole corazze degli insetti (ognuna delle quali misura circa due millimetri e mezzo).
"The heaven of delight", Paradiso di delizia, lo ha intitolato.

È stato un lavoro da certosini, che ha occupato una squadra di una trentina di persone per tre mesi, senza contare la fatica e l'impegno per procurarsi il materiale (e come abbiano fatto resta, tuttora, un mistero).
La regina stessa ha aiutato a incollare gli ultimi scarabei, quelli che formano, al centro, la P del suo nome.



Jan Fabre si proclama (anche senza prove certe) discendente del grande entomologo francese Jean Henri-Fabre e si dice ammaliato dal mondo degli insetti, soprattutto dagli scarabei, l'insetto re dell'antico Egitto.
È affascinato dal tema del corpo come guscio, dall'idea della metamorfosi, del passaggio del tempo, del confine tra la vita e la morte e crea, con i carapaci di questi insetti, inquietanti sculture.
Si definisce– l'umiltà non è uno dei suoi pregi- una sorta di dio, un entomologo demiurgo capace di creare essere ibridi.
Artista non facile- l'ho detto- dalle affermazioni provocatorie, messo in discussione da animalisti (c'è perfino un gruppo su Facebook che lo contesta) e da critici d'arte.
Comunque, sconcertante e per me straordinario.


Nella Sala degli Specchi la luce che entra dalle finestre si riverbera sulle corazze degli insetti, provocando dei riflessi che vanno dal verde al blu scuro.
La sala assume, allora, quasi un tono silvestre, da favola gotica in un'atmosfera sospesa tra sogno e incubo








L'effetto con gli specchi e gli stucchi bianchi è ammaliante. I colori cambiano a ogni movimento dei visitatori o ad ogni minima variazione luminosa.Se d'improvviso entra una luce è come se un'onda viva e cangiante percorresse tutto il soffitto.

Varia anche la percezione delle corazze degli insetti, che, ora, sembrano sottili e quasi disegnate, ora acquistano massa e profondità .




Il lampadario, al centro, visto dal basso, assume la forma di un esotico e prezioso animale.
L'impressione complessiva è quella di uno splendore  bizzarro e opulento, di una reggia delle meraviglie con animali pietrificati e diventati gemme.




Di certo un'opera che non lascia indifferenti, per la mescolanza di tradizione e di audacia, di ufficialità e di trasgressione, di etichetta e di anticonformismo.

Anche questo è tipico di Bruxelles o, come si dice da queste parti, quando la realtà è scossa da un pizzico di follia, da un "grain de folie", semplicemente:  "c'est du belge".





17 commenti:

  1. Anche qui da te cara Grazia, come da Lara, trovo stimoli di Forse perché sento il bisogno di vedere altro, i vostri post li leggo con uno sguardo da... turista...
    Questo lampadario a me ricorda un'astronave o comunque qualcosa legato alla fantascienza... chisssà...
    Buona giornata!
    Cinzia

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  2. Auguro al contemporaneo sculture un incubo notturno per ciascuno degli scarabei ai quali ha preso la corazza. Dubito fortemente che abbia scoperto una necropoli di scarabei, ragione per cui deve averli allevati, moltiplicati e poi eliminati chissà come. Complimenti.
    CST

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  3. Forse CST ha ragione per gli scarabei ma a me questo soffitto e queste foto piacciono tantissimo. Le trovo suggestive come le tue parole su una reggia incantata e animali petrificati diventati gemme. Ho visto anche i link su Jan Fabre, che non conoscevo e le sue sculture con gli scarabei sono una scoperta.un altro motivo ancora per venire a Bruxelles
    Anna

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  4. indubbiamente geniale, anche se il materiale è discutibile. A dire il vero, e non so perchè, mi ha fatto venire in mente Hirst, che però non stimo. Ammetto di ondeggiare fra stupore e perplessità, perchè penso che lo stesso effetto poteva essere ottenuto con una qualsiasi resina vetrosa, quindi devo pensare che l'autore punta più sul gesto eclatante che non sul risultato tecnico. Non posso negarne la bellezza ma ultimamente mi domando sempre più spesso perchè mai ci sia bisogno di effetti plateali per far parlare di sè. Che poi ci sia chi elucubra e disquisisce fa parte del gioco...e noi giochiamo.
    Come sempre ti ringrazio per questi tuoi succosissimi post!
    Un abbraccio.

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  5. geniale anche trovo macabro aver sacrificato dei poveri scarabei. Molto più politically correct El Anatsui, artista Ghanese che ottiene risultati meravigliosi componendo piastrine di riconoscimento, tessere della metro e tappi a corona (http://varie-ed-eventuali-blog.blogspot.com/2008/01/el-anatsui.html)

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  6. Conosco Jan Fabre per aver visto una sua mostra al Louvre. E' vero quello che dite sugli scarabei pero' è vero che non é solo un materiale , ma un simbolo del passaggio tra vita e morte ,come nell'antico Egitto. Usarli nel palazzo reale forse vuol far riflettere sulla vanità delle cose umane e sulla futilità della vita. Ad ogni modo geniale e bello anche il tuo post che lo fa conoscere.
    M.

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  7. Immediatamente vedo la bellezza e lo stupore.
    Poi arriva la perplessità. Allora occorre cercare tra i simboli, come giustamente scrive M. - il cui commento mi sembra perfetto e al di fuori di qualsiasi polemica.
    Ciao Grazia :)
    Un abbraccio,
    Lara

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  8. Mi trovo abbastanza d'accordo con il commento di Dede. E' geniale e con una resa cromatica affascinante. Però magari la stessa resa cromatica si poteva ottenere con qualcosa di diverso, con un materiale. Verrebbe da pensare che in quest'operazione volesse anche ribadire con "veemenza artistica" questa sua supposta discendenza dall'entomologo. Comunque, visto che ormai è cosa fatta: senza dubbio da inserire fra le cose da vedere.
    Bye&besos

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  9. Sì, lo so gli scarabei fanno impressione .Ma - e rispondo a chi me lo ha chiesto via email- li ha attaccati che erano giá morti e non cambieranno colore.
    Sconcerto a parte, mi chedo se la suggestione e anche i significati( come dice Marco) sarebbero stati gli stessi, se Fabre avesse usato un altro materiale.Per esempio,anche l'utilizzo dell'avorio può ripugnare ma i dittici gotici o le zanne scolpite in avorio non avrebbero lo stesso fascino se fossero in altra materia.
    Comunque ,ambiguità o desiderio di stupire a parte ( e Jan Fabre su questo spesso ci gioca) il soffitto val bene una visita.E per me rimane straordinario che si sia scelto questa opera e questo artista per una sede come quella del palazzo reale belga.

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  10. Se non ci avessero rimesso le penne, OPS, il carapace e la vita tutti quegli scarabei, non avrei alcuna remora a esprimere oltre che meraviglia, apprezzamento. L'opera è davvero d'effetto. Ma non riesco a dimenticare il sacrificio dei simpatici insettini e che il potere ama manifestarsi attraverso il dominio degli esseri anche nel XXI secolo e in un paese democratico...
    Comunque il Belgio si sta rivelando per me un'autentico paese delle meraviglie!
    Ti abbraccio e ti ringrazio per ciò che mi consenti di scoprire e per il modo in cui lo fai.

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  11. Ricordo quell'incredibile scultura che vedemmo insieme quando ci recammo al Bozar e devo ammettere che il pensiero degli scarabei venne molto dopo la sorpresa, l'incanto, lo stupore infantile di vedere tutta quella materia sfavillante, cangiante, preziosa.
    Il Belgio è davvero il tuo paese, Grazia cara. Non solo per l'amore con cui ne parli, ma perché - me ne rendo conto - sempre più ti assomiglia, nella sua quieta, raffinata, sorprendente eccentricità.
    Saluti affettuosi

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  12. Davvero il tutto risulta ... spiazzante!

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  13. I tuoi post mi fanno scoprire la storia dell'arte, il Belgio, artisti che non avrei mai conosciuto. Ce n'è abbastanza per ringraziarti
    Sara
    ps ti ho mandato alcune domande via email

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  14. Oh cara Grazia, questo soffitto dev'essere davvero spettacolare. Purtroppo però, non posso che condividere la perplessità sul materiale utilizzato. Ma si sa, l'arte è anche questo. :)

    un abbraccio

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  15. Innanzitutto grazie per i tuoi commenti sul mio blog,che sono per me un onore.
    Per quanto riguarda Fabre, effettivamente è giusto che l'arte sia spesso provocazione.
    Ed è giusto che l'arte moderna sia conosciuta e apprezzata.
    Poi io preferisco pur sempre i grandi pittori del Trecento ...

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  16. IO non sono tanto perplessa, avvengono così tante cose orribili ogni giorno che usare le corazze dei coleotteri che si riproducono in numero elevatissimo se ne hanno l'opportunità , non mi sembra per niente scandaloso . Osservando le ferfalle e i coleotteri , o le ali di certi insetti , mi vengono in mente i palazzi delle fate , e spesso spenso che poter avere dei gioielli di questi colori, o poter chiedere agli insetti di rimanere posati sulla maglietta per qualche ora invece che per pochi secondi, sarebbe fantastico.Per esempio è meraviglioso il turchese metallico iridescente di certe libellule così sottili e mobili che non riesco a fotografarle. Altro che resine sintetiche! Più strano e divertente è immaginare la regina Paola , italiana verace , che attacca con impegno ali dure di scarabeo sul suo antico e prezioso lampadario... Grazia, non sapevo niente di questo , e tu ce lo racconti a tutti in un modo così semplice e personale, lontanissimo da quelle recensioni dei giornali , tutte uguali e originali per forza, un modo che mi piace moltissimo.

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  17. Vero cara Vitamina, la semplicità (unita alla profondità) è merce rara e pregevole. La nostra Grazia ne è fornita in dose perfetta.
    Ma anche tu non scherzi:-)

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