C'è sempre una buona ragione per andare a camminare in montagna.
Ottima, se questa ragione si chiama Albrecht Dürer.
Il sentiero di Dürer, tra le province di Trento e Bolzano, l'ho scoperto qualche mese fa, quando ho ritrovato questa immagine.
Se non ci fosse stato il monogramma AD, la sigla del pittore, sarebbe stato davvero difficile pensare che questo paesaggio alpino, con il lago blu, che si intravede tra gli alberi nella luce di un tramonto, fosse stato eseguito intorno al 1495.
Eppure si tratta di uno degli acquerelli che Dürer dipinse, più di cinquecento anni fa, attraversando le Alpi, nel corso del suo primo viaggio in Italia, il primo compiuto da un artista tedesco.
Il lago che raffigura è, probabilmente, il lago Santo nella valle di Cembra.
Il lago che raffigura è, probabilmente, il lago Santo nella valle di Cembra.
La composizione è così libera e l'esecuzione talmente immediata che non è possibile trovare niente di simile nella pittura europea dell'epoca e, forse, solo nelle stampe giapponesi si può vedere una sintesi e un'immersione nel paesaggio pari a questa.
Dürer aveva, allora, ventiquattro anni, era ambizioso, cosciente di sè, elegante, ben curato e non privo di mezzi.
Lasciava a Norimberga una bottega ben avviata e una moglie, sposata da pochissimo, ma il richiamo dell'Italia era troppo forte.
Lasciava a Norimberga una bottega ben avviata e una moglie, sposata da pochissimo, ma il richiamo dell'Italia era troppo forte.
Il desiderio di visitare l'Italia, dove erano ancora visibili le tracce dell'antichità classica e dove era stata inventata la prospettiva, doveva essere irresistibile.
Era il paese, di cui si favoleggiava per il lusso e la magnificenza del vivere e in cui gli artisti avevano raggiunto vette inarrivabili.
Era il paese, di cui si favoleggiava per il lusso e la magnificenza del vivere e in cui gli artisti avevano raggiunto vette inarrivabili.
Dürer sognava, soprattutto, di Venezia: conosceva di fama i pittori che vi lavoravano e pensava che un soggiorno là gli avrebbe consentito di confrontarsi con un modo di dipingere più "moderno", confermando la sua reputazione di pittore colto e preparato.
Le voci di un' epidemia di peste furono un ottimo pretesto per allontanarsi da Norimberga e dirigersi, finalmente, verso Sud.
Per arrivare a Venezia si era aggregato, a un gruppo di mercanti, abituati a percorrere, a piedi o a cavallo, strade battute e sicure. Per raggiungere la valle dell'Adige, aveva valicato, come ancora oggi si usa, il passo del Brennero .
Era il percorso più diretto, ma un'inondazione del fiume all'altezza dei laghetti di Egna, glielo impedì e dovette utilizzare una via alternativa, passando dalla valle di Cembra, fino ad arrivare a Segonzano.
Dürer portava con sé carta da disegno e acquarelli, i colori più maneggevoli e facili da usare. Li avrebbe utilizzati, per la prima volta, per dipingere direttamente all'aperto e con una libertà totale.
Non possiamo, certamente, sapere quali pensieri gli affollassero la mente durante il cammino; negli schizzi che fece rimane, però, una testimonanza di quello che vide e un'eco delle emozioni che provò.
La prima sensazione fu quella di una luce, diversa da quella a cui era abituato, una luce più intensa, più calda. E il paesaggio gli parve avvolto da una luminosità, che, fino ad allora, non aveva conosciuto.
Come in questa veduta della valle di Cembra, dove indaga il gioco dei colori e il loro variare con la luce
Oppure in questa del castello di Segonzano, dove si fermò per qualche giorno.
Sono schizzi spontanei, veloci, utili, forse, come un apppunto mnemonico da utilizzare in pittura per qualche ambientazione paesistica.
Ma si ha l'impressione che l'artista abbia anche bisogno di fissare subito, su carta, il sentimento che la natura e la montagna gli provocano.
Seguendo la traccia degli acquerelli, ho trovato che la strada percorsa da Dürer, da Egna a Segonzano, è stata rimessa in ordine e segnalata da cippi col monogramma AD.
Il sentiero, ben riconoscibile, permette di seguirne il cammino e di ritrovare i luoghi del suo passaggio (qui é il link al sito )
Per chi lo percorrerà, in queste belle giornate di prima estate, sarà emozionante riscoprire ancora intatti i paesaggi raffigurati alla fine del Quattrocento e provare, a distanza di secoli, le stesse sensazioni e lo stesso stupore di fronte alla bellezza della natura.
È un sentiero da fare agevolmente, magari a tappe e senza dimenticare di portare con sè - non si sa mai - carta, colori e pennelli.
Riapro il post, dopo i commenti di Dede e di Marco, per aggiungere che, se non gli acquerelli, almeno la macchina fotografica è di rigore.
La gastronomia, anche se forse filologicamente non corretta (ma chissà cosa avrà mai mangiato Durer? ) è assolutamente all'altezza del paesaggio e dell'artista.
Per chi vuole ripercorrere il sentiero di Durer: il link con il sito dell'APT Altopiano di Piné e Val di Cembra è QUI.
data la mia abilità carta colori e pennello li posso lasciare tranquillamente a casa. Macchina foto?
RispondiEliminaIndicazione preziosa per me che vado in montagna da quelle parti ; aggiungerei che anche la cucina e i ristoranti sono all'altezza e che vale la pena fare in sentiero, in tutti i sensi.
RispondiEliminaM.
E' molto bello camminare sulle orme di un maestro come lui, idealmente accompagnati dal suo sguardo. Io vorrei fare la stessa cosa con sottobraccio il libro di Saramago "Viaggio in Portogallo".
RispondiEliminaUn abbraccio!
Sinceramente mi stupisce la modernità degli acquerelli e la loro freschezza , sembrano fatti ora .Ciao GRazia!
RispondiEliminaQui c'è sempre da imparare. Siccome vado in montagna a luglio sulle Dolomiti potrei prevedere una deviazione dal sentiero che tu ci indichi; mi poterei dietro come guida gli acquerelli . Se posso poi ti mando le foto dai posti dove sono stati fatti.Grazie
RispondiEliminaSara
Che emozione mi hai dato, Grazia! Bellissimi gli acquerelli e molto acute le tue note. Certo, forse davvero il tentativo è quello di riprodurre la luce, calda nel primo caso, algida, ma non meno affascinante, nel secondo.
RispondiEliminaE'poi bello constatare quanto lo stupore dinanzi al miracolo di un paesaggio avvicini a noi, alla nostra sensibilità un uomo e un artista di secoli e secoli fa...
Cara Grazia,
RispondiEliminanonostante io sia, come Lei ha ben compreso, uomo schivo e non mi piaccia mai rubare la scena al mio caro (e un po' vanesio) amico Sherlock, stavolta non ho resistito all'impulso di prendere la penna per scriverLe le mie emozioni di fronte a questi meravigliosi acquerelli, così antichi e così freschi che paiono quasi di giornata.
In particolare il primo, quel lago azzurrissimo che pare lo specchio dell'anima, mi tocca corde profonde. Quel che mi emoziona di più, oltre alla magia ineguagliabile dei colori, sa cos'è? La curvatura dell'orizzonte, che fa percepire la rotondità del globo terracqueo, un dettaglio che, trattato in modo invero più magniloquente, avevo notato in un mio viaggio a Monaco, nel famoso dipinto di Altdorfer - mi pare si intitoli "La battaglia di Isso", o sbaglio? - in cui il lontano orizzonte si curva e diventa l'immagine della terra che vortica nella galassia.
Questi pittori che colgono l'essenza del mondo con due pennellate, che emozione...
Mi saluti tanto il suo amico Poirot, spero prima o poi che con Sherlock ci si decida a un viaggio nell'incantata Bruxelles.
Un caro saluto dal Suo fedele amico
Watson
Non so , caro Watson, se si ricorda quella mostra di Dottori del periodo del liceo , anche quel pittore dipingeva la terra come una cosa circolare , una conca ..
RispondiEliminaCara Vitamina,
RispondiEliminanon vorrei approfittare troppo dell'ospitalità e della pazienza della nostra gentile ospite, ma Lei mi sollecita ricordi molto cari, dei tempi in cui le prime emozioni davanti a pitture - che ci apparivano allora straordinarie - mi aprivano gli occhi sulla mia passione per l'arte. Forse per questo motivo mi sono poi indotto a seguire le avventure del mio amico Sherlock, un acutissimo osservatore che sa usare con estrema intelligenza il senso della vista. Gerardo Dottori, l'aeropittore, mi piacque, allora, moltissimo. Oggi mi pare tutto sommato un po' rigido e schematico, mentre invece la freschezza immediata dell'acquerello di Durer, o anche la complessità ambiziosa e potente di Altdorfer, mi piacciono assai di più. Quello che certo li accomuna tutti e tre è l'intuizione del volo. Durer e Altdorfer vissero ai tempi in cui Leonardo inseguiva i suoi sogni di farsi uccello sul monte Cecero...
Un abbraccio cara Vitamina, e grazie per l'inattesa memoria
Watson
Ripercorrere le strade di Dürer in Italia credo sia qualcosa di molto interessante. Di solito di pensa a quello del suo connazionale (Goethe) e invece, come al solito, rimango sorpresa nell'apprendere che anche il pittore di Norimberga lo ha fatto in precedenza. Ah, questo turismo tedesco di Wanderungen! Bye&besos
RispondiEliminaBuongiorno carissima e adorata zia, bellissimi questi acquerelli di Durer, non li conoscevo e sono stati una magnifica sorpresa! Ti abbraccio forte
RispondiEliminaContinui a superare te stessa! Ed ogni volta mi sembri sempre più titanica!
RispondiEliminaBellissimi questi acquerelli! Quasi quasi qualche tappa per percorso di Durer la percorro anch'io! ^^
RispondiEliminaun abbraccio
tutto molto interessante e istruttivo
RispondiEliminagrazie...!
quanto (quanto quanto!) vorrei essere lì proprio ora. aaahhh (sospiro). mi accontenterò di sognare su questo meraviglioso quadro e le tue sempre preziose parole di accompagnamento. grazie, un abbraccio!
RispondiEliminaGrazie a tutti per i commenti e sono sicura che percorrere il sentiero di Durer vale la pena.
RispondiElimina@ Paola Delfina: è molto bello quello che dici sulla linea curva dell'orizzonte.L'America era stata scoperta nel 1492 e il mondo doveva parere a tutti nuovo e diverso.Chissà che in questa voglia di raffigurare la natura e in quella curva d'orizzonte non ci sia un'eco di quella scoperta straordinaria.
Già, chissà cosa avrà mangiato durante il suo cammino? La cuoca curiosa che è in me non può fare a meno di pensarci...
RispondiEliminaCome capisco le emozioni che può aver provato Dürer di fronte a quella luce, così diversa da quella in cui era immersa il suo quotidiano orizzonte. Io ne ho forse provate di simili, l'anno scorso, nel mio primo incontro con la montagna.
Saluti affettuosi!
un sentierpo in cui viene paradossalmente voglia di smarrirsi...( Grazie -/a, non conoscevo né il sentiero né i sublimi acquarelli di AD)
RispondiEliminaÈ vero che viene voglia di perdersi tra quei paesaggi e quelle montagne. Perdesi metaforicamente, ovvio! :-)
Eliminaperdersi...per ritrovarsi (poi mi riho, Tommaseo)
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