martedì 18 novembre 2014

L'Annunciazione nelle Fiandre: il trittico Merode



Ancora un viaggio nella pittura fiamminga?  
Prima di partire, però, sarà meglio armarsi di una buona lente di ingrandimento e, soprattutto, di pazienza perché stavolta entriamo addirittura all'interno del trittico Merode (il nome deriva dagli antichi proprietari), attribuito alla bottega di Robert Campin (ne ho parlato qui) e ora al Metropolitan Museum di New York (qui).

Nei tre pannelli, un giardino, un salotto e la bottega di un artigiano con una finestra aperta su una tipica città delle Fiandre, con le sue case, le sue piazze e i suoi abitanti affaccendati.


Siamo tra il 1422 e il 1430, gli stessi anni in cui, nel cielo della pittura italiana, trascorre la folgorante meteora di Masaccio. 
Qui, però, sembra di essere in un altro mondo, simile, ma non uguale, a quello a cui siamo abituati. 
Nessuna sintesi, nessuna definizione prospettica dello spazio, ma un pullulare di dettagli che la pittura a olio rende vivi e reali.

Nel pannello centrale, è rappresentato l'interno di una casa, e, proprio lì, in un lindo salotto borghese, tra un tavolo e una panca, si svolge niente di meno che la scena dell'Annunciazione. 
Nella stanza, è appena entrato un angelo dalle ali multicolori e dalla veste bianca, con una tale discrezione che la Madonna non se n'è nemmeno accorta. 

Si è inginocchiato con riverenza, e ora, con la mano alzata, cerca timidamente di richiamare l'attenzione. 
Quasi avesse paura di disturbare la Vergine che, seduta per terra in segno di umiltà, è assorta nella lettura di un libro di devozione, avvolto, rispettosamente, in un candido lino. 
Qui a illustrare il momento solenne dell'Annunciazione, non ci sono apparizioni di Dio Padre o della colomba dello Spirito Santo tra nuvole splendenti. 
Però, se guardiamo bene, vediamo che è comparso dalla finestra un minuscolo Gesù Bambino che porta una croce: è il cosiddetto Verbo incarnato, il simbolo per eccellenza dell'Incarnazione. 

I raggi dorati, da cui scaturisce e che passano attraverso il vetro, senza scalfirlo, alludono alla gravidanza verginale di Maria. 
Eccola, dunque, l’apparizione divina che mancava, simbolica, ma allo stesso tempo, talmente concreta da spegnere, muovendo l'aria, la candela ancora fumante sul tavolo.  
E ora, come nella pittura di Jan van Eyck (ne ho parlato qui), sembra che ogni particolare di quella stanza tranquilla nasconda un significato più profondo.
Il bacile di rame pieno d’acqua, l'asciugamano immacolato alla parete o il fiore di giglio nel vaso posato sul tavolo, che ha la dignità di un altare, evocano la purezza di Maria. Le finestre semichiuse la sua vita appartata, la candela spenta sopra il camino la superiorità della luce divina su quella naturale. Perfino i leoni, scolpiti sui braccioli della panca, rimandano al trono del  saggio re Salomone dell'Antico Testamento. 


Nel pannello di destra, è raffigurato San Giuseppe, che, normalmente, non compare mai nella scena dell’Annunciazione.
È vero che i due ambienti non comunicano e che il Santo sembra completamente ignaro dell’evento sacro, tanto che, senza distrarsi, continua il suo lavoro, forando, con una trivella a mano, una tavola di legno, per farne un parafuoco simile a quello che protegge il camino del salotto.
I suoi utensili sono sparsi sul tavolo e per terra, mentre, dalla finestra aperta, si intravede una strada della città. 

Una bottega da falegname come tante, se non fosse per due oggetti, uno sul davanzale e l’altro sul tavolo, collocati in una posizione così evidente da catturare immediatamente l'attenzione. 
Capire cosa siano è facile: sono due banali trappole per topi. 
Capire, invece, cosa ci stiano a fare vicino all'Annunciazione è tutt'altra faccenda!
Per scoprirlo bisogna addirittura scomodare Sant'Agostino e il brano in cui spiega come l’Annunciazione, l’Incarnazione di Cristo e la Passione, non rappresentino nient'altro che una "muscipula diaboli", vale a dire la trappola che, nel disegno divino, si è resa necessaria  per catturare e sconfiggere il demonio.
Ecco, dunque, ancora una volta, un simbolo che assume la concretezza di un oggetto quotidiano. 

Fin qui tutto è chiaro (o, almeno, spero), ma  resta ancora il pannello di sinistra.


In un giardino chiuso da mura, l"hortus conclusus" che allude alla verginità di Maria, sono inginocchiati i due committenti, identificati, grazie agli stemmi nella parte superiore della finestra, come membri di una ricca famiglia di mercanti residente a Malines: un gentiluomo elegantissimo e la moglie con il tipico copricapo delle donne maritate e un rosario di corallo in mano. 
C'è da dire, subito, che la figura della donna è un’aggiunta posteriore. 

Così come successiva è quella dell’uomo col cappello di paglia, che si è fermato rispettosamente sulla porta del giardino che è vestito con l'abbigliamento tipico dei messi municipali di Malines. 
Un messo comunale...questa, poi! 
Certo che in questo dipinto, apparentemente così facile, tutto deve essere interpretato. 
Niente paura: anche qui c'è una spiegazione. 

Il trittico sarebbe stato richiesto alla bottega di Campin prima del matrimonio del committente. 
Solo dopo le nozze, a qualche anno di distanza, Rogier van der Weyden, allievo di Campin, sarebbe stato incaricato di aggiungere le due figure.  
La donna, evidentemente, è la nuova sposa, mentre il timido messo che evoca l'angelo della scena principale, potrebbe annunciare- con la sua sola presenza- una gravidanza, non certo soprannaturale ma, quanto meno, insperata. 

In tal caso, il dipinto non sarebbe che un ex voto di ringraziamento per affidare alla protezione della Vergine Annunciata la nuova famiglia. Probabilmente- viste le dimensioni ridotte (64 cm di altezza per una larghezza totale di 120 cm)-  non era destinato ad essere appeso sull'altare di una chiesa, ma  in un salotto di casa non tanto dissimile da quello raffigurato.
Visto? Con un po' di pazienza, il viaggio è terminato e, come nelle ordinatissime abitazioni fiamminghe, ogni cosa ha trovato il suo  suo posto. 
In questa nitida dimensione casalinga, il mistero dell'Annunciazione non sgomenta più: soprannaturale e vita quotidiana si  mescolano, complessi riferimenti teologici sono nascosti negli oggetti più comuni  e, per rappresentare la sconfitta del demonio, basta  soltanto una trappola per topi.








Per chi voglia approfondire l'interpretazione del Trittico Merode (e la pittura fiamminga in generale), i testi di Erwin Panofsky (qui) e di Meyer Schapiro (che in un saggio straordinario ha chiarito il simbolo della trappola per topi: qui ) rimangono una lettura indispensabile.


13 commenti:

  1. Come sempre tanti dettagli curiosi e interessanti! Ti dico una cosa che ho notato per la prima volta: i colori delle ali dell'angelo! Istintivamente se penso ad un angelo mi vengono in mente ali bianche o al limite azzurrognole o gialline, invece facendo una rapida curiosa ricerca d'immagini su google, digitando "annunciazione", ne ho viste di svariati colori! Chissà, magari per qualche futura illustrazione ne terrò conto...

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    1. Anna, guarda come sono belle le ali dell'Angelo dell'Annunciazione di Francesco del Cossa, ora a Dresda: http://www.frammentiarte.it/dal%20Gotico/Tura%20Cossa%20Roberti/didascalie%20cossa/26%20pala%20dell'osservanza.htm
      Sono sicura che ti piaceranno!

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  2. Essere accompagnata per mano in questa visione, mi mette quasi in pace col mondo stamattina. Che delicata interpretazione la mano dell'angelo alzata per richiamare l'attenzione, uno dei tanti particolari che non avrei lontanamente colto. Che Maestra! Grazie

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    1. Grazie a te! Quella mano alzata dell'Angelo timido per rivelarsi subito è un particolare che piace molto anche a me!

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  3. Ma pensa te. La trovata del piccolo Gesù con tanto di croce (che anticipa la sua triste fine) è veramente geniale!!! La colomba e lo Spirito Santo, per una volta non sono stati scomodati..
    Quanto al resto che dire, con le tue spiegazioni sembra tutto così ovvio.
    La prossima volta proverò a guardare prima bene l'opera che ci mostrerai e poi a leggere quello che scrivi.
    Voglio provare a vedere se ho imparato qualcosa dalle tue lezioni!!!! ;-)
    Ciao

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    1. L'iconografia del bambino Gesù come Verbo Incarnato e prefigurazione della passione la si trova anche in molti dipinti del Nord Italia. Chissà che non ce ne sia qualcuno anche dalle tue parti!
      E poi sui dipinti non ci sono lezioni che tengano: basta avere occhio e fantasia!

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  4. Una vera e propria Lectio magistralis, sublime, magnifica, sorprendente. Non ci sono aggettivi! E quello che più mi è piaciuto è quest'atteggiamento così insolito della Madonna che legge, diverso da ogni altra annunciazione che io conosca. Anche il fumo della candela... Insomma un quadro magnifico recensito in modo sublime.

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  5. Rimango come sempre a bocca aperta, e applaudo. Grazie!

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    1. Anch'io quando leggo i tuoi post rimango a bocca aperta; L'applauso è ricambiato!

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  6. Ciao Grazia, ho deciso di nominare il tuo blog per il Liebester Award, fai un salto al link per i dettagli!
    http://artesplorando.blogspot.it/2014/11/artesplorando-partecipa-al-liebster.html

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  7. Ti ringrazio, Cristian e andrò a vedere.

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