lunedì 14 febbraio 2011

Georges de La Tour, Le nouveau-né


Una nascita


Ho provato disagio leggendo la biografia di Georges de La Tour (1593-1652).

I documenti ci restituiscono la vita di un pittore affermato, di un figlio di artigiani che si era elevato fino a diventare un signorotto borghese nella Lorena del pieno Seicento. 
Narrano di un uomo arrogante, duro. 
Uno di quelli che amano ostentare i propri privilegi, incuranti dell'opinione pubblica e abituati a usare le maniere forti.

È una biografia in apparente contrasto con i suoi dipinti, con i suoi soggetti, con le scene da osteria,  allora diffuse, ma, soprattutto, con le rappresentazioni degli umili, dei contadini e anche con i suoi "Notturni".

Difficile, ad esempio, immaginarlo autore di un quadro come questo, eseguito intorno al 1650. 
Ma, come sempre, l’opera d'arte esprime più di quello che il pittore si propone. 
E allora bisogna cercare di comprenderne il senso con altri strumenti che non siano solo quelli dello storico dell'arte.

G.de La Tour,Le nouveau-né, Rennes, Musèe des Beaux Arts 

Due donne, raffigurate in primo piano e illuminate da una candela, contemplano un bambino in fasce. 
Tutto è calma e silenzio. 
Nessuna espressione, nessuna emozione, nessun gesto. 
I loro abiti sono semplici, modesti, con colori tra l'ocra e il rosso spento.
Dietro, c'è solo l'oscurità dello sfondo: nessuna ambientazione e nessun arredo.
La luce è quella drammatica dei dipinti di Caravaggio, conosciuti a Roma, ma diventata astratta, metafisica, tanto è nitida e uniforme. 
Le forme sono stilizzate e di una monumentalità che- è stato detto- sta a metà strada tra Giotto e Cézanne.

Ma qual è veramente il soggetto del dipinto: è una scena sacra o è un episodio di vita familiare?
Potrebbe trattarsi di un'"Adorazione del Bambino" con la Madonna e la levatrice, che compare citata  nei Vangeli apocrifi. 
Non c'è, però, alcun elemento che permetta una sicura identificazione: mancano le aureole ed è assente ogni particolare narrativo che faccia pensare alla Natività.
Oppure sono semplicemente due donne che, nell'intimità di una stanza, si occupano di un bambino.
La madre tiene tra le braccia un neonato, raffigurato con una verità che non ha precedenti nella storia della pittura. 
Ha la bocca socchiusa; è senza capelli e con quella pelle lucida che hanno, a volte, i bambini nati da poco. 
È illuminato da una candela, la cui fiamma pare vincere il buio intorno.

Anche se fosse un soggetto profano, c'è, nel dipinto, qualcosa di mistico, c'è un senso profondo di sacralità e di mistero;
Lo stesso che avvolge la nascita di ogni bambino.



Per afferrarlo davvero,questo “mistero”, è necessario affidarsi a uno sguardo diverso. 
Occorre unire all'osservazione l'interpretazione delle sensazioni che ci suscita.


Il sentimento più forte che coglie chi osserva il dipinto è quello dell'esclusione e dell'esclusività: suscita una sorta di ritrosia intrudere con lo sguardo in un'atmosfera di così profonda riservatezza.
L'esclusività d’altronde rimanda ad un soggetto che la implica quasi necessariamente: la coppia madre-figlio, la diade per eccellenza. Poi, c’è un terzo che li osserva. Il resto del mondo è ingoiato nel nero assoluto che le circonda. Gli esclusi siamo noi, gli spettatori di una scena che, chissà, forse non doveva essere vista.
Guardare questo dipinto è come l'aprire una porta all’improvviso e cogliere un'intimità che doveva restare preservata.
La luce, vero cuore pulsante del quadro, è netta. Ed è quella che marca il limite invalicabile tra "loro tre e il resto del mondo".
C'è poi un dettaglio, il "dettaglio interpretante", una piccola cosa che però è centrale. E’ la mano della terza donna: una mano che non ripara tanto la luce abbagliante dagli occhi del bambino, ma piuttosto sembra voler riparare quel loro legame dall'esterno. É evidente un intento tracciante un confine.
Gli altri, al massimo possono occhieggiare, curiosare, ma non partecipare!
Perchè c'è questa esigenza di demarcazione?
Ecco, è qui forse la traccia seguendo la quale è possibile scovare il senso profondo di questo dipinto.
E la risposta forse sta in due elementi decisivi: lo sguardo della madre e le sue mani.

Lo sguardo della madre non è rivolto al bambino. Sembra lo sguardo sospeso di chi sta ad ascoltare. Ascolta le parole di quella che è a sua volta la propria Madre. Siamo davanti alla rappresentazione della "costellazione materna": di quel legame specialissimo e nutriente, fatto di emozioni, fantasmi, parole che legano le generazioni, con una potenza che non verrà mai più eguagliata.
Noi sappiamo che solo il riconoscimento del debito che si ha nei confronti della generazione che ci ha preceduto, solo un rapporto pacificato che consente la condivisione e il sostegno permettono lo sviluppo delle funzioni materne (e paterne), prive di risentimento e pronte ad accogliere il figlio.
Lo sguardo assorto ma anche attento della madre fa pensare proprio che le parole della propria, di madre, siano ascoltate, accolte e pronte ad essere ripensate e rielaborate. Perché solo così possono essere trasmesse alla generazione successiva, quella dei propri figli. 

L'altro elemento forse decisivo riguarda la posizione delle mani e delle braccia che tengono il bambino. Sono mani di una madre giovane e spaventata; dunque poco accoglienti, ancora acerbe. Le mani delle madri hanno una grande funzione: devono sapere toccare, carezzare, curare il corpo del figlio, comunicare con lui più e meglio della voce. Sono mani che possono accogliere o mani che rifiutano; mani che possono dare piacere o mani che allontanano. Sono mani che comunque disegnano le mappe di una mente, i percorsi delle emozioni che verranno.

Questa madre, che pure ha partorito il figlio, non sembra ancora in grado di sentirsi madre. Il percorso dell’attaccamento, dell’adozione materna autentica si sta avviando, ma non è ancora avvenuto: quel bambino non è ancora del tutto figlio "suo". È un momento delicato questo. Il suo esito non è scontato. Richiede che ci siano le condizioni giuste: una protezione, un ambiente che ne permetta lo svolgimento naturale.
In questo momento la generazione precedente ha un ruolo determinante. Deve sostenere e invece potrebbe impedire o distruggere quella naturale ed eppure miracolosa simbiosi madre- figlio.
Il pittore è riuscito a trasmetterci e farci vivere il momento magico in cui le generazioni si saldano e si sostengono per creare il luogo segreto e luminoso e caldo della crescita del bambino.
Un bambino che continuerà a vivere in noi finché vivremo, fatto di attese, speranze e desideri. 
Questo è  il momento sacro della vera, umana generatività.
Roberta






17 commenti:

  1. Che articolo interessante, Grazia.
    Non conosco questo pittore ma andrò subito a cercarlo.
    Davvero sapiente lo sguardo critico su questo dipinto. Io, da profana, direi che quella giovane mamma ha partorito un figlio che ancora non è suo. Se la persona adulta lo permetterà, lo diverrà presto. Quella mano alzata non fa ben sperare, però.

    Grazie e buona serata.
    Sari

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  2. Quanto a Georges De La Tour penso,cara Grazia,che ogni uomo e ogni artista sia un mistero a se stesso e sulla mano alzata, sono d'accordo con Sari che sia un segno di minaccia.In ogni caso ti ringrazio per l'esercizio di interpretazione che soavemente ci costringi a fare,di questi giorni intelligenza e profondità sono merci rare.
    M.

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  3. condivido moltissimo il concetto di generatività.. e questo butta sul dipinto uno sguardo metaforico molto bello :)

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  4. Sono d'accordo con Marco : lo sforzo di interpretazione a cui ci inviti ( non voglio usare la parola costringi perchè non mi sembra adatta a te) è un grande dono che ci fai.Vedere cosa c'è dietro questo dipinto, dietro questa nascita è un esercizio non solo interessante ma anche bello e, direi, emozionante.
    Anna

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  5. Ho visto ora il tuo nuovo post, io sono ancora troppo giovane per pensare alla maternità e alla paternità ma vedo che un uomo non c'è in questa scena. Ha un significato ? Me lo spieghi
    Gabriele

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  6. Questo post è una gemma, una gemma autentica.
    C'è una lucidità e insieme una conoscenza autentica, umana dei meccanismi profondi e complessi che si attivano in una donna in quel momento specialissimo della sua vita che segna la sua trasformazione in madre.
    Ringrazio Roberta per i pensieri e le riflessioni che tanto generosamente ha voluto condividere qui, con tutti, frutto - si sente - di sue personali e forse anche sofferte meditazioni.

    (hosyn)

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  7. Aspetto sempre con ansia queste tue meravigliose interpretazioni di opere d'arte.
    Anche a me sembra indubbio che la madre sia ancora "estranea" al bambino.
    Sulla mano alzata, credo si sentirmi ancora confusa: in un primo momento la vedevo come un simbolo di protezione, un monito a non avvicinarsi.
    Poi mi è sembrata anche un gesto di possesso, un voler oltrepassare o sostituire il ruolo della vera madre.
    Cara Grazia, non ti ringrazierò mai abbastanza, per tutto quanto mi stai insegnando...
    Buona giornata e a presto!!!
    Lara

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  8. Una meraviglia, il quadro e le vostre parole.
    Bellissima l'idea di Roberta della "costellazione materna". Bellissimo il ruolo delle mani. In particolare sono affascinata da quella mano che sembra raccogliere la luce della candela affinche' neppure un lampo vada sprecato ed il bimbo possa risplendere in tutta la sua bellezza.
    Una luce forte e centrale, una nuova vita che inizia, il resto e' solo ombra a cui dare la forma che immaginiamo.... quasi come nella realta'! Ancora una volta Grazie, Grazia! S.

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  9. Sono arrivata qui da Google e sono rimasta affascinata dall'immagine , dal post e dai commenti.C'è tanto da pensare e da riflettere e voi lo avete fatto in maniera straordinaria.Conoscevo La Tour come pittore di Maddalene ma non mi ero mai soffermata su questo quadro e mi complimento per la scelta. Ogni nascita è davvero un mistero come il cosmo femminile che sta intorno e ora guardero' la Tour diversamente perchè ha saputo dipingerlo.
    Patrizia

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  10. Vediamo se ho capito. Prima scrive Grazia con inchiostro nero. Poi scrive Roberta con inchiostro marrone. Poi tutti gli altri. La domanda è: chi è Roberta? Chiedo scusa, ma se non capisco queste cose non mi libero la mente per quelle che contano.
    Quelle che contano: sono colpito da quello che ho letto, la lettura mi ha sicuramente emozionato. Se posso vorrei aggiungere che la mano alzata, secondo me, ha una funzione più tecnica che simbolica, oppure tecnica oltre che simbolica, quella di evitare che la luce, che risulterebbe troppo forte nella penombra del luogo, colpisca l'obiettivo del fotografo. Non è una foto? Non importa. Io ragiono come posso. Ho detto una stupidaggine? Sono già espulso al primo intervento?

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  11. Ringrazio tutti per i commenti che aiutano a svelare un quadro come questo. A me scriverne é servito aanche a scoprire un concetto bellisimo : quello di generatività; Non lo conoscevo prima e l'ho scoperto grazie a Roberta che me l'ha spiegato cosi':Generatività: é un concetto importantissimo in psicologia, perché ha a che fare con quel sentimento che tutte le persone possono provare legato al sentire di aver 'creato' qualcosa che coloro che vengono dopo possono godere riconoscendone il legame con la persona che ha creato.Ha a che fare con il nostro bisogno (innominato) di essere immortali, di non morire davvero del tutto.
    La cosa creata, che ci rende generativi, é un figlio nella sua espressione se non piú alta, almeno piú frequente, ma può essere qualsiasi altra cosa.
    E voi che siete amanti dell'arte lo capirete benissimo. Un libro, un quadro, una poesia, un palazzo e milioni di altre cose possono essere un esempio di generativita.
    Questo spiega anche che una persona può sentirsi più generativa pur non avendo figli, e una madre biologica essere emotivamente, relazionalmente sterile"

    @ Aldo : io sono io e Roberta é Roberta : non è chiaro? Hai ragione sulla funzione tecnica della mano alzata : la fotografia sarebbe venuta sfocata con troppa luce.
    Grazie e torna quando vuoi!

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  12. Che dire..sono senza parole!
    Grazie di cuore.

    un abbraccio

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  13. Allora cara Grazia, eccomi di nuovo qui a leggere le tue riflessioni e a tentare di "sparare" le mie, anche se molto strane e poco accademiche.
    Diamo per acquisito quello che il quadro più o meno palesemente racconta, non perché banale ma solo perché è da voi, da te e da Roberta, così ben descritto, e diamo per acquisita anche l'interpretazione religiosa che se ne può dare, visto che di natività si tratta, a partire dallo sguardo vacuo di Maria che guarda il figlio tra le sue braccia in una sorta di pietà anticipata dall'intuizione del destino tragico. In tutti e i due casi qualcosa però lascia interdetti e sicuramente questo è da attribuire al colore dominante, o almeno apparentemente dominante, il rosso.
    Azzardo una lettura un po' fuori dal coro partendo proprio dai colori del dipinto.
    Il bimbo è costretto in fasce bianche ben strette, simbolo di purezza, la mamma ha un abito rosso acceso, simbolo di vita, il rosso del sangue indica forse proprio che quella maternità appartiene alla donna (che non ha aureola, quindi non Madonna) che ha il bimbo posato sul grembo, rosso sangue dell'età fertile. Di fronte a loro, alla donna e al bambino, un'altra donna contempla la coppia, questa è vestita di un rosso più cupo, quasi incerto ed ha un corpetto bianco che riflette la luce della candela.
    La donna che osserva tiene in mano una candela, della quale non si vede la fiamma ma solamente parte del fusto bianco, il resto della candela, compresa appunto la fiamma, sono schermati da una mano che esclude tutto il resto da quella fonte di luce. Cos'è il resto che è escluso? A chi appartiene? E cosa indica?
    Avendo questi elementi a disposizione azzardiamo una lettura complementare alla tua e vediamo se può essere sostenuta con una qualche coerenza. Ti confesso che questa "altra" lettura non nasce da una forzatura in cerca di alternative all'evidenza ma si è presentata subito con una certa forza.
    Due donne e un neonato, il bambino in bianco, appunto la purezza, la donna fertile con un abito rosso trattato con particolare riguardo nel suo volume, tanto che sembra di un tipo di panno che rimane rigido sul corpo, quasi sostenuto da una qualche riluttanza ad accettare la forza di gravità, sembra che le braccia della donna facciano una certa fatica a piegare la resistenza delle maniche, che restano gonfie e rigide.
    Insomma l'impressione è che quel panno sia nuovo di zecca, appunto un abito nuovo, come il sangue della maternità è ancora vivo. Su quel rosso si adagia il neonato, il volto che risalta illuminato dalla luce della vita (la candela) e appoggiato delicatamente al braccio, fino a provocare una lieve ombra lì sul rosso dove posa.
    ---continua---

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  14. ---continua dal precedente---

    Il corpo della donna più anziana riflette e non trattiene quella luce, il suo corpetto bianco si illumina come uno schermo, restituisce luce non la assorbe, in cotrapposizione al bianco delle fasce del bimbo che quella luce la tengono per loro.
    Appare quasi che il corpetto della donna anziana, così accecante, sia fonte di luce esso stesso, in fondo se la luce indica qui la vita la donna anziana è appunto la generatrice, la madre prima delle altre due vite, e quella vita si irradia sulla donna in rosso e sul bambino.
    In questo gioco di rimbalzi di luce la mano della donna più anziana ci scherma per due ragioni, la prima è che noi non apparteniamo a quella genìa, quella luce di quella vita appartiene solo ai tre soggetti dipinti e non ad altri, la seconda ragione è che l'artista non vuole che noi vediamo in tutta la sua forte e guizzante vitalità quella fiamma, proprio perché quella luce è simbolica, oltre quello schermo non c'è nulla, al di qua della mano prevale il buio, la mancanza di vita, noi siamo esclusi ma non solo noi, se questo dipinto parla, come credo, delle età della donna, raccontando quindi il passaggio del tempo, ciò che resta escluso è il passato, la fine della possibilità di donare la vita, di generare, oltre la donna anziana nessuno più genera, e oltre quell'età del rosso la vita non viene più donata, il suo abito diviene più scuro e il colore è incerto, la sterilità impedisce il dono, il massimo dono che solo la donna può fare al mondo.
    Un abbraccio
    Jules, Gordon ecc.

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  15. Veramente interessante questo racconto e spiegazione.

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  16. @ occhi di Notte : grazie tante

    @ Jules, Gordon ecc. La spiegazione è suggestiva e molto bella.Mi piace l'idea di una simbologia del colori ( il rosso della vita) e mi pare che cosi' la figura della "seconda donna" riacquisti un senso importante.
    E' bellissimo quante idee, pensieri, interpretazioni possano essere dietro a un dipinto, qunado si tratta di un capolavoro.
    Grazie tante e davvero a tutti ( Jules in testa)

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  17. che meraviglia Grazia.
    hai usato la parola nutrimento, e la uso adesso anche io, per dirti che mi nutro di questi tuoi post.
    grazie, grazie davvero.

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