venerdì 11 novembre 2011

Antonio e Piero del Pollaiolo: in viaggio con l'arcangelo




Oggi viaggiare è facile: con l' aereo il mondo è diventato piccolo, fin troppo.
A metà Quattrocento, invece, i percorsi erano lunghi e pericolosi, soprattutto, se a viaggiare erano ragazzi.
Per proteggerli era meglio invocare la protezione di un angelo.




Nel dipinto di Antonio e Piero del Pollaiolo, alla Galleria Sabauda di Torino, un angelo dalle grandi ali spiegate, e un ragazzo percorrono una valle arida, preceduti da un cagnolino. Il ragazzo elegantissimo, in stivali, calzebraghe rosse, farsetto con maniche di broccato e cappello, tiene familiarmente sottobraccio il compagno e porta con sé un pesce.
L'angelo, vestito all'"antica" con tonaca, manto e calzari, regge una piccola scatola e indica, con un gesto, la strada da percorrere.

Per capire chi siano bisogna leggere, nella Bibbia, il libro di Tobia 
Siamo a Ninive e Tobia, diventato cieco è costretto a mandare il figlio, Tobiolo, in un paese lontano per salvare la famiglia dalla miseria.
Ha paura e prega  Dio,  che gli invia come guida un angelo, anzi, meglio ancora, l'arcangelo Raffaele.

Durante il tragitto si imbattono in un pesce enorme che sbuca fuori dal fiume e cerca di divorarli. Ma  i due lo uccidono e ne estraggono il cuore, il fegato e il fiele: l'arcangelo sa bene che saranno utili.
Incontrano una famiglia disperata perché la figlia, Sara, è stata data in moglie ben sette volte e un demone ha ucciso tutti i mariti, non appena entrati nella camera nuziale
Niente paura: Tobiolo, con l'aiuto dell'arcangelo, sconfiggerà il demone assassino, bruciando cuore e fegato del pesce e sposerà la bella Sara.
Tornano a Ninive e, col fiele che Raffaele tiene nella scatolina, ridanno la vista a Tobia.

Il racconto finisce qui.
L'arcangelo ha assolto al suo compito e Tobiolo ha compiuto la sua prova di iniziazione: è partito ragazzo ed è tornato uomo.
La storia del viaggio romanzesco, con avventure a lieto fine, demoni sconfitti e belle giovani, sembrava fatta apposta per colpire l'immaginazione dei figli dei mercanti e dei banchieri fiorentini del Quattrocento.
Spostarsi per loro era indispensabile: erano le banche e il commercio dei panni di lana e dei tessuti pregiati ad assicurare la ricchezza familiare.
Per questo, fin da giovanissimi, erano costretti a fare il loro tirocinio in città lontane, sedi delle attività mercantili o delle banche di famiglia: Parigi, Londra, Bruges...
E sicuramente sarebbero partiti più tranquilli, se  sapevano che un angelo li avrebbe protetti.

L'immagine di Tobiolo con l'arcangelo era una consolazione per loro e per i loro familiari, tanto che il soggetto era uno dei più richiesti alle botteghe dei pittori fiorentini.
I fratelli Pollaiolo furono i primi a creare, intorno al 1460, una rappresentazione che calava la storia biblica nella realtà del tempo, con un'attenzione precisa ai dettagli del paesaggio e della moda. Un'immagine in cui i ragazzini si potevano riconoscere, una specie di ex voto, per invocare la protezione divina.

Perché il cammino era lungo e pieno di insidie: bisognava valicare le Alpi e ci volevano più di venti giorni per raggiungere Parigi e più di un mese per arrivare nelle Fiandre o in Inghilterra. I ragazzi andavano a piedi e con poco bagaglio: viaggiavano leggeri perché le soste erano poche e le cavalcature erano riservate  ai più vecchi. E loro erano giovani, molto giovani,  tra i quattordici e i sedici anni.
Sapevano già leggere, scrivere e far di conto.
Probabilmente avevano la testa piena di sogni ed erano curiosi di conoscere città e paesi diversi.
Ma quello che li aspettava non era un viaggio di piacere: era un duro apprendistato e la selezione era severa.
I compagni di viaggio erano mercanti esperti che approfittavano del tragitto per insegnare tutte le sottigliezze  del commercio, ma, soprattutto, per saggiare le loro capacità. I ragazzi erano sotto esame e dovevano dimostrare di sapersi adattare e di essere pronti, svegli e intelligenti.



Soldi non ne avevano: per le loro necessità bastava una lettera di cambio, una specie di carta di credito, che permetteva di ritirare denaro ovunque ne avessero bisogno.
Anche il Tobiolo del dipinto la tiene con se: è il rotolo di pergamena che stringe nella mano.
Un particolare preciso per favorire l'identificazione dei giovani col protagonista della storia.
Una licenza, invece, i Pollaiolo se l'erano permessa nell'abbigliamento perché Tobiolo è fin troppo elegante: un  vero damerino. In realtà, così vestito, sarebbe stato una facile preda per qualunque bandito appostato sulla sua  strada.

I giovani fiorentini erano più accorti e indossavano vesti e mantelli poco vistosi. Come riparo dalla pioggia usavano un cappello a larghe tese, anziché il vezzoso cappellino, ornato d'oro, che Tobiolo sfoggia, graziosamente inclinato, sui capelli biondi.


Per fortuna che a far da guida c'era l'arcangelo Raffaele. 
Fra  i tre arcangeli - Michele, l'uccisore di Lucifero e giustiziere e Gabriele che annuncia alla Madonna la nascita divina - Raffaele era quello più accostante.
Era considerato un custode attento e in grado governare ogni intemperanza giovanile. A Firenze, la confraternita dell'arcangelo Raffaele, detta popolarmente del Raffa, aveva fra i suoi compiti quello di tenere a freno  i giovani troppo vivaci.

Insomma, per un adolescente non troppo esperto l'arcangelo era  il compagno di viaggio migliore che ci si potesse augurare.
E avrebbe avuto il suo bel daffare per difendere  il suo protetto da ogni insidia e per aiutarlo a crescere. 
Se  il ragazzo si fosse  dimostrato incapace, sarebbe tornato a casa a fare il garzone di bottega o il fattorino, il gradino più basso della carriera del mercante.
E sarebbe stato un pessimo risultato.

Se invece superava la prova, voleva dire che non aveva fatto  solo un viaggio d'affari, ma  che, come Tobiolo, aveva compiuto il suo percorso iniziatico verso la maturità.
Poteva considerarsi adulto, un uomo in grado di prendere il suo posto nel mondo.
Avere fiducia nell'arcangelo sarebbe servito e Raffaele, ancora una volta, avrebbe svolto bene il suo compito.









12 commenti:

  1. Primo!!! :-)
    Grazie per la storia. I tuoi aneddoti mi portano fuori dal lavoro, fuori dal computer e da casa. Non dico fuori da me stesso soltanto perché oggi ho troppo freddo per vivere un'esperienza extra corporea.
    grazie
    CST

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  2. Secondo !!!
    Grazie anche da parte mia per farmi viaggiare con la fantasia e con giovani apprendisti mercanti del quattrocento. A proposito ho visitato anche l'altro blog e ho fatto un viaggio di prima classe con Brunelleschi.Vale la pena spostarsi
    un saluto
    Marco

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  3. Carina questa storia dei ragazzini che facevano un appredistato all'estero e molto poetico immaginare che un angelo li guidasse. In realtà la vita doveva essere dura e forse l'idea di avere un angelo protettore serviva a dimenticare le durezze del quotidiano
    ciao
    Anna

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  4. Mi ripeto,oltre a bellissimi dipinti rimasti nella storia dell'arte,trovo qui commenti appropriati e interessanti,e storie,vicende che intrigano.
    Un apprezzamento anche per la Galleria Sabauda,troppo spesso snobbata a favore del,pur affascinante,Museo Egizio.

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  5. Molto suggestiva questa storia, e ,come al solito raccontata benissimo con uno stile scorrevole e piacevolissimo.
    Sara

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  6. Ora so chi invocare la prossima volta che mi troverò a viaggiare (sai bene che se potessi spostarmi col teletrasporto sarei una donna molto più felice).
    Saluti affettuosi

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  7. concordo con Costantino anche sulla Galleria Sabauda

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  8. Ci vorrebbe una confraternita del Raffa anche oggi, per difendere i ragazzi dalle omologanti trasmissioni televisive spazzatura e dai modelli che impongono.
    Il viaggio come individuale apprendistato manca alle nuove generazioni.
    Mi hai fatto venire in mente le bellissime favole che leggevo da bambina, quelle con le montagne da scalare, le prove da superare e una natura animata da presenze invisibili. :-)

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  9. Molto bella la storia intessuta di leggenda e delle tue osservazioni. Ciao Grazia, un abbraccio Nou.

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  10. Anch'io ho fatto il mio viaggio di apprendistato andando fuori dall'Italia a 18 anni.Non so se l'Arcangelo Raffaele sia stato con me perhè purtroppo non credo agli arcangeli.Credo però, come nel tuo delizioso racconto, che sarebbe stato meglio se avessi avverito una guida soprannaturale, che, mi avrebbe evitato paure ma non errori.
    Un caro saluto
    Carlo

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  11. Alcune domande: 1) Il quadro era tenuto presso la casa natale del ragazzo oppure gli veniva consegnato per il viaggio? - 2) Il paesaggio rappresentato in lontananza è la casa da cui era partito e a cui avrebbe dovuto far ritorno, oppure era il luogo straniero di destinazione?
    Ho trovato un Tobiolo nella mia chiesa e la tua risposta potrebbe aiutarmi a capire se la rappresentazione del paesaggio individua il mio paese. Grazie. Sergio

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    1. Cerco di rispondere alle tue domande, per quello che so.
      Il quadro, solitamente, veniva tenuto in casa o nella cappella di famiglia, come una sorta di ex voto.
      Il paesaggio in lontananza,in genere, è un paesaggio di fantasia che allude ai luoghi in cui si svolgeva la storia
      Spero di esserti stata utile e ti ringrazio per la lettura

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