L'immagine di un animale raro e inconsueto a vedersi incuriosisce sempre.
E c'è un animale che mi attrae in modo particolare.
Ogni tanto, attraverso i secoli, ricompare e sempre con significati diversi e sorprendenti: è il rinoceronte.
La prima volta, il 20 maggio del 1515, entrò nel porto di Lisbona su una nave, carica di spezie e merci preziose.
Veniva da Goa, trasportato come un dono favoloso da parte di un sultano indiano per il re Manuel del Portogallo.
Era dall’antichità che non s'era più visto in Europa.
Era, dunque, un animale misteriosissimo, un regalo sontuoso da destinare a un serraglio reale, visto che avere animali esotici era segno di potere.
Leoni, orsi o elefanti ce n'erano già, custoditi in ambienti appositi nei palazzi e nei giardini reali. Il rinoceronte, pero', mancava.
Se ne conosceva l'esistenza nei testi classici; se ne favoleggiava nel Medioevo, ma ai primi del ‘500, era una assoluta novità.
Il re ne fu estasiato e chiamò a esaminarlo artisti e scienziati da tutta Europa. In suo onore, fu organizzato un combattimento con un elefante, il solo che sembrava stargli alla pari, per dimostrare che era il più forte degli animali, l’unico degno della corte di un re.
L’elefante, troppo giovane e impaurito, scappò immediatamente, confermando la fama di invincibilità del rinoceronte, subito esaltato come il più potente animale mai visto.
L’elefante, troppo giovane e impaurito, scappò immediatamente, confermando la fama di invincibilità del rinoceronte, subito esaltato come il più potente animale mai visto.
Qualche mese dopo, Manuel I decise di farne dono al papa Leone X che sapeva appassionato di animali esotici.
Fu organizzato un viaggio per mare e un altro re, Francesco I di Francia, approfittò di una sosta della nave a Marsiglia per andare a vedere quel portento della natura.
Fu organizzato un viaggio per mare e un altro re, Francesco I di Francia, approfittò di una sosta della nave a Marsiglia per andare a vedere quel portento della natura.
Prima di arrivare a Roma, all’altezza di Porto Venere, la nave fece naufragio e il rinoceronte sparì tra i flutti. Quando la carcassa riaffiorò, fu impagliata e inviata, così, al pontefice.
Sempre nel 1515, Albrecht Dürer, già celebre all’epoca, dedicò al rinoceronte un’incisione su legno (una xilografia) che ottenne un successo enorme.
Nella sua bottega a Norimberga aveva ricevuto, una lettera da Lisbona con uno schizzo e la descrizione dello straordinario animale.
Potere della suggestione !
Sotto una scritta, che ricorda le circostanze dell’arrivo, compare un esemplare enorme con la pelle spessa che assomiglia a una armatura a placche metalliche.
Dürer, ovviamente, un rinoceronte vivo non lo aveva mai visto; tanto che nella stampa lo raffigura - erroneamente - con un secondo corno sul dorso.
Si era lasciato trasportare dalla fantasia e, forse, con il secondo corno rievocava una di quelle micidiali punte metalliche che completavano le armature da guerra all'altezza delle spalle.
Il rinoceronte rappresentato come un animale guerriero: una sorta di mostro leggendario, mutuato da un passato remotissimo o da un luogo alieno.
Questa immagine, aggressiva e potente, ebbe una grande fortuna e fu ricopiata e incisa per quasi due secoli.
A metà ‘700 accadde di nuovo: il rinoceronte fece un’altra comparsa, se non in Europa, almeno nel mondo delle raffigurazioni.
Questa volta fu un mercante olandese a esibirlo, a pagamento, in tutte le città europee.
Questa volta fu un mercante olandese a esibirlo, a pagamento, in tutte le città europee.
Il povero rinoceronte (anzi una “ricerontessa”: Clara era stata battezzata) fu costretta a una spossante tournée.
Nel 1751 arrivò a Venezia e fu dipinta da Pietro Longhi.
Il rinoceronte, come una grande massa nera, occupa la parte bassa della tela: è intento a mangiare, inoffensivo e indifferente, con la rassegnazione e la pazienza di un animale domestico. Sopra un palco l’imbonitore, con il frustino in mano, mostra il corno che gli è stato asportato.
L’ambiente non è una corte regale, ma un circo, o, meglio, uno di quegli effimeri “casotti” in legno, destinati a spettacoli di saltimbanchi o a dimostrazioni di cavadenti.
E anche gli spettatori sono cambiati. La vista del rinoceronte non è più riservata ai sovrani. Siamo in periodo di carnevale e, sulle gradinate, si affaccia un pubblico misto di nobili e borghesi. In primo piano i committenti sono mascherati con la classica Bauta, riservata agli aristocratici. Nel gradino superiore appaiono tre donne, di un rango sociale meno elevato: una ha una maschera ovale, la Moretta, usata dalle classi più popolari.
E anche gli spettatori sono cambiati. La vista del rinoceronte non è più riservata ai sovrani. Siamo in periodo di carnevale e, sulle gradinate, si affaccia un pubblico misto di nobili e borghesi. In primo piano i committenti sono mascherati con la classica Bauta, riservata agli aristocratici. Nel gradino superiore appaiono tre donne, di un rango sociale meno elevato: una ha una maschera ovale, la Moretta, usata dalle classi più popolari.
Tutti guardano con curiosità e divertimento l’animale prigioniero
Il mitico rinoceronte, accolto come un dono privilegiato dal re Manuel, il rinoceronte guerriero di Dürer, è ormai un trastullo, un giocattolo alla mercé dell’imbonitore.
La meraviglia e lo sbigottimento sono diventati spettacolo: l’esotico, l’alieno è stato addomesticato, e il nobile animale, oggetto di uno svagato interesse, è ridotto a un fenomeno da baraccone.
Nel Novecento è nientemeno che Salvador Dalì a tornare a rievocare il rinoceronte.
E lo fa, restituendogli una dignità guerriera, sia pure in forma di paradosso surreale.
E lo fa, restituendogli una dignità guerriera, sia pure in forma di paradosso surreale.
Secondo Dalì e il suo metodo “paranoico- critico”, tutte le immagini si basano su una forma geometrica elementare: un cono con la punta arrotondata rivolta verso l’alto.
E di che altro si tratta se non di un corno di rinoceronte?
Per Dalì è la base di ogni elaborazione artistica: insieme forma fallica e perfetta curva logaritmica.
In questo senso sono fondamentali le affinità tra il gigantesco animale e il raffinato dipinto di Vermer, con la "Merlettaia", che, secondo l’artista, “morfologicamente non è che un corno di rinoceronte”.
Dalì ne discute in una conferenza alla Sorbona.
Lo testimonia in un film incompiuto in cui le due immagini vengono messe a confronto. E lo dimostra in una monumentale scultura, eseguita nel 1956 per Marbella, in cui la corazza dell’animale, tratta da Dürer, sembra quasi evocare un rivestimento di pizzo.
Per il rinoceronte, anche se associato a una merlettaia, è una bella rivincita.
Almeno è sottratto a un destino da circo, se non da giardino zoologico o da documentario del “National Geographic”.
Ma non è finita qui e l’ultima sorprendente apparizione viene dal cinema.
Ma come ti vengono in mente questi argomenti ? A me piace leggerti e mi diverte ogni volta sapere dove ci porterai. E poi sono scritti in maniera documentata , anche se ironica. Brava !E il rinoceronte femmina Clara mi rimarrà nella mente. Grazie.
RispondiEliminaAnna
Ma come ti vengono in mente? Come dice Anna,quello che mi piace del tuo blog,oltre alla tua maniera di scrivere,è la ginnastica mentale a cui sottoponi i tuoi lettori ,nel passare da Costantinopoli,al punto esclamativo ai rinoceronti.Siccome a me piace essere stupita,continuerò a leggerti per vedere cosa ancora escogiterai e per conoscere di più delle tue storie.Sai mica come finì il rinoceronte Clara?
RispondiEliminaciao
Sara
Mi è piaciuto molto l'utilizzo trasversale e coordinato di due blog diversi, realizzato in modo spontaneo ed efficace. Complimenti a te Grazia e anche a Scarabooks.
RispondiEliminaUn rinoceronte che attraversa i secoli fino ad arrivare a Fellini. Immagini diverse di un animale che si è depositato nel nostro inconscio. Nel teatro di Ionesco il rinoceronte è un simbolo di una omologazione forzata, nelle immagini, di cui trattate, vince la libertà e in Fellini arriva a diventare l'accettazione e il nutrimento.Belle le idee che uniscono i due blog e complimenti anche da parte mia.
RispondiEliminaM.
Poche cose mi danno maggiormente l'idea dell'umiliazione e dell'intermità di quella di un animale usato dagli uomini a scopo ricreativo: l'immagine della povera Clara, esposta agli sguardi divertiti e incusioriti e subito dopo - lo si scommette - indifferenti di qualche umano annoiato è per me di incredibile tristezza.
RispondiEliminaPer fortuna ci ha pensato Dalì, poi!
Oh cara, cara Grazia!
RispondiEliminaUna sola parola: grazie.
un abbraccio
Ma tutte queste informazioni? Ma tu c'eri? :)
RispondiEliminaCSTLDA
Certo che c'era. Patto col diavolo. Ha un'ottima cera, ma c'era.
RispondiEliminaQuesto blog è proprio piacevole.Ha argomenti inconsueti, piacere e gusto del raccontare e si impara molto. Lo leggo anche se non lascio commenti, però questa volta volevo ringraziarti.
RispondiEliminaCarlo
Povero Rinoceronte,animale apparentemente invincibile,ma in realtà in balia di re,papi,avventurieri,pittori,condottieri,scienziati.
RispondiEliminaChe bello se avesse potuto rimanere nel suo habitat naturale!
Ciao,buona Pasqua,Costantino
Non avrei mai pensato di conoscere tanti aspetti del rinoceronte. Solo tu, Grazia, puoi produrre questi incantesimi :)
RispondiEliminaComplimenti di cuore e grazie!
Lara
Wow! Grazia sei un portento di conoscenze sempre nuovo e sempre più ricco. Complimenti, complimenti davvero!
RispondiEliminaNon avrei mai pensato che il rinoceronte potesse avere una storia del genere. Sono davvero stupita.
Grazie!
Un abbraccio!
Cara zia putativa, grazie per gli scenari sempre diversi che ci dischiudi: impariamo tanto ed è meraviglioso! Guarda me: dopo che l'altra mattina, sul tuo tavolo di lavoro, ho (re)imparato l'importanza della virgola e dei due punti, adesso non posso più fare a meno di loro! Ti conosco da dodici anni e non riesco a smettere di ammirare la chiarezza del tuo pensiero, il rigore con cui porti avanti il tuo lavoro, o la passione contagiosa con cui fai quello che, semplicemente, ti piace. Sprizzo riconoscenza da tutti i pori. Adesso vado a leggermi la caduta di Costantinopoli!
RispondiEliminaLo sai, no, che amo la storia?
RispondiEliminaCome si dice, "nomen omen", nel nome il destino: Grazia è Grazia e tutto fa con Grazia. Anche parlare di un mastodonte corpulento come il rinoceronte.
RispondiElimina@ Anna :la bellezza e la libertà del blog è per me quella di poter scrivere senza obbligo su argomenti che mi pacciono. Come mi è venuto in mente il rinoceronte ? Davvero non lo so.
RispondiElimina@ Sara : il passare da un soggetto all'altro fa parte del piacere di scrivere in un blog. La povera Clara morì a Londra nel 1758, ma prima era passata da Versailles dove era diventata un vero fenomeno, anche di moda, tanto che elaborarono perfino delle parrucche "alla rinoceronte"
@ Paola Delfina : anche a me piace l'idea di "gemellare" su soggetti particolari blog differenti. Trovo che arricchisca chi scrive ma anche chi legge.
@ Marco : si l'immagine del rinoceronte attraversa i secoli e anche la letteratura. Il testo di Ionesco è straordinario ma a me piace più il finale alla Fellini.
@ Duck :anche a me il dipinto di Longhi mette una grande tristezza come l'addomesticamento di ogni animale selvatico. Vorrei tra un po' scrivere sull'orso che ha una storia più complessa e misteriosa ancora.
@ Iulia : come sempre grazie a te !
RispondiElimina@ CSTALD : certo che c'ero
@ Anonimo : c'ero perchè, appunto,ho firmato un patto col diavolo . E grazie pe l'"ottima cera"
@ Carlo: grazie per leggere il blog . condividere i pensieri è la cosa che mi piace di più.
@ Costantino . la sorte di questi poveri animali che diventano oggetto e giocattolo di uomini indifferenmti alla loro sofferenza mi addolora. Il rinoceronte , è in qualche modo,un simbolo dell'addomesticamento. Per fortuna Fellini lo sa riscattare.
@ Lara. anch'io ho conosciuto meglio il rinoceronte "studiando" per il post e devo dire non me ne sono pentita. L'incanto sta tutto nella storia.
RispondiElimina@ Lily : come scrivevo a Lara la storia del rinoceronte, come quella di qualsiasi imamgine che atraversi secoli e interpretazini differenti, è piena di suggestioni. Mi fa piacere condividerle con chi legge.
@ Barbara : grazie tante e soprattutto non dimenticare né la virgola , né i due punti.
@ Paola Delfina : grazie tante per quello che dici sul mio nome (e su di me) . Va a finire che mi ci farai riconciliare
bellissimo, grazie per avermi dato l'occasione di imparare tante cose
RispondiEliminaCercavo il rinoceronte di Dalì, citato nel bel film 'Midnight in Paris' incontrando questa interessante pagina. Hai visto il film in anteprima? Le coincidenze scatenano ricordi incredibili. Grazie buona giornata.
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