venerdì 30 marzo 2012

Il mal d'amore: il "Ritratto di flautista" di Savoldo




Oggi, a Bologna, in una via del centro.

Su una panchina, un ragazzo con un maglione nero, completamente assorto, ascolta  della musica.
I capelli lunghi gli coprono gli occhi, lasciandoli un po' in ombra.
Improvvisamente spegne l'iPod, alza la testa e guarda le persone che passano con uno sguardo ferito e malinconico, che lo rende più maturo della sua età.
Quando l'ho visto, mi ha comunicato da subito una sensazione di grande tristezza. 

Un ritratto, datato intorno al 1530 e ora alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia:



Una stanza spoglia e un tavolo, su cui posa un leggio con un libro aperto.
La luce radente evidenzia pochi oggetti: i libri nella nicchia e uno spartito appeso al muro.
Un ragazzo, con una veste di velluto nero e una sopraveste grigia foderata di pelliccia, che lo infagotta, come se fosse troppo grande per lui, si volta verso di noi tenendo un flauto tra le mani, come se fosse stato appena distolto dalla musica.
Gli occhi, sotto il cappello nero a tesa larga che gli ombreggia il viso, sembrano febbricitanti.
Appare completamente chiuso in se stesso e dà l'idea di una profonda malinconia.
Quali siano i suoi pensieri lo si può scoprire, se si guarda meglio il foglio da musica attaccato alla parete.
Là si legge, oltre alla firma dell’artista, un brano musicale che è stato identificato con una composizione del padovano Francesco Patavino.
Il pezzo – uno dei rari profani del musicista - è il lamento di un innamorato deluso.

Allora non è solo malinconia quella del ragazzo: è mal d'amore.
Difficile, davvero, raffigurare la sofferenza amorosa, senza ricorrere a tutto l'armamentario mitologico di Veneri, Cupidi, frecce e cuori trafitti.
Eppure, l'autore, il bresciano Giovan Gerolamo Savoldo ( 1480/1485- dopo il 1548), c'è riuscito, unendo un chiaroscuro che ricorda quello di Leonardo con l’atmosfera di certi dipinti di Giorgione e dando al dipinto un tono sospeso e sognante.

Come avviene per molti artisti tra Veneto e Lombardia, la sua è una pittura diversa, sia da quella del manierismo toscano, che dall'esaltazione del colore veneziana. È una  pittura vicina alla realtà, attenta ai sentimenti e alle cose di tutti i giorni.
Non è mai retorica o gridata.
Questo, poi, non è un ritratto in posa, fatto per sottolineare la ricchezza o uno status sociale elevato.
Forse, non è nemmeno un ritratto vero e proprio.
È, piuttosto, una rappresentazione emotiva, che sa cogliere, più che l'esattezza delle fattezze, le sfumature di uno stato d'animo. E che è capace di ricreare un momento d'emozione che unisce il giovane a chi lo guarda.

Il suo sguardo è talmente  intenso che, se ci si  scorda dell’abbigliamento cinquecentesco e si coglie solo la sensazione che trasmette, si ritrova la stessa sofferenza del ragazzo di oggi, a Bologna.
Due adolescenti che hanno negli occhi la medesima espressione.
Distanti cinque secoli, eppure simili.
La pittura del Cinquecento non è poi così lontana, quando i sentimenti rappresentati hanno questa intensità e questa forza.

Il mal d'amore non cambia con i secoli.


 



20 commenti:

  1. Proprio vero, non cambia con i secoli ed è lo stesso lancinante dolore che proviamo quando subiamo un lutto: impotenza e solitudine.

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  2. Bellissimo questo dipinto! Anch'io qualche volta ho avuto negli occhi la stessa espressione
    Ciao
    Sara

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    1. @ Dede, Sara : é proprio vero. Quegli occhi disperati per amore, a volte, sono i nostri stessi occhi.

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  3. Le prime righe avevano richiamato alla mente un quadro di La Tour, il suonatore di ghironda, ma subito ho capito che non c'entrava niente, lo sguardo profondo del giovane non ha nulla a che vedere con la cecità del vecchio sbilenco che suona la ghironda. La bellezza è nell'intensità e nella profondità del suo sguardo. Incredibile come a volte gli occhi possano parlare meglio della voce. Il pittore è un grande! (A proposito, sembra anche questo una risposta a quel sonetto di Shakespeare, non trovi?)
    :-)

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    1. Hai ragione: ogni capolavoro in pittura è una risposta a quel sonetto di Shakespeare che tu mi hai fatto conoscere.
      Grazie tante per averlo citato

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  4. Mi colpiscono del quadro che hai descritto le luci e le ombre saggiamente dosate. Anche sul viso quell’ombra e quella bellissima luce che mette in risalto l’espressione malinconica del ragazzo.
    Permettimi. Quello su cui stò riflettendo è comunque la tua grande sensibilità umana ed artistica. Hai preso spunto da un ragazzo triste incontrato per caso, hai colto la sua fragilità e ne hai fatto un raffronto con un quadro in cui si rispecchia tutta la sua sofferenza. Forse questo è il tuo “talento” : saper vedere.

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    1. Grazie,Aldo, è un complimento bellissimo; magari !

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  5. Anch'io ho pensato a Giorgione e a Leonardo. E' questa la pittura che mi piace. Priva di orpelli. E' quella in grado di animare persino un muro ( grigi e tortora morbidissimi in questo quadro. Non conoscevo questo autore. L'hai presentato in modo splendido. Grazie, carissima.

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  6. Sono troppo vecchio per provare il mal d'amore, almeno nella sua forma adolescenziale, ma non abbastanza vecchio per riconoscerlo negli occhi dei miei nipoti ed è quello che vedo negli occhi del giovane di questo bellissimo dipinto.Quando si dice che i capolavori sono eterni sembra un luogo comune, ma quando si riconoscono a distanza di secoli gli stessi sentimenti questo luogo comune diventa verità.
    Un saluto
    Marco

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    1. @ Giacinta, Marco: sono contenta che Savoldo vi piaccia e che cogliate nella sua essenzialità, "senza orpelli"un'esperienza di vita e di sentimenti che ci tocca tutt'ora.

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  7. Senza la tua ineccepibile presentazione non ci sarei arrivato, ma, man mano che leggevo, mi sono fatto convinto della sussistenza delle rare sensazioni che suscita quel dipinto.

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  8. Credo sia per questo che la vera arte è tanto preziosa: perché non importa quando sia stata creata, ci mette in contatto con i nostri sentimenti veri, che sono quelli di tutti, provati e sofferti da tutti, dall'inizio dei tempi.
    Una bellissima storia, come al solito.

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    1. @ Adriano, Duck: le sensazioni che suscita il dipinto di Savoldo sono davvero preziose e ci mettono in contatto, senza mediazioni, con noi stessi.

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  9. Quello che mi ha colpita, non è tanto l'espressione di mal d'amore che accomuna i due ragazzi, (che tu magistralmente racconti dando i brividi), quanto il foglio del brano musicale "appiccicato" al muro ... sembra appuntato provvisoriamente con lo scotch, pronto per essere attaccato e staccato nel momento del bisogno, (poi riposto ben piegato fra le pagine di un libro o in una tasca interna che poggia sul cuore) come fanno normalmente i ragazzi di oggi quando appiccicano sui muri della loro camera i bigliettini "importanti". C'è da chiedersi: che tipo di adesivo (di uso immediato) usavano nel 1500?
    Il Savoldo mi sembra, oltre che un talentuoso e sensibile artista, il precursore dello scotch!
    Grazia, è sempre un piacere leggerti. Un caro saluto, Serena

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    1. Mi piace moltissimo quello che dici sul foglio da musica appiccicato alla parete che sembra tanto uno di quei post-it di una camera di adolescente. Non so che tipo di adesivo usassero nel Cinquecento, ma mi informerò. Contaci

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  10. hO SCOPERTO IL TUO GIARDINO,GRAZIE GRAZIA!
    VERRO A RESPIRARE DI TANTO INTANTO grazie r.

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    1. Grazie di venire a passeggiare ogni tanto qui da me !

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  11. Questo post come tutti i piccoli racconti che tu fai mi insegna cosa ci può attirare in un dipinto, il ritrovarsi nelle nostre emozioni più profonde e più umane. Quanto allo sguardo del ragazzo addolorato anch'io lo ritrovo in me
    ciao
    Anna

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  12. È davvero un quadro che trasmette emozioni. E grazie alla tua descrizione è più facile riconoscerle nel protagonista del dipinto.
    Belle anche le tue considerazioni sui sentimenti che non cambiano nei secoli. Credo anch'io che sia così, cambiano i contesti e questo ogni tanto crea grandi sofferenze perché l'animo delle persone non evolve così velocemente come le mode, le culture, la tecnologia ecc.
    Buona settimana
    Cinzia

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    1. @ Anna e Cinzia: grazie per avere condiviso con me le sensazioni che mi ha suscitato questo dipinto.E' vero che i sentimenti non cambiano, ma cambiano i contesti e in questa discrepanza, a volte, sta la nostra sofferenza.

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