mercoledì 1 agosto 2012

Le "Très riches heures du Duc de Berry": Agosto






Oggi è il primo giorno d'agosto. 
Ferie o non ferie, poco importa: è il momento di staccare l'ottavo foglio del calendario delle "Très riches heures du Duc de Berry".




In alto, nella lunetta, i segni astrologici del mese, il Leone e la Vergine, circondano,  il carro del sole fermo nel cielo. 

Il grande castello di Etampes, con l'imponenza delle sue torri e delle sue ampie mura, domina la scena.   Il duca di Berry lo aveva acquistato, con l'intero borgo, nel 1400 e, da subito, era diventato uno dei suoi luoghi di soggiorno favoriti.


I contadini delle sue terre, sullo sfondo giallo vivo di un campo di grano maturo,  sono occupati nel lavoro della trebbiatura: dispongono i covoni che verranno raccolti dal carro, trainato da cavalli e già in parte carico, che li sta aspettando.





Chi ha caldo- e il  sole può battere forte anche nella campagna francese- cerca sollievo in un bagno improvvisato nelle fresche acque del fiume Juine, che scorre  lì vicino. Nessuna formalità: basta togliersi i vestiti  e immergersi per una bella nuotata. 
Uno svago semplice, uno dei pochi concessi ai contadini e che i ricchi aristocratici, committenti del manoscritto, si divertono a spiare con un pizzico di malizia.

Le dame e i cavalieri, nonostante il caldo dell'agosto, preferiscono, darsi a un'attività più nobile: quella della falconeria,  la caccia col falco o con altri rapaci. Il corteo dei cacciatori si snoda in primo piano. Gli abbigliamenti sono ben curati: nessuno ha sacrificato l'eleganza alla comodità. Le vesti, dai preziosi tessuti colorati di rosa, di blu e di grigio, sono tutte alla moda e i copricapi hanno un'aria di raffinata  bizzarria.



La dama che cavalca da sola,  in sella a un cavallo bianco bardato d'azzurro e d'oro, sfoggia nel drappo rosso che copre la sella e nella veste, i colori riservati ai membri della famiglia reale, tanto che è stata identificata con Bona d'Armagnac, nipote del duca di Berry. È la stessa che, nell'atmosfera  amorosa del mese di aprile, celebrava il suo fidanzamento con il principe Charles d'Orléans. 
La  prima dama a destra si sorregge, timorosa, al suo cavaliere, mentre la coppia, che chiude il corteo, si distrae  conversando. 
Il  falconiere, in testa al gruppo, con il lungo bastone che servirà ad aprirsi un passaggio tra i cespugli più bassi, si volta in attesa di ordini. I cani abbaiano eccitati per la partenza.

Dame e cavalieri sono pronti e tengono sulle mani guantate i piccoli rapaci, ben addestrati: sanno che quello che li attende è uno svago da re.
La falconeria si identificava, allora, con l'essenza stessa della signorilità e della cortesia. Era stata consacrata, come caccia destinata ai gran signori, fin dal XIII secolo,  quando l'imperatore Federico II ne aveva dettato le regole nel suo "De arte venandi cum avibus". 
Da allora il falco o i rapaci  erano simbolo di potere e di ricchezza, venivano allevati con cura e scambiati come  doni preziosi. Le regole per il loro uso erano strette: venivano assegnati a ciascuno secondo il rango e il ruolo sociale. L'aquila, per esempio, era riservata all'imperatore, il girfalco al re, il falco sacro ai cavalieri e il piccolo  smeriglio alle dame.
Il duca di Berry conosceva bene le norme: come tutti gli aristocratici del tempo, si dedicava con gran passione all'allevamento dei rapaci. Aveva al suo servizio falconieri esperti, con cui intratteneva una fitta corrispondenza sul carattere e sulla salute degli esemplari più preziosi. Praticare la falconeria era, certamente, un'attività costosa, ma per il Duca, che non badava a spese pur di essere un modello di lusso e di cortesia, era irrinunciabile.

Per questo ha chiesto ai miniatori al suo servizio, di inserire il corteo dei nobili cacciatori nella scena del mese dagosto, tradizionalmente dedicata, nelle rappresentazioni dei Mesi, alla raffigurazione della trebbiatura. 
I fratelli de Limbourg e i loro collaboratori lo hanno accontentato. Nella pagina miniata la scena del lavoro dei contadini, con il loro bagno ristoratore nel fiume, è rimasta sullo sfondo, mentre, in primo piano, i gesti aristocratici dell'antico rituale, insieme all'eleganza rarefatta delle posture e delle vesti, assumono il carattere di una favola.  
E sono consegnati all'eternità del sogno.





20 commenti:

  1. ...L'eternità di un sogno bellissimo, direi.

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    1. In effetti è l'idea del sogno che ci incanta ancora.

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  2. L'eternità del sogno, che bella espressione.

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    1. È perché penso che il calendario delle "Très riches heures" in fondo non sia che il sogno, realizzato dagli artisti, della vita così com'era immaginata dal committente. Un sogno che non era che un modo per sfuggire la paura, mentre intorno infuriava la Guerra dei Cento anni. Ed è questo che fa la bellezza del manoscritto.

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  3. Superbo esempio di una committenza che sapeva il fatto suo! Un'altra magica miniatura dei fratelli de Limbourg! E una forte conferma di quanti aspetti di vita materiale sono pur documentati da questa aristocratica ricostruzione della realtà.

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    1. La vita materiale intorno alla corte, nelle campagne del Duca è trattata in maniera relistica nei dettagli, ma in fondo anch'essa non è che una vita idealizzata, ad uso e consumo dell'immaginazione del committente.

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  4. Sempre stupendi questi "fogli" del calendario. Anche se ci sono sempre i contadini a lavorare e i signori in giro a spassarsela.... ma ormai lo sappiamo che funziona così...

    Carissima Grazia, se hai voglia di farti un giretto a Lugano e venirmi a trovare, a me non può che fare piacere...

    A presto
    Cinzia

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    1. Ma, almeno in questa miniatura, i contadini si godono la gioia spontanea di un bagno nel fresco del fiume!
      Mi piacerebbe davvero venirti a trovare: chissà che prima o poi non sia possibile.

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  5. Immaginare i cavalieri e le dame sudare nei loro pesanti vestiti ricamati, mentre i contadini sguazzano allegramente nell'acqua . Sono belle soddisfazioni queste!!
    Ciao
    Marco

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    1. Anche a me quel bagno dei contadini piace molto e mi dà una bella impressione di libertà ( per quello che allora era possibile...)

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  6. Il passo dei cavalli è l'ambio, che elimina gli squilibri diagonali e risulta assai più comodo a cavalieri e dame...

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    1. Non sapevo di questo passo dei cavalli: ammiro ancora di più la capacità dei miniatori di rendere ogni dettaglio della raffigurazione.

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Sono bellissimi i bagnanti che nuotano proprio sotto il pelo dell'acqua, ogni foglio che stacchi da questo tuo calendario è una sorpresa!
    Un saluto
    Sara

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    1. Vedo che quei bagnanti piacciono a molti !
      E, comunque, le sorprese del calendario non sono ancora finite.

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  9. È molto poetico anche questo mese d'agosto con le belle dame cacciatrici e i loro abiti di gran moda.Una caccia nobile quella della falconeria che consentiva di ammirare il volo dei rapaci e di rispettarne l'istinto.
    Ciao
    Anna

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    1. Davvero molto bella la storia della falconeria e della nobiltà d'animo di chi la praticava. A me fa venire sempre a mente una bellissima novella di Boccaccio, quella di Federigo degli Alberighi, capace di sacrificare la sua unica ricchezza, un falco, appunto, solo per onorare la donna amata. Altri tempi!

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  10. Quel blu che incanta, la meraviglia di come sono stati resi i bagnanti e gli eleganti ornamenti dei cavalli in movimento. Devo confessare che al primo impatto ho avuto un pensiero "nazional-popolare". Ovvero: che anche ai tempi del Duca di Berry, questo mese fosse sinonimo di vacanza, viaggio, trasferimenti e bagni. il tutto però, in maniera più elegante, senza code, telepass, cafoni da spiaggia etc etc.
    Bye&besos

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    1. Forse hai ragione: anche i duchi di Berry partivano per le ferie...

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  11. Ma dico io, sono due settimane che sto leggendo un libro sulla vita di Eleonora D'Arborea ed in copertina c'è proprio un particolare di questa miniatura. Oggi lo guardavo e mi chiedevo: ma dove l'ho già visto?
    A volte son proprio rincoglionito!!!
    Nel libro viene anche spesso citata la caccia col falcone e quanto ci tenessero i nobili aragonesi ad avere i falconi addestrati in Sardegna.
    :)

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