domenica 19 ottobre 2014

Eugène Boudin: il "re dei cieli"



A chi passeggia, nel 1869, sul molo di Deauville può capitare di imbattersi in un uomo tarchiato, con un berretto da marinaio, che passa ore intere a dipingere al cavalletto sotto un  grande parasole bianco. 
Molti lo guardano con curiosità: la pittura en plein air, all’epoca, non è, certo, una pratica diffusa. 
Se qualcuno gli chiede il nome, quel pittore risponde di chiamarsi Eugène Boudin.
Chi, poi, vincendo l’imbarazzo, si china a osservare la tela, può veder nascere sotto il suo pennello, un dipinto come questo, attualmente alla Fondazione Thyssen di Madrid: un gruppo di persone che, su una spiaggia, conversano o contemplano il cielo infuocato di un tramonto estivo


È un periodo quello, in cui i  bagni di mare sono diventati alla moda: piccoli paesi, fino ad allora abitati solo da pescatori, si trasformano in raffinati luoghi di villeggiatura con tanto di grandi hotel, casinò e sale da concerto, frequentati da  gentiluomini in  doppiopetto e da dame in crinolina. 
Boudin, approfittando della moda, è riuscito a farsi un nome come pittore di scene balneari.
La gente ama molto le mie piccole dame sulla spiaggia - scrive nel 1863- alcuni pensano che questi soggetti siano un vero filone d’oro". 
A Boudin, però, di guadagnare con i suoi quadri importa fino a un certo punto, la sua passione è un'altra.
In realtà, ciò che vuole è rappresentare- anche in quelle piccole tele mondane- quello che chiama "il fulgore della luce" e raffigurare il cielo in ogni suo aspetto. 
Come in questa "Scena di spiaggia", ora alla National Gallery di Londra:


Nato a Honfleur in Normandia nel 1824, Boudin ha scoperto tardi la sua vocazione di pittore. Dopo aver lavorato come marinaio, ha aperto un negozio di cornici che gli ha consentito di conoscere molti degli artisti che frequentano quei luoghi da Courbet a Corot. 
Poi, per amore della pittura, ha abbandonato tutto per andare a Parigi, dove, anziché frequentare l’Accademia, preferisce copiare, al Louvre, i grandi maestri veneti e olandesi. 
Ma la vita frenetica della città non piace a quest’uomo dalla pelle olivastra e i grandi occhi celesti, che parla lentamente e a bassa voce e  che ai caffè  e alle infinite discussioni sull'arte, tra fumo di sigari e bicchieri di assenzio, preferisce l’intimità della vita familiare. 
Quando può, torna in Normandia a spostare il suo cavalletto da una spiaggia all'altra. 
Per lui dipingere all'aperto è l'unico modo di lavorare: è convinto che "due colpi di pennello a contatto con la natura valgano più di due giorni di lavoro in uno studio". 
A volte, nei suoi giri si porta dietro un ragazzo molto più giovane di lui, un diciassettenne di cui ha intuito le grandi qualità: Claude Monet. 
Tutt'e due vagano con il loro cavalletto, cercando di fissare sulle loro tele quei cieli costantemente cangianti che si riflettono, differenti ad ogni istante, sulla superficie del mare.
In un periodo, in cui il pubblico ama una pittura nitida  e precisa, Boudin, dipinge senza definire le forme e con una tavolozza sempre più chiara ed evanescente, tanto che i suoi quadri hanno spesso l'aria di essere appena abbozzati. 
Piano piano, nei suoi dipinti, abbassa la linea d'orizzonte e diminuisce la dimensione delle figure che  diventano piccoli tocchi di colore in un mare di luce.


Il pubblico è perplesso, gli artisti e i critici d'arte, invece, colgono la profonda novità dei suoi  cieli immensi.  
Camille Corot lo soprannomina "il re dei cieli" e Gustave Courbet, in genere poco tenero con i colleghi, gli scrive scherzosamente: "Dite la verità: voi siete un serafino. Non ci siete che voi a conoscere il cielo
Intanto Boudin per vivere continua a  dipingere paesaggi, marine o vedute di città e a viaggiare per l'Europa, ma, ogni volta che può, ritorna a ritrarre in innumerevoli piccoli schizzi a olio, a pastello o ad acquerello le diverse condizioni del cielo e la  natura instabile e transitoria delle nuvole.


Sono queste le "bellezze meteorologiche" che incantano Charles Baudelaire, fin da quando scopre, durante un soggiorno in Normandia, la pittura di Boudin.  
Il pittore, taciturno e modesto, non potrebbe essere più diverso dal sulfureo e inquieto poeta; tutt'e due, però, condividono lo stesso amore per le nuvole e per la loro capacità di  invitare al sogno o al viaggio.



In una recensione, Baudelaire descrive, come solo lui sa fare, gli studi eseguiti dall'artista: quelli dove ha annotato con la precisione di un marinaio, l'ora, la stagione e le condizioni del tempo, o quelli che sembrano dipinti sotto un impulso improvviso e che riescono a fermare in pittura "queste nuvole dalle forme fantastiche e luminose,...queste immensità verdi e rosa sospese o sovrapposte, queste fornaci spalancate, questi firmamenti di sete nere e violette arrotolati o lacerati...tutte queste profondità, tutti questi splendori, che– continua Baudelaire- danno alla testa come una bevanda inebriante o come l’oppio”.



Boudin si inoltra nell'esplorazione di "queste magie liquide e aeree", con la tenacia e la caparbietà di chi vuole arrivare, come afferma in una delle sue lettere: "a nuotare in pieno cielo, fino alla tenerezza delle nuvole". 
E, in questa  ricerca, giunge  agli estremi limiti della pittura, fino alla soglia dell'astrazione.



Quello che conta per lui è afferrare l’attimo, l’istante  preciso, in cui un riflesso cambia o la luce varia di colore. 
E lo farà per tutta la vita.




Quando, a Parigi, nel 1894, sente che  è arrivato alla fine, chiede di essere portato a Deauville per vedere un'ultima volta il riflesso del cielo e del mare.
Dopo la sua morte, gli impressionisti lo saluteranno come un precursore, Monet come il maestro a cui deve tutto. 
Ma Boudin non intendeva essere un innovatore e nemmeno cercava riconoscimenti.
Quello che, in fondo, aveva sempre desiderato era solo di "poter navigare libero sul mare e inseguire le nuvole con il pennello in mano".







Gli schizzi di Eugène Boudin, di cui ho pubblicato le immagini, sono attualmente conservati al MuMA di Le Havre  (qui è il link).
Una bella documentazione sulla mostra di Boudin, che si è tenuta da marzo a luglio 2013 al Musée Jacqueamart-André è qui.



10 commenti:

  1. Bellissimo articolo (detto da un amante delle spiagge e del mare e che per di più è stato sia a Honfleur che a Deauville), che riesce a essere davvero molto suggestivo nel presentare l'artista che probabilmente meglio di ogni altro ha rappresentato i colori della Normandia... non sapevo di questa recensione di Baudelaire, cercherò di reperirla :-)

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  2. Bellissimo racconto e anche bellissimi dipinti .bravo

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  3. Probabilmente, da chi opera liberamente si può imparare ancor più che da chi ce la mette tutta ad insegnare!
    Credo sia impossibile non restare attratti da questi cieli.

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  4. Davvero "il re dei cieli", e molto bella la scelta delle immagini, alcune non le conoscevo. Grazie

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  5. Quanti sono, a questo punto, i tuoi pittori di nuvole?

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  6. Se fossi capace di dipingere dipingerei solo nubi e onde del mare.
    E questo Grande e discreto , geniale, pittore ha portato l'arte a toccare il cielo.

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  7. Lo stile, come si suol dire, non è la ciliegina sulla torta ma la torta. E quest'uomo ha stile da vendere. I suoi ultimi quadri sono meravigliosi!
    Grazie per questo bellissimo articolo.

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  8. Vedo che hai ripreso il "filone nuvole e cieli!! E direi pure col botto! Quei pixcoli dipinti sono uno più bello dell'altro! Ciao Grazia

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  9. Sono stata a Honfleur nel 2012. Se avessi saputo, avrei cercato qualche traccia di Boudin. Mi piace tantissimo questo artista. Come dice Jampy, un ritorno alla luce, alle nuvole e al cielo, con il botto. Per me una vera scoperta.

    Grazie, come sempre per queste lezioni meravigliose.
    Cinzia

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  10. Mi piace molto quest'artista e come lui amo dipingere i cieli..mi piace la sensazione di liberta ke si prova dipingendo le nuvole all'orizzonte mentre quasi si baciano con il mare..

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