mercoledì 22 giugno 2011

Dosso Dossi: Giove pittore






Sullo sfondo di un cielo tempestoso, un arcobaleno dorato rivela un paesaggio di alberi dalle foglie leggere. Giove, deposti i fulmini ai suoi piedi, seduto su un trono di nuvole, con le gambe accavallate, la tavolozza e i pennelli in mano, sta ritraendo tre farfalle variopinte in una tela  su un cavalletto.
Mercurio, con i piedi e il cappello alato, posato il caduceo al suo fianco, porta un dito alle labbra e intima il silenzio a una giovane donna, che sta, faticosamente, salendo sulle nubi dell'Olimpo.

Chi osa turbare la concentrazione del padre degli Dei?
È una fanciulla vestita di giallo, con fiori nei capelli, al collo e sulle braccia.
È la Virtù, secondo il racconto allegorico di Leon Battista Alberti, da cui è tratto il soggetto.
La Virtù arriva sull'Olimpo, trafelata, per protestare con Giove del trattamento che le riservano sia gli uomini, che la dea Fortuna. Si lamenta  che  è stata ad aspettare un mese intero alla porta, perché gli dei sono tutti "occupati nel far fiorire cetrioli e nel dipingere le ali delle farfalle".
Non sarà ricevuta: Mercurio la manderà via, dicendo che Giove non ha nessuna voglia di litigare, per colpa sua, con la Fortuna.

Ma non è questo l'unico significato del dipinto. 
La giovane donna non incarna solo la Virtù, ma è anche la personificazione dell'Eloquenza che cerca, con le parole, di far valere le sue ragioni con Giove.
E Mercurio, che  rappresenta il senso pratico, ad ogni modo, la zittisce, perché dipingere ali di farfalle non è un 'attività futile.
Riafferma, così, che la pittura, arte silenziosa, o “poesia muta”, come allora si diceva, è capace di far miracoli, fuori della portata della parola.

E Giovanni Luteri detto Dosso Dossi (1486?-1542), l'autore del dipinto, eseguito intorno al 1524, lo sa bene che la pittura può far miracoli.
Lui che ha conosciuto a Venezia Giorgione e Tiziano. Lui che passa la sua vita, tranne pochissime eccezioni, a Ferrara come pittore di corte. Lui che è capace, nei suoi dipinti, di rappresentare, come nessun altro, quelle storie  mitologiche, quelle favole e quelle fantasie, amate e richieste dagli Este e dall'aristocrazia ferrarese.
Sono spesso raffigurazioni sospese tra mito e ironia, tra favola e divertimento: un clima simile a quello che Ludovico Ariosto, anche lui poeta alla corte estense, fa rivivere, nello stesso periodo, nel suo Orlando Furioso.
Alla vita di corte, a quell'Olimpo domestico che è il palazzo ducale di Ferrara, allude la figura di Giove: il realismo delle fattezze fa pensare che si tratti di un ritratto del Duca Alfonso I,il committente del dipinto.

Un omaggio alle passioni del Duca, di sicuro, c'è.
I fulmini, ai suoi piedi, rossi come il metallo quando sta per fondere, alludono al suo interesse per l'artiglieria e per la metallurgia e alla sua passione per la pratica di trasmutar metalli per eccellenza: l'alchimia.
Ma sono soprattutto i dipinti e i pittori che Alfonso ama: per il suo “camerino” in castello, ha chiamato a Ferrara Giovanni Bellini e Tiziano. Da anni cerca di assicurasi opere di Raffaello e di Michelangelo.
E chissà che egli stesso non dipinga, nelle ore di “otium", necessarie per ritemprare la mente e i pensieri.

La passione per la pittura, “invenzione divina”, degna di un principe, è esaltata nel dipinto, fin dalla raffinatezza straordinaria dell'esecuzione.
C'è l'amore per il colore, per le sfumature, per i chiaroscuri. Ed è questa passione  che accentua gli effetti di evanescenza,che  si manifesta in dettagli come l'oro della tunica di Giove, che  illumina di luce i fiori della veste della Virtù, che aggiunge trasparenza al blu del cielo o al verde tenue delle foglie degli alberi.

Tutta la tela  è un'allegoria della pittura, del valore del dipingere.


Giove, il padre degli dei, così come il signore di Ferrara o  ogni artista, quando è intento alla sua attività, non va disturbato.

Sta creando.
Sta realizzando una bellezza effimera e gratuita, ma non per questo meno importante.
Usando i colori dell'arcobaleno tinge le ali variopinte e lievi delle farfalle.

La tela sul cavalletto, ha lo stesso colore del cielo, anzi, pare che ne abbia ritagliato uno spicchio per utilizzarlo come sfondo.


E le farfalle, appena tracciate, sembrano diventare vive e vere, tanto da potersi levare in volo.
Di fronte a questo prodigio  la Virtù è invitata al silenzio, l'Eloquenza deve tacere.
La fantasia creatrice trionfa e rivendica i suoi diritti.







15 commenti:

  1. E' sempre opera meritoria, a mio parere, la ricostruzione dell'apparato allegorico, o della sapiente trama di simboli e significati, che c'è in opere pittoriche come questa.
    E' possibile così cogliere qualche importante frammento dei saperi e del linguaggio di un'epoca passata. Guardare un dipinto così “ricco”, senza conoscerne o approfondirne i significati “colti”, i rimandi iconografici, può comunque darci una soddisfazione “estetica”, certo (soffermandosi sulla “bravura” dell'artista, sulla composizione dell'immagine, dei volti, sulla luce, sui colori, ecc.); ma questo tipo di sguardo rimane un passo indietro rispetto a tanta ricchezza, è come se sprecasse un'occasione che l'immagine generosamente gli sta offrendo.
    In più, devo aggiungere che ho un debole per Ferrara, che è una miniera dal punto di vista del patrimonio iconografico. E specifico che non sono uno studioso o intenditore del settore, ma leggo sempre volentieri, umilmente incantato, spiegazioni come la tua.

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  2. Sì, sì.
    Oui, oui.

    (l'unica libertà)

    mt

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  3. Caro Poirot,

    è sempre una grande gioia leggere queste Vostre annotazioni e deduzioni. Parlando con il mio amico Watson, abbiamo convenuto che non è indispensabile aver da scovare un colpevole per trarre piacere da un'indagine.

    La giallovestita Eloquenza viene messa a tacere da un attento Mercurio. Questo dettaglio non è da poco, in quanto Mercurio, come Lei ben sa, era dio delle comunicazioni; anche oggi viene detto "il postino degli dei", come certificano le ali ai piedi.
    Hermes aveva anche un legame importante con le simbologie alchemiche (Ermete Trismegisto e tutta la sua lunga e affascinante storia). Ermete Trismegisto, mitico autore delle Tavole Smeraldine, era considerato come colui che aveva dato agli uomini la scrittura. Il fatto, dunque, che sia proprio questo Dio a mettere a tacere l'Eloquenza sta a sottolineare le capacità intrinsecamente comunicative della nobile arte della pittura. Un contrasto, quello fra parola e immagine, che molti hanno cercato di attenuare nel tempo, ponendo un maggior peso nel piatto dell'immagine, così da equilibrarne i ruoli e le capacità; eppure la nostra resistenza a considerare parola e immagine alla pari, in quanto a potenza comunicativa e intellettiva, è sempre notevole, per quanto ingiustificata.

    A Watson poi piace un dettaglio: la tela color del cielo è posta a sinistra del cielo vero e proprio, su una zona scura e buia. Come a dire che la pittura stessa può svelarci, rendere luminose e visibili parti della verità che altrimenti ci rimarrebbero oscuri e inaccessibili.

    Un caro saluto, e alla nostra prossima birra!
    Vostro devoto

    Sherlock

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  4. Oh cara Grazia! Questi tuoi post mi emozionano.
    Grazie cara, grazie!
    Ovviamente questo post va dritto dritto in stampa,

    un abbraccio

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  5. Hai scritto un pezzo più che da manuale! Ed io, sotto sotto, rimugino sul fatto che Giove abbia ragione.

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  6. È uno dei miei dipinti preferiti, mi piace come tu ne parli, iniziando a raccontarlo così com'è, come una favola straordinaria.Credevo fosse impossibile farne un post, ma evidentemente mi sbagliavo.Complimenti vivissimi, cara Grazia e sono già in attesa della tua prossima storia
    M.

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  7. La pittura, attività celeste che non poggia sulla virtù ma su qualcosa di informe e cangiante ed impalpabile come le nuvole...
    Che dirti Grazia se non ancora una volta, ringraziarti ? Bacio della buonanotte ( vista l'ora )!

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  8. Grazia cara, leggerti mi dà sempre una grande gioia, mi apre la mente e imparo tantissimo. Grazie ancora una volta, è un grande privilegio esserti amica

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  9. Magnifico e lieve questo post che ci trasporta in un momento in cui Giove poteva creare le farfalle solo dipingendole.
    Anch'io, se non ti dispiace, me lo stampo;

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  10. Che bella immagine quella delle farfalle dipinte: qualcosa di etereo, effimero, irreale, bellissimo. Oh come si ha bisogno di simile bellezza! E com'è facile dimenticarsene o seppellirla sotto montagne di parole inutili.
    Saluti affettuosi

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  11. Mi unisco agli altri tuoi commentatori.
    Siamo in tanti, deliziati dai tuoi post.
    E io continuo ad imparare tanto.
    Grazie di cuore!
    Lara

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  12. Perché Mercurio è nudo?
    CSTLDA

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  13. La pittura come arte silenziosa capace di far miracoli fuori della portata della parola è immagine elegante e potente al tempo stesso. Mi piace pensare che ancora abbia questa forza nel mondo contemporaneo, così pieno di urla e sproloqui.
    Ancora una volta un post sublime. Chapeau!

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  14. Che belle queste spiegazioni Grazia. È vero che permettono di ammirare un quadro con uno spirito diverso.
    Le emozioni nascono quindi dal quadro stesso, ma anche dal suo significato e da tutti gli altri pensieri che ne scaturiscono...

    Buona settimana
    Cinzia

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  15. Grazie a tutti per i commenti: il dipinto è davvero straordinario.
    Mi ero dimenticata di dire che è attualmente conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna e, per quanto riguarda la domanda di CSTLDA sul Mercurio nudo, mi informo.

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