La cosa più bella in estate, in una giornata piena di sole, è stare all'aperto in un giardino fiorito.
E se, invece, si è obbligati a rimanere al chiuso, magari in un appartamento soffocante? Allora non ci resta che far vagare la fantasia con l’immagine di un dipinto.
Come questo, per esempio:
È un sereno pomeriggio estivo in un giardino assolato.
In primo piano, un tavolo, ombreggiato da un albero con una tovaglia bianca, dove è posata una rosa recisa, e gli avanzi di un pranzo alla buona: un tovagliolo spiegazzato, un bicchiere con un po’ di vino, una caffettiera con due tazze, un panino e una fruttiera piena di pesche.
Un bambino, assorto, gioca con le costruzioni.
Le due amiche che hanno condiviso il pranzo, si sono alzate, lasciando, sulla panca, una borsa di paglia e un ombrellino e ora si rifugiano nell'ombra a passeggiare e chiacchierare.
Le piante nelle aiuole, sulle siepi e nei vasi sono fiorite e, sullo sfondo, si intravede la facciata della casa.
Tutto è immerso nel chiarore abbagliante di un sole d'estate.
I fiori, resi con rapidi colpi di pennello, il terreno color ocra, la facciata della casa, la panca: tutto è bagnato di luce.
Una luminosità che dilaga e che accoglie tutta la meraviglia dei colori e della natura.
Gli unici tocchi di nero sono nella borsa di paglia, posata sulla panca e nel lungo nastro del cappello, ornato da una camelia, e negligentemente appeso a un ramo dell’albero in primo piano.
Anzi, sembra quasi che il nero del nastro, sia lì per attirare l'occhio dello spettatore e per far risaltare, per contrasto, la luce abbacinante del resto del giardino.
Nessuna sfumatura, nessuna gradazione di colore, sfugge all'artista.
Siamo nel 1873, sulle rive della Senna, a pochi chilometri da Parigi, ad Argenteuil, all'epoca un paese in aperta campagna.
Il giardino è quello di Claude Monet.
L'artista ha trent'anni ed è orgoglioso della sua nuova casa, dove si è trasferito da poco con la moglie Camille, la sua modella, sposata, malgrado l’opposizione paterna, e con il figlio Jean.
Ed è la sua famiglia quella che ritrae nel giardino in un pomeriggio estivo qualsiasi: Jean è il bambino tranquillo che gioca da solo, Camille una delle due amiche che condividono un momento di confidenze.
Monet è sereno: i suoi quadri cominciano a essere richiesti, è in contatto con mercanti d’arte e galleristi e le sue difficoltà iniziali sembrano superate.
L'anno successivo il titolo di una sua tela, "Impressioni al levar del sole", darà il nome al movimento pittorico dell'impressionismo.
Ha deciso, da un po', che quello che gli interessa dipingere è quello che vede intorno a sé, senza mediazioni .
“Monet non è che un occhio, ma....che occhio !”: dirà di lui Paul Cézanne.
E quell'occhio, quello sguardo è capace di indagare, con assoluta precisione, tutte le pur minime note cromatiche e di definire lo spazio solo attraverso il colore.
Quello sguardo sa analizzare la luce, come mai era stato fatto prima.
Quello sguardo sa analizzare la luce, come mai era stato fatto prima.
E si accorge che è la luce a colorare le ombre.
Sì, perché, qui, le ombre sono colorate, di marrone, di verde, di blu, senza il nero, senza quel chiaroscuro, tradizionalmente insegnato nelle accademie e nelle scuole di pittura.
Quello sguardo è capace di scoprire che è la proprio la luce, con il suo continuo mutare, a cambiare incessantemente gli oggetti e la realtà stessa: i fiori, i vasi, il terreno, le ombre proiettate sul tavolo saranno diversi in ore differenti della giornata.
E questo lo può osservare e dipingere, non al chiuso di uno studio, ma all'aperto.
L'uso dei colori sintetici, in tubetti, gli ha permesso l’utilizzo di una gamma più estesa di tinte, ma anche la possibilità di stenderli direttamente sulla tela, senza preparazione, con una velocità e un’immediatezza totale e di lavorare en plein air, con una semplice tavolozza.
“Non ho mai avuto uno studio e non capisco perché uno dovrebbe chiudersi in una stanza. Per disegnare, d’accordo, ma per dipingere, proprio no” : dice Monet.
E il paesaggio, la natura, il giardino diventano il suo atelier.
Vuole restituire sulla tela l'impressione immediata e casuale della realtà, non solo i giochi della luce, ma anche il movimento, l'effimero, la transitorietà: vuole arrivare a fissare un momento preciso, un attimo fuggente e irripetibile e a fermarlo, con i mezzi della pittura.
Lo fa anche qui nel suo giardino di Argenteuil.
Tra un po' il tavolo sarà sparecchiato e la natura morta, formata dagli oggetti in primo piano, sparirà, per lasciare il posto a un quieto angolo fiorito.
Le costruzioni, con cui gioca il bambino, verranno riposte, la rosa sul tavolo appassirà, come la camelia sul cappello di paglia.
La spensieratezza di un momento di serenità domestica è fuggevole.
Monet lo sa.
Monet lo sa.
La consapevolezza che tutto verrà ingoiato dal buio del tempo che avanza, rende, per contrasto, più luminoso l'istante passeggero della felicità.
Monet è uno degli artisti che amo di più.
RispondiEliminaAnzi per essere più precisi dovrei dire che amo tutta la corrente impressionistica.
Quello che mi ha sempre attirato, come hai detto tu nel post, non è solo il gioco di luci, ma il fatto che nelle sue tele voglia trasmettere anche il senso della transorietà del tempo,fissare un piccolo momento particolare poco prima che scompaia nel tempo,
quello che farà anni più tardi la fotografia.
Ogni volta che guardo un quadro di Monet, o di Renoir, o Pisarro oltre che a scoppiare di gioia per la vivacità dei loro colori, ho l'impressione di guardare una fotografia.
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RispondiElimina(Se non faccio un pasticcio non sono contenta)
RispondiEliminaChe scoperta che furono gli impressionisti per me, ventenne. Che meravigliosa idea dell'arte e della vita sottintendeva la loro pittura.
Come al solito, è incantevole leggerti.
Cara Grazia,
RispondiEliminale tue parole sull'arte sono anch'esse piccoli capolavori, intessono una struttura che si sovrappone, nella nostra mente, a quella dell'immagine e ne raddoppia il significato, generando perciò un piacere raddoppiato nella visione. Grazie, come sempre.
Mi diverto a leggerti come sempre. Non ti dico che sei più rinfrescante di un condizionatore, perché immagino che non gradiresti, ma refrigerante, sì.Ti fotocopio, intanto un pezzo di Marcel Proust su Elstir, in parte Monet, che sono sicuro ti piacerà. Buona giornata
RispondiEliminaMarco
Ci sono dei dipinto invernali e dei dipinti estivi e gli impressionisti per la loro capacità di rendere la luce sono pittori e dipinti estivi.Anch'io dopo che ti ho letto ripenso alle tue parrole quando riguardo i dipinti di cui hai scritto. Grazie tante
RispondiEliminaSara
Collezione di attimi (cit.)
RispondiEliminaAl momento giusto, Grazia :)
Adoro Monet più di tutti gli altri impressionisti, ma - come già sostenuto dagli altri tuoi commentatori - anche tu crei delizie non da poco...
RispondiEliminaCara Grazia, se sei a Bologna, immagino il caldo e l'afa che senti. Se può confortarti un pochino, ricorda che è la stessa temperatura che avvolge anche me :)
A presto!
Lara
Lo so che Edith Piaf non c'entra niente, che questo dipinto è solare, mentre lei cantava canzoni struggenti. So che parliamo di due epoche ben distanti tra loro. Epperò io me la sento bene qui. Mi sento l'Hymne à l'amour. Lo sento proprio.
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=1gTGmbA40ZQ&feature=related
CST
Hai fatto una strepitosa lezione di storia dell'arte. E pensare che proprio oggi sono passato per i luoghi di e vicino a Bordighera cheMonet amo' ritrarre ...
RispondiEliminaGuarda che ti stampo e ti uso anch'io al posto del manuale di storia dell'arte. Su questo dipinto di Monet hai colto il sentimento di malinconia che ispira una felicità, comunque, effimera e il senso della transitorietà della vita che , come il nastro nero sul cappello, ce lo fa risaltare e amare ancora di più.
RispondiEliminaCiao
Anna
Ciao Grazia! Ho letto, dopo lunga pausa, con il solito immenso piacere i tuoi post,mi soffermo su questo per rinnovarti la mia ammirazione, come sempre sei semplicemente GRANDE quando descrivi questi capolavori! Monet, poi....... incarna il mio ideale di pittore, come diceva G.De Maupassant, "un cacciatore che davanti al soggetto, catturava con poche pennellate il raggio di luce o la nuvola di passaggio"
RispondiEliminaA presto, Lecoq
Ti ringrazio per questo capolavoro, l'impressionismo in generale lo adoro moltissimo.... un abbraccio e buonissima giornata
RispondiEliminaAnch'io adoro l'impressionismo e Monet in particolare.
RispondiEliminaCara Grazia, è davvero unico il modo in cui ci sai accompagnare nella lettura di questi meravigliosi quadri, è sempre un piacere leggerti.
Mi hai fatto sognare con questo post, sembra proprio di essere vicino a Monet, lì nella sua casa, mentre lui è intento a dipingere,
grazie! ^__^
un abbraccio
è bellissimo
RispondiEliminaHai uno sguardo bellissimo sul quadro ed è stato un piacere leggere il tuo commento. Ne scontato ne vuoto esercizio. Bello. Lo userò per parlare degli impressionisti ai miei figli.
RispondiEliminaE' stato un piacere conoscerti
Barbara
Grazie per avermi riportatoalla mente questo dipinto. Monet lo amo tanto, per la capacità di rendere la realtà attraverso l'uso incredibile delle pennellate.
RispondiEliminaComplimenti per il blog, ti seguirò volenteri.
@ grazie a tutti per i commenti: Monet è uno di quei pittori che non ci si stanca mai di guardare.I suoi dipinti aprono una finestra luminosa sul mondo.E penso che l'Hymne à l'amour della Piaf che propone CST ci stia benissimo come musica di sottofondo.
RispondiElimina@ Barbara, Gianbarly: grazie di seguirmi.
E credo che con gli impressionisti non sia finita qui.
Un grande piacere leggere e vedere allo stesso tempo. La luce calda dell'estate colpisce immediata.
RispondiEliminaCiao, Nou.
Grazie :)
... ti leggo sempre cara Grazia. sempre con il solito piacere. poi accade, come in queste ultime volte, che non abbia niente da aggiungere a tutta la bellezza che ci racconti, e allora taccio. ma oggi no. benché non abbia comunque quasi niente da aggiungere uso la tastiera per salutarti, con un abbraccio.
RispondiElimina(... vorrei, per un attimo, essere in quel giardino, in quel momento...)