“O fattorino, dal ciuffo nero / fora il biglietto al.../ fora il biglietto al.../al passeggero. / Foralo bene con diligenza, / fin dal momento del.../ fin dal momento del.... / della partenza “...”
Cantava Paolo Poli riprendendo una canzoncina diffusa, quando l'obliterare era ancora di là da venire.
Sugli austeri autobus delle Autolinee Lazzi che usavo da adolescente per andare a Firenze dal paese dove abitavo c'era ancora il controllore dei biglietti.
Non esisteva il “titolo di viaggio”, né tanto meno ci veniva chiesto di obliterarlo.
Il biglietto, allora, lo si forava.
La prima volta che ho sentito il termine “obliterare”- lo confesso - non l' ho capito. Pensavo avesse a che fare con la parola oblio.
Dimenticare il biglietto? No, decisamente non era quello.
E invidiavo chi lo aveva adottato immediatamente, senza alcuna diffidenza.
Ma non potevano scegliere una parola più semplice ?
Certo non è facile capirla, anche se un forum dell'Accademia della Crusca ne dimostra, con sapienti ragionamenti, l'assoluta pertinenza linguistica.
“Ob” sopra (nel senso di allontanamento) e“littera”nel senso di linea: dunque “cancellare le lettere o i tratti di linea, annullare” spiegano i dizionari etimologici.
Se si guarda il significato nei più comuni vocabolari si trova che, oltre all'“annullare il biglietto”, al termine medico per “occlusione di una cavità” e a quello giuridico per “non tenere conto”, c'è anche quello di “far svanire, cancellare i ricordi”.
Ma allora davvero l'oblio c'entra qualcosa !
E mi è venuto anche un dubbio: chissà che nella mia vita amorosa anch'io non sia stata “obliterata” da qualcuno.
E mi è venuto anche un dubbio: chissà che nella mia vita amorosa anch'io non sia stata “obliterata” da qualcuno.
Ma....! Sarà la nostalgia dell'adolescenza o del fattorino dal ciuffo nero, sarà per il ricordo di qualche obliterazione d'amore subìta e mai accettata, fatto sta che a me il vocabolo non è mai piaciuto.
Quando mi sono trasferita a Bruxelles ho pensato di essere al sicuro, di essermelo lasciata per sempre alle spalle.
Mi sbagliavo: la prima volta che sono andata in Comune e mi sono trovata alle prese con un documento per cui era richiesta una specie di marca da bollo ero perplessa. Non sapevo cosa farne.
“ Il faut l'oblitérer, madame !” mi ha spiegato l'addetto allo sportello.
Oblitérer ? Ero sconcertata : l'”obliterare” mi aveva seguito fin là.
Le parole non sono neutre.
Possono essere amate o odiate, leggere o pesanti, frivole o serie...
Possono essere amate o odiate, leggere o pesanti, frivole o serie...
E ho capito che questa è davvero una parola tenace. Non si lascia obliterare facilmente
Bisognerà che impari a conviverci.
Bisognerà che impari a conviverci.
Corroborante questo post di prima mattina. Neanche a me piace obliterare nè il biglietto nè gli amori della mia vita. Sono contenta di aver trovato qualcuno che la pensa come me.
RispondiEliminaAnna
Eh eh eh, ho sghignazzato dalla prima all'ultima parola di questo post. Grazie!
RispondiEliminaSai che cosa mi hai fatto venire in mente?
Ti ricordi in Le fabuleux destin d'Amélie Poulain il personaggio del controllore dei biglietti dell'autobus in pensione che di notte, per sfogare la malinconia di non lavorare più, obliterava con la macchinetta le siepi di lauro del suo giardino - facendo infuriare la moglie?
(mersher: il nome di una macchinetta obliteratrice, senz'altro)
Molto carina l'immagine del controllore che oblitera le siepi! Mio marito è ferroviere e fra un pò andrà in pensione , spero che non faccia qualcosa del genere ai miei fiori! Dunque Grazia, leggere te è come leggere me con sorpresa. Obliterare non piace neanche a me, in più credo che usino ogni tanto queste parole incomprensibili per mettere in soggezione l'utente, considerando che molti riescono a malapena a mettere insieme un discorso compiuto, ci riescono benissimo. Il fattorino dal ciuffo è di "teleromanzo" , ti ricordi come si diceva?, su Mark Twain fatto nell'anno 1, quando non c'era nessuno, dalla Rai , con Rina Morelli e Paolo Stoppa. Mark Twain si pensa tutti che fosse un umorista , ma in un suo libro di racconti ce n'è uno che apre uno squarciosul suo intimo sentire e fa paura , c'è dentro il Diavolo, poi si scopre che neanche il Diavolo esiste, resta il Nulla. Ma un nulla nulla , non quello dei buddisti.
RispondiEliminaEccone un altro che detesta obliterare e che si diverte con il tuo post.
RispondiEliminaAnch'io mi ricordo della canzoncina e del fattorino dal ciuffo nero
L'obliteratrice non ha lo stesso fascino !
Ciao ,mia obliterata ( a torto ,ma come si può ?) amica
M.
simpaticissimo il tuo scritto
RispondiEliminaè proprio una noia obliterare...io me lo scordo sempre! una volta ho anche preso la multa
sul...milano-genova!
buona festa per oggi tiziana
Molto bello il tuo post. Quasi scanzonato, eppure davvero interessante!
RispondiEliminaPost delizioso ,non lo oblitererò .
RispondiEliminaSara
...anche ai miei figli non piace obliterare,anzi a loro non piace proprio comprare i biglietti.così fiocano le multe.però da quando le ho fatte pagare a loro hanno imparato a fare tutte e due!!!
RispondiEliminaBaci Grazia e a presto
eh già, le parole non sono neutre. e io da brava elencatrice ho un quadernetto apposta dove elenco solo quelle che mi piacciono tanto. e quando ho voglia di cose belle le vado a rileggere, e le sussurro, tra me e me, soffermandomi più volte sulle preferite.
RispondiEliminaobliterare ovviamente non c'è.
e anche se ci fosse stato lo avrei tolto per giustizia verso di te ;)
un caro saluto!
sarà regolare?
RispondiEliminaJ'oblitére
tu obliterés
il, elle oblitére
nous oblitérons
vous oblitérez
ils elles oblitérent
Io c'ho impiegato anni, a ricordarmi che obliteravo anziché timbrare. La parola proprio mi scappava dalla mente e non la trovavo mai al bisogno. Divertente e istruttivo questo tuo post.
RispondiEliminaCiao, Nou.
Hai proprio ragione: le parole non sono neutre. Per nulla. Il tuo post, scanzonato e leggero, mi ha riportato non so più a quanti secoli fa. A quando in fila sull'autobus si aspettava, mano nella mano di mia nonna, che il bigliettaio girasse la piccola manovella di una scatola blu, credo d'acciaio, e ne tirasse fuori, stampato alla perfezione come l'odierno scontrino di un supermercato, il mitico biglietto. Da non perdere fino alla fine della corsa. E se poi era di andata e ritorno, guai a dimenticare in quale tasca lo si conservava.
RispondiEliminaMa più di ogni cosa, mi ha ridato un tono di spensierata leggerezza la canzoncina che hai riportato. Ricordo di averla letta, millenni fa, sul mio libro delle elementari. Forse di terza.
Un caro saluto, e grazie.
Attilio
Ahimé, capita un po' tutti i giorni di trovare persone che non conoscono il termine, perché non dappertutto l'hanno ancora sostituito ...
RispondiElimina@ Anna e Marco: è vero "obliterare" il bigliertto non è facile ma ancora peggio è accettare di essere obliterata.
RispondiElimina@ Duck : bello il ricordo dell'obliteratore di spiepi di Amélie Poulain ! E "mersher" è sicuramente il nome dell'obliteratrice arancio della foto.
@ vitamina: hai ragione Paolo Poli aveva tratto la canzoncina da uno sceneggiato sulla vita di Mark Twain con Paolo Stoppa e Rina Morelli.Era la storia di un motivetto che entrava in testa e non abbandonava più tratta da un racconto di Twain. Ed è giusto quello che dici : Mark Twain è davvero un grande scrittore !
@ Carolina e Sara : grazie . Mi piace giocare con le parole.
RispondiElimina@ Tiziana , Cristiana, Nonours(e) : obliterare puo' non piacere pero' il biglietto bisogna comprarlo e , al limite, "timbrarlo" , almeno per evitare la multa.
@ Tiziana -the t time : bella l'idea del taccuino con le parole amate: mi sa che te la rubo !
@Anonimo : oblitérer è regolare :ho controllato!
@ Attilio Coco : è vero il controllore girava con una macchinetta e rilasciava uno scontrino. Mi ricordo anche il rumore che faceva e che bisognava tenerlo e conservarlo.E sai che ne ho pure nostalgia !
@ Adriano Maini: purtroppo il termine è complesso e nelle stazioni nessuno aiuta nemmeno quando le macchinette sono in panne o manca l'inchiostro.Diventa difficile essere cittadini civili e corretti, vero ?
Certo che c'entra l'oblio!
RispondiEliminaL'oblio nel senso di dimenticarsi di timbrarlo, perchè -se non sei pendolare e hai una certa età- sei ancora legato al processo di vidimazione di cui parla Attilio. Oppure, l'oblio nel senso di dimenticarsi di controllare se - pur avendo "obliterato" - l'inchiostro della macchinetta è... caduto nell'oblio, con ciò che ne consegue. Insomma: l'oblio c'entra eccome...Bye&besos
La parola obliterare non è mai piaciuta neanche a me ed ogni volta che la sento mi fa venire in mente i molti turisti che ho visto prendere la multa in treno perchè non avevano obliterato-convalidato il biglietto.
RispondiElimina@ Nela San : l'oblio c'entra sempre quando si tratta di bigllietti o d'amori
RispondiElimina@Iulia : è vero quelllo di far capire l'obliterazione ai turisti è un problema
Grazie a tutti e speriamo che il termine obliterare cada nell'oblio e che si torni a timbrare come un tempo.
io spero solo che tu non mi obliteri mai! <3 S.
RispondiEliminaMa no che non ti oblitero, anzi..Ma qual è il contrario di obliterate ?
RispondiEliminaSarà che sono toscano, sarà che anche io da adolescente prendevo la Lazzi per andare al liceo a Firenze, ma questo post mi ha commosso, mi è sembrato di ritrovarci un qualcosa di mio, anche nel modo di "spulciare" le parole.
RispondiEliminaMa non ho la tua raffinatezza.
Grazie davvero, se non fossi passata da me non ti avrei scoperta, adesso anche io, per leggerti, mi prendo quella lentezza di cui parlavi, segno manifesto di una calma indispensabile a star bene.
@ruhevoll :grazie tante .Trovare un "collega di Lazzi" è per me straordinario.Sono così contenta che potrei perfino obliterare
RispondiEliminail biglietto.A presto