lunedì 16 maggio 2011

Carpaccio, due dame, l'attesa. La fine di un giallo (forse)



Siamo a Roma, nel 1944. Un giovane architetto gira in bicicletta per la città semi-deserta. Malgrado la guerra, la vita quotidiana continua. Nella vetrina di un antiquario del centro gli capita di scorgere un dipinto che attira la sua attenzione per la singolarità del soggetto.
Guardato  da vicino, sotto la patina di sporco, gli  pare di gran  qualità
Se volesse azzardare un'ipotesi, potrebbe, addirittura, attribuirlo a Carpaccio.
Lo compra; anche perché il quadro costa poco. Troppo poco, anzi. 
Al punto che, quando l'attribuzione verrà confermata, il venditore  riuscirà a riprenderselo. Piu tardi, lo farà uscire dall'Italia- tra le polemiche- per raggiungere la Svizzera e, da lì, il  Getty Museum a Los Angeles.

Osserviamolo attentamente questo dipinto:


In una giornata limpida, in un paesaggio lagunare, sette  barche con il fondo basso scivolano sull'acqua. 
In ogni barca alcuni rematori e un arciere sono a caccia di uccelli acquatici, forse folaghe. L'arciere non tira frecce ma- come allora si usava- pallottole in argilla, per non sciupare il piumaggio degli uccelli.  
Sullo sfondo i tipici casoni dal tetto di paglia e le barriere di graticci e terra  di riporto, indispensabili per isolare le cosiddette valli, le riserve destinate all'allevamento dei pesci. 
Il cielo sembra appena schiarirsi alla luce dell'alba, mentre all'orizzonte  vola uno stormo di uccelli. L'atmosfera è quella di una scampagnata, una battuta di caccia tra amici che, lietamente, condividono una passione.

Il quadro, oggetto di tante discussioni e polemiche, fu esaminato e analizzato con  cura anche all'epoca.
L'attenzione si concentrò su un dettaglio, incongruo e del tutto incomprensibile: in basso a sinistra, c’è un grande giglio, del tutto fuori scala  rispetto alla composizione e con lo stelo troncato.
Cosa c'entra, il giglio con la scena di caccia ? 
Il giglio è un fiore tradizionalmente legato all'annuncio alla Madonna e simbolo di purezza e di candore femminile.
Perché appare tagliato così?
Che  il quadro non sia completo?
Che ne manchi una parte? Quella inferiore, per esempio, che giustifichi la presenza, le dimensioni e il taglio dello stelo.

Si comincia a cercare: esisterà pure, da qualche parte, un dipinto di Carpaccio, con cui la composizione possa essere riunita?
Ma certo che esiste!
È un quadro, dal soggetto misterioso, firmato sicuramente da Carpaccio in un biglietto in basso al centro e dove, sul parapetto di una terrazza, c'è un vaso in ceramica con  lo stelo di un fiore bruscamente tagliato;
Ecco: sono proprio  le" Due dame", l'oggetto al centro del nostro giallo.

I due dipinti si sovrappongono, si mettono insieme e il puzzle si ricompone.
Lo stelo tagliato nel vaso  è quello del giglio: non c'è alcun dubbio. Si adatta perfettamente.
Le  analisi e gli esami di laboratorio confermano.
Tutto torna, le misure sono le stesse; coincidono le venature e i nodi del legno e, perfino, le gallerie dei tarli.  E coincidono anche la preparazione delle tavole e il tipo di pigmenti.


C’è un solo particolare che non torna ed è il verso dei dipinti:  in quello del Getty c’è una raffigurazione  trompe-l’-œil  con un nastro che trattiene sette lettere aperte, in cui si distingue, a mala pena, il nome dei destinatari.

Il verso del dipinto con le "Due dame", invece, è coperto solo da uno strato di vernice nera.
Ma  una spiegazione c’è:
l’eventuale raffigurazione potrebbe essere  stata cancellata da un antico restauro, che ha assottigliato la tavola.


Comunque gli elementi comuni sono troppi  ed è  evidente che  le due tavole, all'origine, erano unite.
Così:


Ora, finalmente, il soggetto è chiaro.
Sono due gentildonne, annoiate dalla lunga  attesa, che attendono, in terrazza, il ritorno degli uomini, impegnati in un loro svago: la caccia in palude.
Pensano ai legami familiari che le uniscono ai coniugi lontani (sono questi i simboli presenti sul balcone e che rappresentano, in parte, la  proiezione dei loro pensieri) e, forse,  chissà, immaginano la scena della caccia, in cui gli uomini sono occupati.
È (o era) destino delle donne quello di aspettare!

C’è un elemento, poi, che unisce inequivocabilmente  le due scene: il paggio che sta avanzando verso di loro. 
Forse sta portando alle due dame come messaggio d’amore qualcuna delle lettere esibite sul verso  del dipinto. E, allora, il paggio rappresenterebbe il legame tra i due mondi,  quello femminile dell’inazione  e dell’attesa e quello maschile dell’attività, lontana dalle mura domestiche.

Tutto chiaro allora ? Non tutto.
I due  dipinti sovrapposti, come dimostra il gancio ancora presente nel dipinto veneziano, costituivano all'origine  l’anta di un armadio o di una finestra.
Dov'è, allora, l’altro sportello che, forse, completava tutta  la rappresentazione?
Perché il corpo del levriero, tenuto a bada da una delle due dame, è tagliato? Forse continuava nello sportello mancante, ma come ? 
E chi è il committente dei dipinti, che ha suggerito al pittore un soggetto così raro e così complesso, in cui sono possibili anche infiniti richiami letterari?

Tante domande, ma, per ora, nessuna risposta certa.
Il giallo è destinato a rimanere irrisolto.





* Tutta la vicenda è  riassunta in un libro  di G. Romanelli, Il mistero delle due dame, Skira  2011




16 commenti:

  1. Ho pensato: già molto tempo prima il Boccaccio aveva dedicato il Decamerone alle donne che si ammorbavano e non tenevano occupazioni luduche a cui abbandonarsi. Queste due dame sono comunque due fesse :DD

    (pardonnez moi, Grazia.)

    mt

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  2. Leggerti è un vero piacere, oltretutto è un modo alquanto istruttivo di separarsi un po' dal tedio elettorale in cui è perennemente immerso il mio paesucolo, che una volta dava i natali a grandi artisti ed ora solo a mediocri furbetti.

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  3. Ciao Grazia, bell'epilogo. Dominato dal consesso dei nostri detective. Come dici? Dove? nel quadro naturalmente. Fra le nuvole. Nuvole di fumo, cosa credi. Non vedi le silouhettes delle teste di Sherlock, Watson e Poirot? Sì, nel nuvolone al centro, le due macchie più scure e la sommità grigia. Sherlock, in alto, inalbera il cilindro delle grandi occasioni, gli altri due la più prosaica bombetta. Fra sigari e pipa fanno a gara a gettarsi fumo negli occhi a vicenda. Se continuano così credo proprio che l'enigma rimarrà avvolto nelle nebbie del mistero per l'eternità.

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  4. Lo sapevo come andava a finire ma mi piace di più sentirmelo raccontare da te. Ora ci mettiamo tutti a dare la caccia all'anta scomparsa con l'aiuto di tutti i detectives che conosciamo.
    un abbraccio
    M.

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  5. Ho letto con crescente curiosità il tuo post e alla fine ho provato una bella soddisfazione, neanche avessi scoperto io la soluzione del giallo.
    E il fatto che in realtà si siano associati solo due pezzi di un puzzle ancora incompleto, be', ti confesso, mi piace molto. Mi piace pensare che intorno a questo quadro ci sia ancora dell'altro da scoprire. Dell'altro che forse non si scoprirà mai (cosa che sarebbe ancora più bella!)

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  6. Insisto: superba ricostruzione! Io conoscevo solo la scena della caccia!

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  7. Ed io che avvo scambiato il cane per un simbolo ctonio! Pensavo che le donne attendessero l'annuncio della morte in battaglia di un congiunto. Contenta che il poveretto si sia salvato. Le mie ipotesi gli hanno allungato la vita.

    p.s.
    che privilegio leggerti!

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  8. Guarda, onestamente io avrei pensato ad un tassello mancante solo sul piano orizzontale (e non verticale). Già così ha una visione prospettica diversa dal nostro solito abito mentale...
    Se poi ne manca un altro e il mistero rimarrà irrisolto, beh, pazienza. Vorrà dire che mi accontenterò dei tuoi prossimi post su un altro quadro a puntate o meglio, se posso suggerire il tag: "in comode rate" (Come io ho pensato di utilizzare nelle prox recensioni dei gialli oltre le 450 pag) Bye&besos

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  9. Interessantissimo questo giallo artistico, mi sono veramente divertita a leggerlo!

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  10. Ho resistito all'idea di andare a vedere su Google e scoprire da sola come finiva il giallo. Ti ho aspettato e non sono rimasta delusa. Mi dispiace solo perché avevo puntato tutto sul cane tagliato e ho trascurato completamente lo stelo troncato. Aspetto il prossimo per rifarmi
    Ciao
    Anna

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  11. Di questi racconti mi piace tutto quello che non so, le pallottole d'argilla , gli abbigliamenti alla moda del tempo , i paesaggi lagunari con le case di paglia , l'altra moda di radersi la fronte della Madonna del Parto. ECC. Tutte cose , che oltre alla bellezza del dipinto ci proiettano in un passato sconosciuto , pieno di dettagli che ce lo rendono estraneo, da esplorare .Quanto mi piacerebbe trovare fra le tele di un robivecchi non una triste crosta , ma un piccolo capolavoro ! Una volta però mi è capitato di scovare delle stampe giapponesi molto graziose in un magazzino dell'usato...

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  12. @ mt: hai ragione altro che "pardonneze moi" e Boccaccio è , probabilmente, una delle fonti letterarie di Carpaccio.

    @ Ruhevoll: grazie. Giornate dure quelle elettorali, anche viste da qui, lontano dall'Italia abbastanza per non provare dolore; Ma l'indignazione rimane.

    @ Paola : se Sherlock, Watson e Pourot insime ci gettano fumo negli occhi, siamo finite;

    @ Marco : si! Tutti a caccia dell'anta scomparsa, ma con quale esito davvero non so.

    @ Duck: anche a me conforta sapere che non tutto sia stato ancora scoperto e che la storia dell'arte ci possa ancora riservare meraviglie.

    @ Adriano : grazie tante !

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  13. @ giacy.nta: bella l'idea del cane come simbolo ctonio. I mariti pero' non erano alla guerra ma a divertirsi; Chissà che l'anta scomparsa, una volta trovata, non ribalti di nuovo la situazione!

    @ Nela San: Il problema é che ne mancano due di tasselli. Quello in verticale lo hanno trovato, quello orizzontale chissà che sorprese ci riserva !

    @ cristina : grazie di cuore;

    @ Anna : é vero che l'enigma dl cane tagliato rimane. Se qualcuno ha in casa un pannello quattrocentesco con solo il corpo di un levriero, spero si faccia vivo.

    @ Carmen : l'esistenza o meno di Galan è il vero mistero. Buona settimana anche a te!

    @ Vitamina: anche a me piacerebbe trovare tanto un capolavoro da un robivecchi, ma temo che i capolavori ( o i robivecchi giusti) non ci siano più.

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  14. Altro che Agata Christie. Grazia, sei superlativa, come sempre.
    Mi sono accorta di essere arrivata alla fine del post con la bocca spalancata, come facevo da bambina quando mi raccontavano favole.
    La ricostruzione che hai fatto è davvero un incanto.
    Ti saluto e ti abbraccio caramente.
    Lara

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  15. Ciao Arrivo dal blog di serena che ha richiamato i tuoi due post sul dipinto del Carpaccio. E' stato uno spettacolo leggerti e seguirti in questa ricostruzione, sei bravissima, tornerò con grande piacere a trovarti.
    Ciao, buona giornata.
    Antonella

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    1. Grazie tante, Antonella. Spero di rivederti, o, meglio, rileggerti presto.
      Grazie ancora

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