Le quattro stagioni e, al centro, il Tempo con la sua falce inesorabile, travolto dal carro trionfante di Ercole.
È la decorazione ad affresco del soffitto di una sala di Palazzo Pepoli Campogrande a Bologna
Bologna è una città di portici e i portici rendono tutto omogeneo, uniforme.
I palazzi della nobiltà bolognese sono austeri: è difficile immaginare, dalla strada, la ricchezza della decorazione dell’interno.
Bisogna passare la porta ed entrare dentro per scoprirli e per sorprendersi.
È così anche per il seicentesco palazzo Pepoli Campogrande.
La famiglia Pepoli, di antica nobiltà, era arrivata agli inizi del Seicento al grado senatorio che a Bologna, città dello Stato della Chiesa e priva di una corte signorile, era uno dei raggiungimenti più alti.
L’importanza del rango impose la costruzione di un nuovo palazzo con un grande scalone, destinato alle celebrazioni ufficiali e con ampie sale di rappresentanza.
Il senatore Ercole Pepoli chiamò a decorarlo i maggiori pittori della città (Domenico Maria Canuti, Donato Creti, i fratelli Rolli…) con affreschi che esaltassero le glorie e i fasti della casata e che fossero la manifestazione evidente della ricchezza e del prestigio della famiglia.
Gli affreschi con episodi di storia familiare ornano lo scalone e il grande salone d’onore.
In una delle sale del piano nobile, tra il 1699 e il 1700, Giuseppe Maria Crespi (1665-1747) dipinge il Trionfo di Ercole e delle quattro stagioni.
Crespi era noto, all'epoca, soprattutto, come pittore ”di genere”, di episodi tratti dalla vita di tutti i giorni.
Qui, invece, è chiamato a rappresentare un soggetto mitologico.
Per questo si serve, come tutti i pittori dell’epoca, di un testo fondamentale, l’Iconologia di Cesare Ripa: un repertorio completo con le indicazioni per rappresentare simboli, personificazioni e miti, desunti dall’antichità.
Dal testo di Ripa trae l’iconografia dell'affresco, ma non si dimentica della sua capacità di illustrare il quotidiano e contamina un soggetto, destinato alla celebrazione di una casata, con le notazioni più giocose e popolari della scena “di genere”.
Interpretando una rappresentazione ufficiale con il suo umore ironico, irriverente e anticonvenzionale, arriva a conferire agli affreschi un senso straordinario di libertà.
Al centro del soffitto, entro un cielo aperto, che trascolora tra l’indaco e il grigio, il carro di Ercole (un ovvio richiamo al nome del committente) vince il Tempo, accompagnato dalle figure danzanti delle Ore e consegna la gloria della famiglia all’eternità
Tutta la parte dell' inquadratura architettonica dell’affresco, che avrebbe dovuto costituire un momento di passaggio, un filtro, tra spazio fittizio e spazio reale, è ridotta a una sorta di davanzale, su cui poggiano, visti da sotto insù, quattro personaggi.
Insofferente di ogni formula, Crespi forza i confini della rappresentazione, e sembra che non voglia raffigurare i personaggi del mito, ma tre contadine e un vecchio, travestiti, per gioco, da Stagioni.
L’Inverno è un povero vecchio infreddolito che cerca di scaldarsi, accendendo un fuoco di sterpi pericolosamente vicino al cornicione.
Dei tre bambini imbacuccati che lo accompagnano, uno porta una fascina di legna e due scherzano con un soffietto, in maniera talmente sconveniente, che sembra quasi impossibile alludano a Eolo, il dio dei venti, che il testo del Ripa associava all’inverno.
E tutt’e tre sorridono.
E tutt’e tre sorridono.
L’Autunno è una contadina procace, con la testa coronata di grappoli d’uva e di pampini che tiene in alto una coppa ricolma d’uva. Con una mano afferra un lembo delle vesti, alzate sui polpacci robusti, come per non sporcarsi e sembra pronta a pigiare l’uva appena raccolta.
E anche lei sorride
L’Estate, con il volto arrossato, è coronata di spighe e vestita di giallo vivo come il sole al suo culmine. Ha in mano uno specchio ustorio (secondo la rappresentazione tradizionale), ma sembra volerlo usare per divertirsi ad abbagliare, per scherzo, qualche spettatore.
E di questo scherzo, appena accennato, sorride
La Primavera, con i capelli crespi, intrecciati di foglie di mortella, ha le mani piene di fiori che prende da un paniere ricolmo, sorretto da un bambino nudo.
E anche lei, guardando verso il basso, accenna un sorriso.
I sorrisi si rimandano l’un l’altro come mai prima era capitato in un affresco "ufficiale" e celebrativo.
Travestimenti, ironia, voglia di divertirsi contaminano e stravolgono la serietà del mito e tutti i protagonisti sembrano complici di uno scherzo e consapevoli che, in fondo, non si tratta che di un gioco.
E rivolgono uno sguardo ammiccante verso lo spettatore che, accettando l'ironia e la finzione, non può che assecondarlo e ricambiare.
"Risi e sorrisi" delle Stagioni si ritrovano qui :
Palazzo Pepoli Campogrande, Via Castiglione 7- Bologna è sede distaccata della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Per informazioni su biglietti e orari il link è qui: http://www.pinacotecabologna.beniculturali.it/index.php/informazioni/orari-e-biglietti.html
* le foto sono di Marco Baldassari
Conosco Palazzo Pepoli perché ci passo tutti i giorni per andare al lavoro. Ci sono anche entrato e ho visto di sicuro l'affresco di Crespi ma solo ora mi accorgo dei sorrisi e di quanto sia bello notare particolari che non avevo mai notato. Ci tornerò di sicuro. Grazie anche di questo e tanti cari auguri
RispondiEliminaM.
Ricordo di averlo visto nel 1972, e lo conoscevo giá dalle riproduzioni su di un libro d'arte. Ma vederlo dal vivo fu una emozione indimenticabile. Tipo "Sindrome di Stendhall".
RispondiEliminaGrazie di averlo proposto.
Io invece pur avendo frequentato l'università a Bologna non conoscevo per niente palazzo Pepoli .Siccome ritorno spesso a Bologna per rivedere gli amici coglierò l'occasione per ricercare i sorrisi di palazzo Pepoli che mi hanno rallegrato la giornata.
RispondiEliminaAnnalisa
Arte vibrante, vibrante esegesi!
RispondiEliminaChe delizia! Mi hai fatto sorridere e partecipare all'allegria dei personaggi. Sbaglia chi pensa che le opere d'arte siano noiose, oppure sei tu che le rendi poco noiose.
RispondiEliminaAlla prossima
Anna
grazie ancora una volta.però potevi portarmi...
RispondiEliminaOk, Pasqua e 1° maggio chiuso, ma la prima domenica che vado a BO, passo a vederlo, senza audioguida, solo con la blogguida...la tua pagina blog stampata a dovere!
RispondiEliminaBye&besos
le bloggoguide di grazia: però.
RispondiEliminaCiao Grazia!
RispondiEliminaBUONA PASQUA!
Nou
Pensa che anni fa, lavoravo proprio nel palazzo di fronte.
RispondiEliminaCiao cara Grazia, auguro a te e ai tuoi cari una Pasqua felice!
Lara
Buona Pasqua!!
RispondiEliminaL'idea della blogguida con i tuoi scritti mi piace,vuole dire che anch'io mi stamperò la pagina(con quella del Compianto) prima della prossima gita a Bologna,da Milano,dove abito
Sara
Ho imparato qualcosa anch'io da questo bell'articolo, te ne sono grata, Grazia.
RispondiEliminaSono nata in centro, proprio vicino al palazzo comunale e pensavo di conoscere a menadito la mia città ma quando un'amica (lombarda, sigh!) mi ha portata a spasso con la guida sono rimasta a bocca aperta. Quanto mi era sfuggito.. e quanto ancora..
Buona Pasqua!
Sari
Bello, tanto per cambiare, sempre tutto bello qui. Questo affresco mi fa venire in mente una cosa che vidi in Spagna, credo che sia in Spagna .. Insomma una cosa del genere , in una chiesa c'era una cupola e all'interno avevano creato un bassorilievo , lungo tutto il bordo , alzando gli occhi si vedevano tante persone che si affollavano e ci guardavano , angiolini , santi , tutti affacciati e curiosi di vedere chi c'era di sotto. Una scena talmente viva e strana , allegra , da sembrare quasi inadatta ad una chiesa . Un pò come lo stile di questo dipinto, popolare e vivace . Ciao Grazia , buoni giorni di festa , noi ci vedremo con la Paola e le altre amiche , tutte ex compagne di scuola e ormai, amiche per la vita.
RispondiEliminaIo mi identifico nell'inverno. Ho sempre freddo e sono sempre circondato da figli che fanno casino intorno. Sì, sono io quello.
RispondiEliminaCSTLDA
Io invece oggi che è Pasqua con i capelli grigi e ricci che ho mi sento come la Primavera.
RispondiEliminaAuguri e grazie
Monica
Continui a farmi scoprire di una città dove ho vissuto a lungo e ritorno spesso.
RispondiEliminaLa gratittudine è pari solo solo allo sconforto.
Gil
Mamma che bello! Non ho parole, ma buona Pasqua ormai fatta te lo dico,e, grazie per gli auguri!
RispondiEliminaUn abbraccio Lecoq
grazie per questa bella passeggiata in un palazzo che non conoscevo
RispondiEliminaHai davvero ridato vita alla composizione. La rappresentazione della primavera è insolita e geniale. C'è l'impudente incoscienza della giovinezza. Penso di fare come Nela. Anche per me è una fortuna poter passare da te, carissima. Bacio.
RispondiEliminaOh carissima, grazie di cuore per questo meraviglioso post. Io mi sono letteralmente innamorata della primavera, coi suoi bellissimi capelli crespi intrecciati di foglie di mortella. Quando passerò per Bologna non mancherò di fare una visita al Palazzo Pepoli Campogrande.
RispondiEliminaun abbraccio
@ tutti: grazie tante per i commenti. Chi potrà visitare palazzo Pepoli,oltre all'incanto della sala delle quattro Stagioni,alla possibilità di vederle e di identificarsi - se lo vuole- scoprirà altre sale affrescate,altre sorprese.
RispondiEliminaE quanto all'idea della blogguida, ci penso...