Cosa c'è di meglio in queste pigre e piovose giornate di fine estate che leggere un giallo?
Raccontarlo, è ovvio.
Sì, proprio un giallo. Ed è una storia vera, dove si mescolano avidità, dramma, colpi di scena e una suspense degna di Hitchcock.
È la congiura dei Pazzi.
Sì, proprio un giallo. Ed è una storia vera, dove si mescolano avidità, dramma, colpi di scena e una suspense degna di Hitchcock.
È la congiura dei Pazzi.
Per le strade strette si affollano donne dalle lunghe vesti e uomini in farsetto e calzebraghe.
La città è piena di cantieri e di nuovi edifici. La cupola del Duomo, inaugurata trent'anni prima, domina il panorama e le stanze dei palazzi delle famiglie nobili sono fresche di intonaco. C'è un gran fervore di attività, di commerci e di scambi.
Le botteghe degli artigiani e degli artisti lavorano a pieno regime. E, per i vicoli, c'è un rumore incessante di telai, di colpi di martello, un brusio continuo di voci.
La città è, formalmente, una Repubblica, ma, di fatto, la famiglia Medici esercita il potere: gli è bastato mettere nei posti chiave i propri uomini di fiducia.
Dal 1469, quando il padre, Piero, è morto si comportano come se fossero i signori della città.
Sono giovani (non ancora trentenni), eleganti, intelligenti, beffardi, si vestono sempre all'ultima moda; si atteggiano ad aristocratici; vincono giostre e tornei e corteggiano (ricambiati) le donne più ambite di Firenze.
Intorno hanno una schiera di cortigiani pronti a riempirli di lodi
Li hanno, perfino, definiti i "Dioscuri", come Castore e Pollluce, i due semidei figli di Giove.
Pura adulazione, perché belli come Dei greci, di certo non sono.
Hanno preso dalla madre, Lucrezia Tornabuoni, il naso storto e schiacciato, la voce in falsetto e la pelle olivastra e chiazzata.
Per fortuna ne hanno ereditato anche l'intelligenza affilata e acuta come una lama di pugnale (giusto per essere in tema).
Ricchi, questo sì lo sono: il Banco Mediceo, retto con acume e abilità dal nonno Cosimo, ha in mano l'economia europea.
Loro si disinteressano di finanze, non si vogliono "sporcare le mani": al Banco ci pensano i loro consiglieri.
Si dilettano, piuttosto, di arti, di poesia e, soprattutto, di donne.
Si dilettano, piuttosto, di arti, di poesia e, soprattutto, di donne.
Giuliano |
Giuliano, il più giovane e bello, ruba la scena al fratello, con la libertà del secondogenito che non ha sulle spalle il peso della successione.
Intorno a lui c'è un alone di romanticismo che gli piace accentuare, da quando è morta di tisi (come ogni eroina che si rispetti) la donna più bella della città, Simonetta Vespucci.
Tutti sanno che l'ha amata e che gli ha dedicato, nel 1475, la vittoria nella giostra più famosa mai corsa a Firenze, cantata dal poeta di famiglia, Agnolo Poliziano.
Tutti sanno che l'ha amata e che gli ha dedicato, nel 1475, la vittoria nella giostra più famosa mai corsa a Firenze, cantata dal poeta di famiglia, Agnolo Poliziano.
Il fratello maggiore, più pratico e costretto da anni a un matrimonio obbligato con la romana Clarice Orsini, pensa, intanto, ad aumentare l'influenza e la rete di conoscenze della famiglia.
I due vanno molto d'accordo: sono, ormai, nove anni che spadroneggiano e dettano legge in città.
Ce n'è abbastanza per rendere geloso chiunque, tanto più i nobili fiorentini, che si dice siano rissosi, invidiosi e che non ne perdonino una.
Jacopo de' Pazzi, esponente di una delle più importanti famiglie cittadine, non è uomo da subire in silenzio.
Nel 1478 ha cinquantasei anni.
È anche lui amante delle arti: si è fatto costruire un palazzo bello come quello dei Medici e il suo stemma, con due delfini, si trova bene in vista dappertutto
Anche lui è ricco, intelligente astuto, anche lui ama il lusso e il potere.
È sempre più stanco di sottostare ai due antipatici e apparentemente fatui Dioscuri.
Da anni i Medici e i Pazzi non si risparmiano colpi bassi, mirando là dove sono più sensibili: il portafoglio.
Una lotta senza sosta, dove tutto è lecito. Gli ultimi due round sono stati clamorosi.
Jacopo Pazzi ha messo a segno un colpo da campione: si è accordato col nuovo papa, l'ambizioso Sisto IV della Rovere, ed è riuscito a esautorare i Medici dalla gestione delle finanze pontificie.
Una dura batosta perché significa una perdita netta di denaro e di influenza e, soprattutto, la rinuncia alle miniere di allume dei monti della Tolfa, allora di pertinenza papale. E l'allume è un fissatore per la tintura dei tessuti, indispensabile per Firenze, che ha basato la sua fortuna sul commercio dei panni di lana.
I Medici hanno reagito subito.
Nel 1477 muore Beatrice Borromei, imparentata con la famiglia Pazzi per via di matrimonio.Tutta la sua eredità spetterebbe a Jacopo.
Nel 1477 muore Beatrice Borromei, imparentata con la famiglia Pazzi per via di matrimonio.Tutta la sua eredità spetterebbe a Jacopo.
"Spetterebbe", appunto, se Lorenzo non intervenisse, facendo approvare dai suoi, nel Consiglio, una legge retroattiva ad personam (anche allora usava), che, con un cavillo, priva i Pazzi di ogni eredità.
Per Jacopo Pazzi è troppo: è la goccia che fa traboccare il vaso.
Si vede sfumare sotto gli occhi l'occasione di diventare il più ricco di Firenze e, forse, la possibilità di prendere il potere, mentre i due Dioscuri se la ridono, festeggiano e scrivono poesie su "Quant'è bella giovinezza !".
È necessario farli fuori.
Un killer lo ha trovato ed è uno che col pugnale ci sa fare. Ora bisogna creare l'occasione e, soprattutto, le complicità e le protezioni giuste per dopo, per quando i due saranno eliminati.
Ed ecco che la congiura prende forma: anche il papa Sisto IV ha voglia di sbarazzarsi dei Medici per cedere ai nipoti Riario, cui è legatissimo, qualche pezzo del territorio fiorentino.
La Repubblica di Siena e il re di Napoli danno, segretamente, il loro assenso. Nessuna simpatia o antipatia personale. È una questione di realpolitik: i Medici sono diventati troppo arroganti; con i Pazzi, invece, si potrà trattare.
Entra in gioco perfino l'arcivescovo di Pisa, Francesco Salviati, che si vuole vendicare dei Medici perché gli hanno negato l'arcivescovato fiorentino.
Dietro le quinte, nell'ombra c'è un uomo potente, uno stratega, uno dei mandanti, forse l'organizzatore occulto.
Di lui, per ora, intravediamo, a mala pena l'inconfondibile profilo, mentre tiene tra le mani una lettera cifrata.
Non resta che fare un piano e sistemarli, davvero, e una volta per sempre, i due Dioscuri.