Cosa succede nel Parnaso raffigurato da Lorenzo Lotto (1480-1556) in questa piccola tela (44x74) ora al Museo di Budapest?
In una radura entro un bosco fitto di alberi, Apollo ha abbandonato la faretra e la lancia, appendendole a un ramo.
Sorregge ancora la lira da braccio, con cui, forse, era intento a suonare, ma dopo aver reclinato la testa sul braccio destro, appoggiato al tronco di un albero, si è messo a dormire.
Invano la Fama, rappresentata come una figura alata con tanto di flauto e tromba, cerca di svegliarlo, volandogli sopra la testa.
Nulla da fare! Il sonno del dio è talmente profondo che non si accorge nemmeno di quello che sta succedendo.
La luce, che filtra tra gli alberi, illumina nove tuniche variopinte. stese a terra ai suoi piedi, tra strumenti musicali, libri semi-aperti e perfino una sfera armillare.
Sono le vesti e i simboli delle arti che le Muse hanno abbandonato in tutta fretta, desiderose solo di vagare nude tra i declivi di una campagna verdeggiante, illuminata dalla prima luce dell'alba.
Da solenni e compunte rappresentanti delle arti, si sono trasformate in giovani Ninfe scatenate che danzano in completa libertà.
Apollo addormentato, le Muse che scappano come ragazzine capricciose, un albero che divide la scena in due parti nettamente separate: insomma, un'allegoria con una rappresentazione del Parnaso ben poco consueta.
Del resto, non c'è da aspettarsi niente di diverso da un pittore eccentrico e anticonformista come Lotto, capace di scardinare, con le sue invenzioni, tutti i generi pittorici, dalla scena sacra a quella mitologica, al ritratto (ne ho parlato qui e qui)
Il dipinto è generalmente datato intorno agli anni 1545-49.
Siamo, dunque, nel periodo in cui Lotto è rientrato a Venezia, la città in cui è nato e da cui è fuggito per non sottostare alla supremazia pittorica di Tiziano.
Il suo carattere inquieto e solitario lo ha costretto a viaggiare per anni, vagando tra Roma, Bergamo e le Marche e inseguendo una stabilità che non riesce a trovare.
Ora che è ritornato, si sente vecchio e solo, oppresso da assilli economici che gli amareggiano la vita e lo costringono a cambiare continuamente di residenza, senza avere pace.
Soltanto la pittura lo placa, come in questa tela, che- in assenza di committenti documentati- sembra dipinta solo per se stesso.
"Apollo dormiente in Parnaso e le Muse andar disperse... quello dorme e quelle confuse": è la descrizione del soggetto che Lotto appunta nel suo taccuino di lavoro, ma che non ne chiarisce fino in fondo il significato.
Le interpretazioni sono state tante, così come i rimandi a quella cultura filosofica, venata di esoterismo, che era tipica della Venezia del tempo.
Le interpretazioni sono state tante, così come i rimandi a quella cultura filosofica, venata di esoterismo, che era tipica della Venezia del tempo.
Forse, il sonno di Apollo simboleggia quello della ragionevolezza e della misura che lascia spazio all'irrazionale e all'eccesso.
O, al contrario, è il simbolo di quella sorta di vuoto della mente, la "vacatio animae, la vacanza dell'anima", di cui parla anche un filosofo come Marsilio Ficino, necessario all'artista per abbandonarsi al mondo dello spirito e all'ispirazione.
Oppure....chissà!
Il significato della piccola tela rimane un enigma che, forse, nemmeno Lotto vuole sciogliere del tutto.
L'ambiguità, in effetti, non fa che aumentare il fascino del dipinto, dove l'alternarsi di ombra e di luce evoca l'oscurità del bosco e la quiete del sonno del dio, mentre le tuniche, abbandonate a terra, si trasformano in puri tocchi di colore.
In questo mondo illusorio, ricreato dal suo pennello e dalla sua fantasia, le muse possono danzare, nude e libere da ogni costrizione, in un paesaggio che degrada dolcemente dal verde all'azzurro dell'orizzonte.
E, nell'incanto della sua pittura, l'allegoria cede il passo alla poesia.
E, nell'incanto della sua pittura, l'allegoria cede il passo alla poesia.
Il dipinto è stato esposto alla bella mostra "il sogno nel Rinascimento" che si è tenuta a Palazzo Pitti a Firenze nel 2013: qui è il link