Il bianco delle vesti, il mare e la luce in questo dipinto del 1909 intitolato "Las dos hermanas"del pittore spagnolo Joaquín Sorolla (1863-1923) ora al Museo Sorolla di Madrid:
Il candore degli abiti, il giallo dei cappelli di paglia, l'azzurro splendente dell'acqua, tutti i colori vivi del sole e della sabbia, dipinti con pennellate fluide e veloci: quale tela, meglio di questa, potrebbe esprimere l'essenza stessa dell'arte di questo pittore innamorato della luce?
Essere nato e cresciuto nel sud della Spagna, a Valencia, ha significato per Sorolla impregnarsi, fin da subito, della luminosità abbagliante del Mediterraneo.
Quello che è certo è che non se ne scorderà mai più.
E nemmeno si dimenticherà della felicità di giocare col mare che, forse, ha provato da bambino e che raffigura in questi questi "Ninos en la playa" del 1910 (ora al museo del Prado), dove tre bambini nudi si divertono sul bagnasciuga, lasciandosi andare al piacere di farsi accarezzare dalle onde.
Il riflesso incandescente dell'acqua sui corpi bagnati, i piccoli tocchi bianchi, i giochi dell'ombra tra mare e sabbia umida ne fanno una delle opere più rappresentative della sua idea della pittura come celebrazione sensuale della luce.
La biografia dell'artista scorre apparentemente lineare e senza troppi turbamenti, malgrado la nascita in una famiglia povera e i primi anni difficili dopo la morte dei genitori: la formazione accademica, prima a Valencia e poi a Madrid, i tanti viaggi, dall'Italia, alla Francia, agli Stati Uniti, i rapporti con i pittori contemporanei, l'attenzione ai problemi sociali e, poi, l'affermazione, i premi, le medaglie, la lunga carriera piena di riconoscimenti e con un grande successo di pubblico (qui).
I documenti che ha lasciato testimoniano di una vita privata agiata e appagata nell'amore della moglie ("la mia Clotilde", tante volte citata nelle lettere piene di tenerezza che le invia giornalmente durante suoi viaggi) e dei figli, che rappresentano i suoi modelli preferiti: "un uomo affettuosissimo e innamorato della famiglia", lo definisce il nipote in un'intervista.
Nella sua sterminata produzione (che conta più di duemila opere) rimane sempre fedele a uno stile, folgorato, all'inizio, dalla pittura di Velazquez e poi influenzato dalla corrente del "luminismo" post- impressionista, senza lasciarsi mai toccare dalle inquietudini delle avanguardie.
Così in questi "Ninos a la orilla del mar" è solo la luce che definisce i corpi:
Così in questi "Ninos a la orilla del mar" è solo la luce che definisce i corpi:
Una pittura troppo facile, quasi da cartolina, gli rimproverano, dopo la morte, i più malevoli dei detrattori.
E, invece, oggi, dopo un lungo periodo di oblio, è proprio la gioia pura che trasmette nei suoi dipinti quella che colpisce ed emoziona.
Come in questo "Saliendo del baño" del 1915, ora la museo Sorolla di Madrid, dove una morbida luce rosata sembra avvolgere nella tenerezza le figure della donna e del bambino:
Tre anni fa, grazie a una mostra che si è tenuta a Ferrara (qui), sono rimasta affascinata dal suo modo di dipingere che ha l'immediatezza di un'istantanea e una grazia così spontanea da ricordarmi, a volte, i versi delle poesie di Sandro Penna.
Visitando, in questi giorni, a Madrid la sua casa che è diventata il suo museo (qui), con il suo giardino decorato di azulejos e di conche di aranci, che rievocano il patio delle città andaluse e che nemmeno i recenti lussuosi condomini costruiti accanto riescono a soffocare, quel fascino si è accresciuto di nuove suggestioni: i colori vivaci delle ceramiche che amava collezionare, le tappezzerie scure, alla moda del tempo, riscaldate dal fragore dei suoi colori, l'intimità affettuosa dei suoi ritratti di famiglia appesi alle pareti del salotto, la cura nell'arredamento delle stanze più private, testimoniano di quel calore e di quella serenità che traspare in tutte le sue tele.
Fra i suoi dipinti ho scelto di pubblicare qui le immagini che rimandano al suo amore per il mare, una presenza che lo accompagna per tutta la vita e che compare, come motivo dominante, in tutta la sua produzione.
Non è difficile immaginarlo mentre dipinge, riparato da un grande ombrellone bianco, con tutto il suo armamentario di tavolozze, cavalletti e tubetti di colore nella spiaggia della Malvarosa di Valencia o, più tardi, in quella di Biarritz, cercando di fermare, nelle sue tele, gli infiniti riflessi della luce sull'acqua o sul giallo dorato della sabbia.
Come in questo "Mediodia en la playa" del 1904, dove la silhouette della bambina si staglia in controluce sull'azzurro del'acqua e sul bianco della schiuma delle onde.
Oppure in questo " Bajo el toldo" del 1910, ora al Saint Louis Art Museum, dove, invece, la luce è quella smorzata di una tenda, sotto cui sostano la moglie e le figlie, con i loro leggeri vestiti estivi in mussolina, sulla spiaggia di Zarauz:
Oppure in questo " Bajo el toldo" del 1910, ora al Saint Louis Art Museum, dove, invece, la luce è quella smorzata di una tenda, sotto cui sostano la moglie e le figlie, con i loro leggeri vestiti estivi in mussolina, sulla spiaggia di Zarauz:
A volte, Sorolla si ferma a osservare i lavori dei pescatori, come in questo "Cosiendo la vela" del 1904, dove il primo piano è occupato dalla superficie bianca della vela che spicca sulla sabbia, immersa nella luce abbacinante di una giornata estiva:
A volte, invece- come in questo "La playa" del 1909- sa cogliere la meraviglia di una bambina che si ferma attonita di fronte allo spettacolo stupefacente del mare:
E in quella stessa meraviglia coinvolge anche noi. Forse l'incanto delle opere di Sorolla sta proprio nella sua facoltà di osservare la mutevolezza della luce, come se la guardasse con occhi sempre nuovi e nella sua capacità di racchiudere nei suoi colori abbaglianti, nelle sue pennellate liquide, nella candida luminosità dei suoi sfondi, la voglia di abbandonarsi- in quella luce- alla felicità del momento e di gustare, fino in fondo, il piacere breve e intenso del vivere.