Bisogna
stare attenti a passeggiare per le vie del centro di Bruxelles.
In place Sainctelette, lungo il canale che passa dalla
città, a chi cammina tranquillamente sul marciapiede, può capitare di imbattersi in una scena come questa:
Un tizio con un berretto in testa sbuca fuori all'improvvisoda un tombino, afferra per la caviglia un serio e corpulento poliziotto in uniforme, con tanto di baffi, elmetto e mantello, e lo fa inciampare.
"De vaartkapoen" è il titolo che compare in una targhetta, una parola dialettale (de vaart è il canale e kapoen lo sfacciato) che indicava, dapprima, i lavoratori del porto che si ribellarono all'occupazione austriaca delle Fiandre, e poi passò a definire i più sfrontati furfanti di strada che si battevano tra di loro o si divertivano a prendersi beffe della polizia.
La scena sembra uno scanzonato omaggio a un certo spirito di rivolta, libertario e anarchico, degli abitanti di questa parte della città. Anche se strizza l'occhio a Hergé (il creatore di quella celebrità nazionale che è Tintin) e a un suo personaggio: l'Agente 15, il poliziotto vittima degli scherzi dei due monelli “Quick e Flupke" di una delle sue prime serie di fumetti.
Il soggetto è un po' particolare, lo ammetto.
Ricordiamoci, però, che siamo nella città, che ha come nume tutelare il surrealismo di Magritte, che ha scelto come simbolo un bambino che fa pipi, il Manneken pis, bizzarramente travestito a seconda delle occasioni (ne ho parlato QUI) e che- per rimanere in tema di sculture- è l’unica al mondo a rendere omaggio ai piccioni viaggiatori morti in guerra, con un marziale monumento al "Pigeon soldat/il Piccione soldato" (ne ho parlato QUI)
Nessuna
meraviglia, dunque, se, continuando a passeggiare in pieno centro, ci scontriamo
in rue des Chartreux, nei pressi della Grand Place, con uno "Zinneke"- la parola in
dialetto definisce un cane bastardo- che, senza vergogna, con la gamba levata
contro un paracarro, assolve alla stessa necessità fisiologica del Manneken.
Sarà
l’effetto della troppa pioggia.
E
nemmeno ci stupiamo se, all'angolo di due vie affollate, rue Moineaux e rue du Midi, vicino
all'imponente edificio delle Mutualités socialistes, una vecchia signora, con
la sua capiente sporta della spesa, da cui esce l’immancabile gambo di porro, si
è fermata a contare tranquillamente i soldi del borsellino, senza preoccuparsi
di essere
un facile bersaglio per qualunque borseggiatore.
Nella targhetta si specifica che si tratta di Madame Chapeau, il personaggio di una fortunata commedia della fine degli anni Trenta, rimasta a lungo nella memoria
popolare.
Un
gendarme beffato, un cane sfacciato, una signora imprudente. Tre sculture in
bronzo, a grandezza naturale, che si mescolano tra la gente che affolla la città.
L'autore è Tom Frantzen, un
artista nato Bruxelles nel 1954: è lui che, utilizzando come scenografia veri
elementi dell’arredo urbano, ha messo in scena queste piccole e bizzarre istantanee.
Ha voluto ricreare così lo spirito
ironico e irridente tipico della città, lo ”zwanze”, un senso dell’umorismo, fatto, insieme, di
arguzia, di malinconia e di un pizzico di follia. I titoli in dialetto rendono omaggio al gergo dei
quartieri popolari, in cui si mescolano
francese e fiammingo.
Ho letto
che le
tre opere, piene di ironia e di leggerezza, sono state
commissionate da comitati di quartiere e da amministrazioni pubbliche per essere destinate a spazi collettivi.
Il
motivo è riassunto così nell'articolo di un quotidiano: "Sono state pensate apposta per dialogare con la gente, perché
i passanti abbiano la possibilità di un momento di divertimento e di un sorriso"
Non
saranno capolavori destinati a sfidare i secoli, non offriranno messaggi
dirompenti, né saranno citate nelle guide del Touring, ma mi sembra che il loro compito lo assolvano bene. Con
semplicità e umiltà.
E, poi, "un momento di divertimento e un sorriso" di questi tempi non sono davvero da sottovalutare.