Leggendo qua e là su
internet, ho trovato una storia che unisce due delle mie passioni: i racconti
d'arte un po' bizzarri e la "Settimana enigmistica".
Da anni sono un’accanita lettrice di quell'inossidabile settimanale, tanto da vantarmi di appartenere alla ristretta schiera dei "solutori più che abili" (ne ho parlato qui).
"Vero o
falso", "Il Bersaglio" o "L'Aneddoto cifrato" non
hanno (o quasi) segreti per me.
Ma quelli che mi sono venuti in mente, scrivendo questo post, sono gli arzigogolati rompicapi giuridici di "Se voi foste il
giudice", che, come sanno i lettori più fedeli, trovano invariabilmente risposta a pag.46.
Ed ecco qui la storia:
Ed ecco qui la storia:
Il 17 dicembre 2010, a Milano un giudice ordina la chiusura immediata della mostra "The Giacometti variations", aperta da poco meno di tre mesi, nelle sale della Fondazione Prada: le opere d'arte e i cataloghi sono sequestrati e le immagini cancellate dal sito web.
Eppure la mostra, fino ad allora, è stata un evento di punta e non solo nel
mondo della moda.
Il direttore
della Fondazione, Germano Celant, in un intervista (qui è il
link) ha spiegato l'idea dell'esposizione.
Le recensioni sono state positive e, per tutto il periodo dell'apertura, i locali della Fondazione hanno accolto quello che i quotidiani hanno inevitabilmente definito il "pubblico delle grandi occasioni".
Le recensioni sono state positive e, per tutto il periodo dell'apertura, i locali della Fondazione hanno accolto quello che i quotidiani hanno inevitabilmente definito il "pubblico delle grandi occasioni".
Tutto è nato pochi
mesi prima, quando è stato incaricato del progetto l'artista John Baldessari, un vivace ottantenne americano, vero protagonista dell'arte concettuale, con una carriera di sessant'anni alle spalle, coronata, nel 2009, da un Leone d'oro a Venezia (qui è un link alla biografia dell'artista)
Noto per essere un maestro della provocazione, sa unire insieme, come pochi, ironia e rigore.
Dietro i suoi lavori c'è spesso l'idea della citazione,
della copia e della ri-contestualizzazione
"L'arte nasce solo dall'arte":
è solito dire.
Per illustrare il
rapporto tra arte e moda si è ispirato alla "Danseuse" di
Degas, una scultura in bronzo rivestita di un tutù di tulle,
ma, soprattutto, alle sculture di Giacometti, in particolare, alla "Femme
debout" (qui è il link alla sua intervista).
A. Giacometti, Femme debout |
Ha chiesto il permesso di
copiare l'opera dell'artista, ma, dopo
un tassativo rifiuto, ha pensato di elaborare lui stesso otto gigantesche sculture "alla Giacometti", alte più di quattro
metri, di resina, acciaio e bronzo.
La statura, decisamente over-size fa risaltare fino all'estremo la bellezza filiforme dei corpi raffigurati dallo scultore.
La statura, decisamente over-size fa risaltare fino all'estremo la bellezza filiforme dei corpi raffigurati dallo scultore.
"Le figure di
Giacometti- dice Baldessari- sono le sculture più scarnificate ed emaciate che
esistano...Inoltre è di prassi, quasi di rigore, che le modelle siano altissime e
magre. Perché, allora, non fondere arte e moda?"
Ed ecco che le enormi
sculture, piazzate tra le colonne in fila indiana, danno l'idea una di sfilata di gigantesche e scheletriche
top model, incerte tra il dolore esistenziale di Giacometti e il fascino del look.
Tutte sono abbigliate
con abiti o, meglio, accessori colorati, disegnati dallo stesso Baldessari, che
si ispirano alla moda, all'arte, ma anche alle favole, al teatro o al cinema.
Due giganteschi hula hop possono rammentare, per esempio, l'uomo vitruviano di Leonardo con la sua cornice di linee e di cerchi.
Basta, invece, un grande fiocco di raso color magenta, da fissare al pavimento, con due chiodi, per ricordare la bellezza glamour di una diva di Hollywood.
Un trench, appena gettato sulle spalle da una magrissima viaggiatrice, è sufficiente per evocare il fascinoso Humphrey
Bogart di Casablanca,
Mentre un drappo rosso-sangue, infilato da una spada, suggerisce l'atmosfera di una tragedia shakespeariana.
E siccome, come dice lo
stilista Karl Lagenfield "l'unica costante della moda è l'incostanza e il
cambiamento", Baldassari ha previsto diversi abbigliamenti da
alternare a rotazione.
A questo punto, se fossimo nella "Settimana enigmistica", non resterebbe che andare a leggere la soluzione, a pag.46, ma non prima di aver risposto alla fatidica domanda
Fin qui sembrerebbe che nulla richieda l’intervento della magistratura.
Invece, no. La Fondazione Giacometti ha citato in giudizio la Fondazione Prada, chiedendo la chiusura della mostra con un’accusa di contraffazione e di riproduzione non autorizzata: l'idea è che, copiando le opere di Giacometti, l'esposizione porti danno alla memoria dello scultore, lo ridicolizzi e mescoli indebitamente la sua arte a un marchio commerciale.
Invece, no. La Fondazione Giacometti ha citato in giudizio la Fondazione Prada, chiedendo la chiusura della mostra con un’accusa di contraffazione e di riproduzione non autorizzata: l'idea è che, copiando le opere di Giacometti, l'esposizione porti danno alla memoria dello scultore, lo ridicolizzi e mescoli indebitamente la sua arte a un marchio commerciale.
Il giudice ha disposto il
sequestro, ritenendo violato il diritto morale dell'autore all'integrità delle
sue opere.
Ma quali fini commerciali, quale plagio? Insorgono la Fondazione Prada
e Baldessari: le sculture in mostra non sono copie esatte di quelle di
Giacometti e non si espone alcun prodotto Prada.
Macché ridicolizzare! Più che una parodia è un omaggio e poi si tratta, in fondo, di esercitare un diritto: quello della citazione e della riappropriazione, praticato da tutta l'arte dell'ultimo secolo.
Macché ridicolizzare! Più che una parodia è un omaggio e poi si tratta, in fondo, di esercitare un diritto: quello della citazione e della riappropriazione, praticato da tutta l'arte dell'ultimo secolo.
E via a parlare di
dada e pop, di Andy Warhol, di Salvador Dalì, per finire con l'immancabile Marcel Duchamp e i suoi baffi alla Gioconda.
Non c'è allora che ricorrere al tribunale, come già a suo tempo fece Brancusi contro la dogana degli Stati Uniti (per chi non lo ricorda il link è qui).
Là si parlava, addirittura, della definizione stessa
di arte, qui di contraffazioni, di diritto di proprietà intellettuale e di
plagio (un link su questi temi è qui).
Da un lato, c'è la legittimità della "riappropriazione" delle opere di Giacometti da parte di Baldessari, dall'altro la garanzia dell'integrità del diritto d'autore.
Che cosa si stabilirà in tribunale?
Da un lato, c'è la legittimità della "riappropriazione" delle opere di Giacometti da parte di Baldessari, dall'altro la garanzia dell'integrità del diritto d'autore.
Che cosa si stabilirà in tribunale?
A questo punto, se fossimo nella "Settimana enigmistica", non resterebbe che andare a leggere la soluzione, a pag.46, ma non prima di aver risposto alla fatidica domanda
"Se voi foste il giudice a chi avreste dato
ragione?"
Siccome nel blog non ho a disposizione una pag.46 mi tocca a mettere QUI il link alla sentenza definitiva.
Il risultato è che è stato ribaltato il primo giudizio, dando ragione alla Fondazione Prada e riconoscendo il diritto di Baldessari di "variare" un'opera esistente, trasformandola in un'opera d'arte diversa e autonoma.
Il risultato è che è stato ribaltato il primo giudizio, dando ragione alla Fondazione Prada e riconoscendo il diritto di Baldessari di "variare" un'opera esistente, trasformandola in un'opera d'arte diversa e autonoma.