A quali magie è intenta la bella donna, sullo sfondo di un bosco illuminato dalla luce di un cielo tempestoso ?
Che sia una maga è fuori di dubbio.
Siede all'interno di un cerchio magico tracciato sul suolo e consulta una tavoletta con astruse formule cabalistiche, mentre accende una torcia da un braciere.
Indossa una sontuosa veste di seta azzurro scuro e una sopraveste in broccato con disegni dorati su un fondo scarlatto.
Un turbante giallo a fili d'oro le conferisce un tocco di fascino esotico.
Indossa una sontuosa veste di seta azzurro scuro e una sopraveste in broccato con disegni dorati su un fondo scarlatto.
Un turbante giallo a fili d'oro le conferisce un tocco di fascino esotico.
Il primo ventennio del Cinquecento non è ancora finito, quando Dosso Dossi (1486?-1542) esegue il dipinto, mentre lavora a Ferrara per gli Este (ne ho parlato anche qui).
La signoria estense è, allora, una delle più raffinate d’Italia
La vita della corte scorre tra le occupazioni quotidiane e gli svaghi.
La signoria estense è, allora, una delle più raffinate d’Italia
La vita della corte scorre tra le occupazioni quotidiane e gli svaghi.
Nelle lunghe giornate di ozio si vince la noia, facendo conversazione, giocando a scacchi, ascoltando musica e, soprattutto, appassionandosi alla sorte degli eroi dei poemi cavallereschi.
Il poeta di corte, Ludovico Ariosto, ha appena pubblicato, nel 1516, la prima edizione del suo "Orlando furioso”. È stato subito un successo.
Un best seller: duemila copie stampate e vendute, davvero parecchie per l'epoca.
Le vicende sono avvincenti: vi si narra di donne, cavalieri, amori, duelli e magie. La trama coinvolge, fa rimanere col fiato sospeso ed è facile restarne catturati.
Dosso, di sicuro, l'"Orlando furioso" lo conosce bene: è un amico e un ammiratore del poeta.
E allora per svelare l’identità dell’affascinante incantatrice non ci resta che addentrarci nella selva di storie narrate nel poema.
All’ottavo canto si scopre, finalmente, chi sia la bella maga.
All’ottavo canto si scopre, finalmente, chi sia la bella maga.
È Melissa, la fata buona che protegge Ruggiero e Bradamante e che profetizza la discendenza estense dalle nozze dei due eroi.
È proprio lei che usa il cerchio magico, il libro e il fuoco per liberare i nobili cavalieri trasformati in fiori, alberi e animali dagli incantesimi della perfida Alcina.
E tutto si spiega.
L’uccellino, la rosa e il cane, in primo piano, attendono, con pazienza, di riprendere il loro aspetto umano; gli "omuncoli" dagli esotici gonnellini, appesi all’albero, rappresentano, forse, le fasi intermedie della metamorfosi.
Intanto i cavalieri già liberati riposano seduti sul prato, mentre, nello sfondo, si distingue il castello incantato dove erano tenuti prigionieri.
Sortilegi a fin di bene, "scioglimenti" e liberazioni che ben si accordano con la dolcezza serena e pacata della donna.
Quella di Melissa, però, non è l'unica magia del dipinto
Perché anche Dosso è un mago, capace di ogni incantesimo con colori e pennello.
In una radiografia del dipinto si vede che, nella prima redazione, accanto a Melissa, compariva un cavaliere in armatura: Astolfo, il primo a essere liberato, dopo essere stato mutato in albero da Alcina.
Dosso, il mago-pittore, dopo averlo creato, ha deciso di farlo sparire.
Gli è bastato un colpo (o forse più) di pennello, per cancellarlo e trasformarlo nel bonario cagnone dallo sguardo umano.
L'unica traccia rimasta dell'elegante cavaliere è il pettorale vuoto della corazza, appoggiata all'albero.
L'unica traccia rimasta dell'elegante cavaliere è il pettorale vuoto della corazza, appoggiata all'albero.
Inserire la figura di Astolfo in primo piano sarebbe stato più aderente al testo, ma avrebbe reso il dipinto troppo affollato e avrebbe diminuito l'impatto straordinario di Melissa.
Dosso cede, dunque, alle esigenze della pittura: non è e non si sente un semplice illustratore.
Si basa su un testo letterario, ma, come succede quando si narra una favola, non sta troppo attento all'esatttezza di ogni singola citazione.
L'importante è che il racconto fili. Per questo inserisce elementi che non ci sono e ne cancella altri fondamentali.
L'importante è che il racconto fili. Per questo inserisce elementi che non ci sono e ne cancella altri fondamentali.
Quello che conta è l’atmosfera e il fascino della narrazione.
Con la stessa libertà si lascia andare alla gioia e all’incanto del dipingere.
Indugia sui tessuti e accentua gli effetti baluginanti della seta e del broccato, poi, con piccoli tocchi dorati, illumina, non solo la cascata delle frange della veste e del turbante della maga, ma anche i ciuffi d’erba e le foglie degli alberi dell’ampio paesaggio.
Nella figura monumentale della donna strizza l’occhio alle Sibille di Michelangelo della Sistina, mentre nel paesaggio e nei personaggi sullo sfondo riecheggia il Concerto campestre di Giorgione e Tiziano
Come l'amico Ludovico Ariosto dà libero spazio alla levità e al sorriso, divertendosi a rielaborare e a stravolgere i suoi modelli pittorici e letterari.
Gli piace trasmutare personaggi, dettagli e simboli. Ed è così che riesce a rendere al meglio l'incanto del poema.
Gli piace trasmutare personaggi, dettagli e simboli. Ed è così che riesce a rendere al meglio l'incanto del poema.
Usa il pennello come una bacchetta magica che crea, trasforma e lascia cadere su tutto il suo pulviscolo dorato.
Con lui la vera magia è quella della pittura.