Due girifalchi bianchi su uno sfondo di cielo blu in questo acquerello (cm 95x64) conservato alla New York historical society: un'immagine vivida e potente, sospesa tra accuratezza scientifica e poesia.
L'autore, John James Audubon (1785-1851), è di quelli che hanno
dietro una storia. Ed è una gran bella storia.
Nato ad Haiti, figlio
illegittimo di un ufficiale della marina, si trasferisce col padre in Francia, dove apprende i primi rudimenti di
pittura nell'atelier di Jacques-Louis David.
Ma la sua passione è
un'altra: forse memore delle teorie di
Rousseau del ritorno alla natura ma, soprattutto, grande camminatore, si
inoltra tutti i giorni nelle campagne e nei boschi, col suo taccuino di schizzi, per osservare il mondo degli uccelli, un mondo che
lo appassiona sempre di più, fino a diventare per lui una sorta di ossessione.
Nel 1803, appena diciottenne, si imbarca per Stati Uniti per evitare l'arruolamento nell'esercito napoleonico.
I primi tempi nel suo nuovo paese non sono facili: il mondo degli affari non è fatto per lui, tanto che inanella una serie di fallimenti che culminano in un soggiorno in carcere per debiti.
I primi tempi nel suo nuovo paese non sono facili: il mondo degli affari non è fatto per lui, tanto che inanella una serie di fallimenti che culminano in un soggiorno in carcere per debiti.
Ne esce solo con quello che ha indosso, ma con i suoi pennelli e i suoi album da disegno.
Ed ecco che, con l'aiuto della moglie, concepisce
un progetto che tenga conto della sua abilità di disegnatore e della sua passione
per gli uccelli.
Decide di illustrare, in un modo più preciso e attento al
naturale di quanto si fosse fatto fino ad allora, tutti gli uccelli viventi del Nord America e, in più, a grandezza reale:
un compito immenso che, da allora in poi, occuperà gran parte della sua vita.
Nel 1820 sale su una barca sul fiume Ohio per dirigersi
verso il Western Kentucky, la "frontiera" di allora, e parte per la
sua grande avventura.
I pittori che fino ad allora avevano raffigurato gli
uccelli dipingevano per lo più i loro soggetti impagliati e montati su trespoli.
Anche Audubon, in caso
di necessità, non ha scrupoli a uccidere e impagliare uccelli per sezionarli e
studiarli. Ma non è ciò che vuole: la sua idea è
piuttosto quella di raffigurare le sue amate creature dei cieli dal vivo, cogliendole
nel momento in cui sono in azione, mentre cercano il cibo, cacciano o si
dispongono per il volo.
Un progetto non facile che esige, oltre a un grande talento, ore e ore di osservazione da vicino (il binocolo farà la sua comparsa solo intorno al 1850) e lunghi
appostamenti e che gli impone, da allora in poi, una vita da nomade.
Percorre, dunque, con nient'altro
che i suoi materiali di artista e, beninteso, il suo fucile, un territorio sterminato dall'Ohio alla Florida alla Louisiana, seguendo il corso dei fiumi con la
piroga, camminando o cavalcando tra boschi e praterie, dalle montagne alla costa.
La sua idea è quella di ritrarre gli uccelli, in acquarelli enormi (che arrivano fino a un metro per sessantacinque). Li farà poi incidere su
lastre di rame e stampare sui fogli più grandi prodotti all'epoca, ritoccandone
i colori a mano.
Finanziare una simile impresa non è facile: Audubon,
dopo aver cercato invano di trovare
fondi negli Stati Uniti, parte nel 1826 per l'Inghilterra.
Là, con la sua aria spavalda riesce
ad affascinare un paese dove l'ultimo libro di James Fenimore Cooper sui "Pionieri" va a
ruba e dove i più lo vedono come un romantico eroe da romanzo.
Con la sua giacca di
pelle di daino e i capelli lunghi fino alle spalle sembra
l'incarnazione dell'America selvaggia.
Nelle sue conferenze delizia il pubblico con i suoi racconti che vengono riproposti a puntate sui
quotidiani.
Quegli inglesi abituati alla città o a campagne ridisegnate
dall'uomo si stupiscono di fronte a quelle avventure di viaggio, alla
narrazioni di lotte con i lupi, di duelli con gli indiani di notti
all'addiaccio, ma anche di incontri con cacciatori, con legnaioli o con
balenieri.
Ma soprattutto restano ammaliati da quelle immagini di
uccelli strani e bellissimi che sembravano usciti da un mondo selvaggio e
alieno.
Come questo "Pink Flamingo":
Insomma, la trasferta inglese è un successo: là raccoglie i fondi che gli
consentono di arrivare, dopo quasi vent'anni di lavoro, a pubblicare, nel 1830, "The
Birds of America": quattro volumi con ben 453 tavole con la raffigurazione quasi cinquecento specie nell'inusuale
formato di 100x70.
Ed ecco che in quella, che è subito definita come la più grande enciclopedia ornitologica illustrata, aironi, girifalchi, gru, pappagalli colorati,
cigni o picchi sembrano riprendere vita.
Audubon è stato capace di cogliere la natura di ognuno di loro e di catturarne qualsiasi azione, si tratti di
un'aquila che piomba in volo su una lepre, di un colibrì che succhia il nettare di un fiore o di un gruppo di colorati pappagalli appollaiati sui rami.
Con la sua abilità ha trasformato l'illustrazione ornitologica
in una sorta di ritratti di uccelli. Lavorando sulla luce e sulle velature dell'acquerello, usando pastelli, pigmenti metallici e inchiostri differenti, è riuscito a fissare
per sempre brevi istanti della vita di quelle creature libere e fragili.
"La mia scuola furono i campi e le foreste": sostiene Audubon, ma intanto, si mostra informato sulle ultime tendenze artistiche,
tanto che il taglio asimmetrico di qualche sua immagine sembra addirittura tener conto di quelle stampe giapponesi che
cominciano a circolare in Europa.
Al confine tra scienza e arte, le sue tavole, dai colori
intensi e luminosi, con i corpi di uccelli impregnati da quella che Audubon chiama "la dolcezza
del piumaggio", formano una sorta di poema figurato.
Un poema che oggi ripercorriamo
col rimpianto per un tempo, in cui non si immaginava che buona parte di quelle specie si sarebbero estinta, in
cui i cieli, i boschi e le campagne erano percorsi dai voli e risuonavano di cinguettii e in cui la natura, anche se iniziava a subire
le prime offese, era ancora in gran parte intatta.
Gli acquerelli di Audubon, che ho conosciuto grazie al
blog di un'amica (qui), sono conservati alla
New York Historical Society of America. I 119 esemplari della prima edizione del
suo libro per lo più sono conservati in istituzioni pubbliche: qui è un link
dove se ne possono scorrere le illustrazioni.
I rari che sono sul mercato hanno
raggiunto quotazioni altissime: uno è stato battuto in asta per 11,5 milioni di
dollari qualificandosi come il libro più caro al mondo (qui). La National Audubon
Socitey (qui) creata dopo la sua morte, è diventata un pilastro della difesa del
territorio