giovedì 28 gennaio 2016

Le misteriose "Compagne di viaggio" di Augustus Egg





The traveling companions (compagne di viaggio): è il titolo di questa tela realizzata nel 1862 dal pittore inglese Augustus Egg (1816-1863) e ora conservata nel Birmingham Museum and Art Gallery (qui).


In un vagone ferroviario di prima classe (come si capisce da qualche lussuoso particolare come i divanetti di velluto o la decorazione del finestrino) due donne sono sedute l'una di fronte all'altra, con le loro ingombranti gonne gonfiate dalla crinolina, che, per chi si aggiorna sulle riviste parigine, è allora di gran moda.
Dal finestrino, diviso in tre parti e incorniciato come un trittico, si intravede un paesaggio che è stato identificato con quello della baia di Mentone tra Francia e Italia, un luogo che il pittore conosceva benissimo per i frequenti soggiorni nel Sud imposti dalle sue precarie condizioni di salute.
La luce dell’esterno irrompe con forza nel chiuso del vagone, ma nessuna delle due viaggiatrici vi presta la minima attenzione.

Due donne che viaggiano insieme in silenzio, assorte in se stesse. 
Tutto qui? Niente affatto: il dipinto è molto più complesso e bisogna scoprirlo poco a poco.
Intanto non sappiamo che relazione leghi le due donne, tanto più che nemmeno il titolo originale del dipinto, "Travelling companions", lo svela.
Le due ragazze, che potrebbero essere amiche, compagne di scuola o di viaggio oppure semplicemente due sorelle, sono talmente somiglianti da sembrare gemelle: uguali il viso, la pettinatura, i vestiti, i cappellini posati sulle ginocchia e, perfino, il gioiello legato al collo con un nastrino. 
Eppure non si tratta di un’immagine speculare.
In effetti le differenze ci sono e per scoprirle basta "Aguzzare la vista" come suggerisce una celebre rubrica della Settimana enigmistica.
Con un po’ di pazienza e di attenzione si possono cogliere tutti i particolari che rompono l’apparente simmetria: una ha i guanti, l’altra, no; una ha accanto un mazzo di fiori, l’altra un panierino di arance; una ha i capelli raccolti, l’altra sciolti e, soprattutto, una dorme mentre l’altra è immersa nella lettura di un libro che può essere un romanzo, una raccolta di poesie o, forse, più prosaicamente, una guida di viaggio.

Donne simili, dunque, ma non uguali, racchiuse come in un bozzolo nello spazio claustrofobico del vagone in un treno che avanza verso una destinazione ignota.
Ce n’è abbastanza per creare un’atmosfera di mistero e per far diventare il dipinto - in un paese come l’Inghilterra amante come pochi di enigmi e di gialli - una vera e propria icona popolare conosciuta anche da chi ne ignora la data  o l'autore. 
Tanto da far fiorire le più varie letture.
Volete sapere quali? Ebbene, c'è chi vi ha visto una donna e il suo doppio, il doppelgänger di tanti racconti ottocenteschi (qui è un link), chi il simbolo di due diversi modi di affrontare la vita: l’attivismo della giovane che legge e la pigrizia di quella che dorme,  per arrivare a  chi, con qualche forzatura, vi ha riconosciuto niente di meno che la rappresentazione di una donna sessualmente attiva (quella che dorme con i capelli scomposti) in opposizione alla passività dell'altra che se ne sta tranquilla a leggere (per chi fosse curioso l'interpretazione è qui). Una vera miniera di informazioni sulle varie letture del dipinto  è qui.
Insomma, in quel vagone si è ambientato di tutto, anche se, in assenza di spiegazioni certe, il sottile mistero del dipinto (per fortuna) è rimasta intatto.

Quando realizza la tela Egg è un artista affermato, che apprezza il movimento dei pre-raffaelliti e che si dimostra aggiornato sulle ultime tendenze dell'arte. 
È un grande appassionato di teatro e un buon attore dilettante e  soprattutto frequenta assiduamente una cerchia di scrittori da Charles Dickens, che lo descrive come "un gentile amico sempre dolce, calmo e spiritoso", a Wilkie Collins, noto per i suoi libri, pieni di enigmi  e di colpi di scena. 
Con queste frequentazioni, col teatro nel sangue e con un nome, Augustus Egg, che  sembra uscito pari pari da un romanzo dell'epoca, non c'è da stupirsi che ami raccontare storie, tanto che nella  sua opera più famosa, il trittico intitolato "Passato e presente" (ora alla Tate Gallery), si è impegnato a narrare in pittura le conseguenze di un adulterio nella società vittoriana. 
Allora cosa ci vorrà dire con queste due enigmatiche viaggiatrici?
Probabilmente nel suo dipinto, volutamente ambiguo, ci ha lasciato soltanto una traccia, l'inizio (o, chissà, la fine) di una storia che sta a noi scoprire.
E ora, mentre il treno corre veloce e le due graziose ragazze continuano a leggere o a sognare, tocca a noi, con la nostra immaginazione, completare il racconto......





domenica 3 gennaio 2016

Tutto l'anno in una vetrata: gennaio



Quale calendario scegliere quest'anno per "Senza dedica"?
Negli anni passati il tempo è trascorso seguendo il ritmo delle scene miniate (con le "Très riches heures du Duc de Berry), dipinte (negli affreschi di Torre Aquila a Trento), scolpite (con i cicli dei mesi di Arezzo e di Ferrara) o tessute (negli arazzi Trivulzio).
Quest'anno, seguendo il suggerimento di un'amica, sono andata a scovare le immagini del calendario da sfogliare, stagione dopo stagione, tra i colori smaglianti di una delle numerose vetrate  realizzate nel primo quarto del Duecento per la cattedrale di Chartres e che formano un insieme unico per quantità, ricchezza e qualità di esecuzione (qui è un link con la descrizione dell'intero complesso)
La vetrata con i segni dello zodiaco e il ciclo dei mesi, collocata nel deambulatorio sud, sarebbe stata commissionata dal Capitolo della cattedrale prima del 1218  per ringraziare il conte Thibault VI di Chartres che avrebbe donato alla chiesa uno dei suoi poderi già coltivato a vigne. 
Il conte, in effetti, compare effigiato nella parte inferiore della vetrata mentre cavalca con uno scudo decorato dallo stemma di famiglia.
Ed ecco, allora, come appare, composto di luce e di tinte splendenti,  il mese di gennaio:



Seguendo una tradizione che sopravvive per tutto il Medioevo, il Mese è impersonato dal dio romano Giano, da cui prende il nome. 
Giano, protettore dell'inizio e della fine, degli ingressi e dei passaggi, simbolo dei cambiamenti e custode di tutte le porte, da quella della casa a quella della città, è rappresentato, con un mantello e una lunga veste all'antica, mentre sta aprendo i battenti della porta del nuovo anno.
Il dio era solitamente raffigurato con due volti, uno che guarda verso il passato e l'altro verso il futuro; qui, eccezionalmente, i volti sono addirittura tre con l'aggiunta di quello rivolto verso di noi che forse allude al breve istante del tempo presente.
Nella parte destra, il segno astrologico dell'Acquario, è rappresentato come un uomo con una corta tunica e un berretto rosso, che versa acqua da una brocca.
Una scena sintetica, dai colori brillanti, in cui bastano i tratti del volto del dio Giano a riassumere gli elementi essenziali del momento del passaggio tra il ricordo dell'anno appena trascorso e la voglia di vedere cosa succederà nell'anno appena iniziato.
Con la speranza che il cambiamento sia propizio!