"Mobile in alto/ stabile in basso/così è la Torrer Eiffel./ Calder è come lei/ ...Ingegnere ilare/ architetto inquietante/ scultore del tempo./ Così è Calder" (Jacques Prévert)
Come sempre, alla televisione, intorno a Natale, imperversano le trasmissioni sul circo. Piace a grandi e a bambini, rende più magica l’atmosfera delle feste: si dice.
E allora mi adeguo anch'io e, visto che siamo all'inizio delle vacanze natalizie, parlo di un circo. Un circo speciale, però, con cui divertirsi, senza il disagio di vedere fieri animali compiere esercizi avvilenti.
E allora mi adeguo anch'io e, visto che siamo all'inizio delle vacanze natalizie, parlo di un circo. Un circo speciale, però, con cui divertirsi, senza il disagio di vedere fieri animali compiere esercizi avvilenti.
Eccolo qua:
Qui si respira ironia e leggerezza.
Perché questo è il circo di un grande artista, Alexander Calder (1898-1976), un caposcuola dell'arte del Novecento, che ha rivoluzionato l'idea stessa di scultura, con i suoi ritratti in fil di ferro o i suoi "mobiles", capaci di muoversi al minimo soffio di vento (QUI è un link)
Siamo a Parigi nel 1926 e Calder è appena arrivato dagli Stati Uniti; ha ventott'anni e proviene da una sofisticata famiglia di artisti.
Bricoleur nato, ha scelto di laurearsi in ingegneria: i meccanismi che regolano il movimento lo hanno affascinato fin da piccolo.
Bricoleur nato, ha scelto di laurearsi in ingegneria: i meccanismi che regolano il movimento lo hanno affascinato fin da piccolo.
Solo più tardi si è iscritto all'Accademia d'arte e ha cominciato a lavorare, a New York, come illustratore di eventi mondani e sportivi; per qualche tempo ha curato le illustrazioni del circo Barnum, dove ha seguito con attenzione e coinvolgimento tutti gli spettacoli.
Da sempre il circo è la sua passione. Per divertirsi, ha cominciato a fabbricarsene uno, tutto per se.
Ci sono voluti due anni, una grande abilità manuale e, soprattutto, fantasia e pazienza, prima di completare il tendone, la pista e tutti i personaggi: acrobati, funamboli, clown, domatori, cavalli, elefanti, leoni e ballerine.
Più di duecento figurine: una settantina tra persone e animali, novanta accessori (tende gabbie, trapezi, reti...) e più di trenta strumenti musicali.
Ci sono voluti due anni, una grande abilità manuale e, soprattutto, fantasia e pazienza, prima di completare il tendone, la pista e tutti i personaggi: acrobati, funamboli, clown, domatori, cavalli, elefanti, leoni e ballerine.
Più di duecento figurine: una settantina tra persone e animali, novanta accessori (tende gabbie, trapezi, reti...) e più di trenta strumenti musicali.
Ha realizzato tutte le sculture in materiali di recupero: legno, fil di ferro, bottoni, carta, tappi di bottiglia, spago, barattoli di latta, stracci.
E tutte si possono muovere.
Non è stato facile: in un libro delizioso riassunto QUI spiega come abbia fatto.
Ha cominciato a lavorare al suo circo in America e lo ha finito a Parigi e ora, nel suo atelier di Montparnasse, lo spettacolo è pronto a iniziare.
Grazie alle fotografie, possiamo immaginarcelo, robusto, capelli e baffi neri, in maglietta e salopette, mentre, inginocchiato sul pavimento, prepara i due metri di pista in panno rosso e alza il tendone.
Dalle cinque valigie, che si porta sempre dietro, estrae, mano a mano, tutti i suoi artisti in miniatura, e mette sul grammofono un’allegra marcetta.
Gli basta pronunciare, col megafono, la formula di rito: "Signori e signori, lo spettacolo ha inizio" perché il piccolo mondo magico prenda vita.
È lui che interpreta tutte le parti, cambia tono di voce dal basso al falsetto e commenta lo spettacolo come un provetto imbonitore.
Soprattutto, da burattinaio esperto, muove i sofisticati meccanismi che azionano i piccoli ingranaggi e, per tre quarti d'ora, manipola i fili, le leve e le molle dei suoi attori.
E li fa muovere tutti, scandendo, col fischetto, il susseguirsi dei numeri.
E li fa muovere tutti, scandendo, col fischetto, il susseguirsi dei numeri.
Ecco che il cavallo trotta, i trapezisti volano sulle corde, il leone, un po' mesto, ruggisce, i clown fanno divertire e il cane ammaestrato salta a comando.
Lo spettacolo, che sembra improvvisato, è studiato in ogni minimo dettaglio, perfino negli inconvenienti o negli infortuni. Gli animali sporcano la pista con i loro bisogni e, subito, Calder si affretta a pulire.
Lo spettacolo, che sembra improvvisato, è studiato in ogni minimo dettaglio, perfino negli inconvenienti o negli infortuni. Gli animali sporcano la pista con i loro bisogni e, subito, Calder si affretta a pulire.
Il lanciatore di coltelli, forse per l’emozione, trafigge la sfortunata partner e i piccoli efficenti barellieri intervengono immediatamente a portarla via.
Insomma in questo "circo Barnum dei lilipuziani", com’è stato definito, non manca nulla, nemmeno un cartellone pubblicitario a grandi lettere dorate.
Fin dall’inizio è un trionfo.
A richiesta, si replica più e più volte.
"Le cirque" diventa rapidamente per Calder una specie di biglietto da visita e i suoi piccoli circensi un'attrazione irresistibile.
Lo vogliono vedere tutti: per entrare nel suo studio, si fa la fila.
Artisti come Mirò, Legér, Duchamp, Mondrian, Man Ray, sono spettatori entusiasti.
"Le cirque" diventa rapidamente per Calder una specie di biglietto da visita e i suoi piccoli circensi un'attrazione irresistibile.
Lo vogliono vedere tutti: per entrare nel suo studio, si fa la fila.
Artisti come Mirò, Legér, Duchamp, Mondrian, Man Ray, sono spettatori entusiasti.
Un giornale dell’epoca scrive che "gli spettacoli del circo Calder, accompagnati dai suoi commenti divertenti, lo hanno reso, improvvisamente, popolare.
Ormai è noto come il re del fil di ferro e dello spago".
L’esperienza sarà fondamentale per la sua carriera, un vero e proprio laboratorio nel quale esplorare tutte le idee della sua arte futura: amore per il movimento, colori puri, forme basilari, gusto del gioco e della leggerezza, uniti a una grande precisione tecnologica.
Calder, mai stanco di aggiungere nuovi personaggi, lavorerà al circo, per tutta la vita, trasportandolo, con le sue valigie, dalla Francia agli Stati Uniti.
Lo scrittore Thomas Wolfe, che lo ha visto esibirsi a una festa, lo descriverà, divertito, in uno dei suoi romanzi.
Ma, ovviamente, i racconti e le fotografie non sono sufficienti: il circo- si sa- bisogna vederlo.
Ed ecco che, in un filmato del 1955 "Le grand cirque, 1927" di Jean Painlevé, Calder, invecchiato e già artista famoso, si esibisce per noi, col suo insieme di grazia, leggerezza e allegria.
Non ci resta che metterci comodi, aspettando che, ancora una volta, il banditore dia inizio allo spettacolo.
Non ci resta che metterci comodi, aspettando che, ancora una volta, il banditore dia inizio allo spettacolo.
E che la magia cominci:
Il circo Calder è oggi conservato al Whitney Museum di New York.