"O luce eterna che sola in te sidi
sola t'intendi e da te intelletta
e intendente te ami e arridi"
sola t'intendi e da te intelletta
e intendente te ami e arridi"
(Dante, Paradiso, XXXIII,123-126)
Ci sono delle immagini che si stampano in
mente e non vanno più via.
Come questa, che ho ritrovato per caso nel grande mare di internet, mentre- tanto per cambiare- ero alla ricerca di cieli e di nuvole.
È l”Ascesa
all'Empireo” di Hieronymus Bosch
(1450-1516), uno dei quattro pannelli con le "Visioni
dell'aldilà", datati intorno al 1500 e conservati nel Museo di Palazzo Grimani a Venezia:
Nel cielo sullo sfondo, ben oltre le
nuvole, ogni elemento naturale scompare fino a che lo spazio non diventa di un'oscurità metafisica.
Le anime, come corpi nudi e senza peso, con i volti levati in alto, salgono verso il paradiso,
accompagnate in volo da coppie di angeli dalle ali aguzze.
Mano a mano che salgono, sembrano perdere ogni consistenza e sono attirate in un vortice formato da cerchi concentrici che trascolorano dal blu scuro all'azzurro chiaro, fino a un bianco accecante.
Mano a mano che salgono, sembrano perdere ogni consistenza e sono attirate in un vortice formato da cerchi concentrici che trascolorano dal blu scuro all'azzurro chiaro, fino a un bianco accecante.
E, alla fine, arrivano a immergersi nella luce.
Un'idea straordinaria, soprattutto da parte di un pittore che si direbbe più abituato a
rappresentare demoni, mostri, o animali fantastici che visioni celestiali. In ogni caso, un soggetto
difficile per chi non abbia la sua straordinaria capacità di immaginare
il soprannaturale.
Strano personaggio Hieronymus Bosch!
A giudicare dai suoi dipinti, capaci di scomodare filosofi e psicanalisti e di dare spazio alle rivendicazioni dei surrealisti che lo considerano un precursore, lo si potrebbe pensare come un anticonformista, un emarginato,
perfino una sorta di "border-line". E invece no.
Jeroen
van Aken- Bosch è il nome che adotterà più tardi per differenziarsi dal padre e
dai fratelli- nato in una famiglia di pittori, conduce un’esistenza che
più normale non si potrebbe. La sua vita la passa tutta nella
cittadina di s'Hertogenbosch, ora in Olanda, ma allora possedimento dei Duchi di Borgogna, anche se qualche studioso ipotizza un viaggio a Venezia per aggiornarsi sulle novità italiane.
I documenti parlano di un onesto e agiato pittore, regolarmente iscritto a una corporazione, stimato e benvoluto da tutti.
I documenti parlano di un onesto e agiato pittore, regolarmente iscritto a una corporazione, stimato e benvoluto da tutti.
È tutt'altro che un isolato, anzi è oberato di commissioni da
parte di esponenti della ricca borghesia e dell’alta aristocrazia,
più attratti che sgomentati dalla sua fantasia indiavolata.
Nessun mistero nella sua vita, fatta di lavoro, di impegni familiari, di acquisti di terreni, di pagamenti di tasse e di doveri religiosi, da cattolico fervente qual è. E nemmeno nessun sospetto di eresia a turbare la tranquillità di un'esistenza quieta e ordinata. Tanto che il suo nome appare citato, in varie occasioni, come "membro notabile" della confraternita di Nostra Signora, dedicata alla Madonna. Ed è a cura della Confraternita che saranno celebrate le sue esequie in forma solenne.
Nessun mistero nella sua vita, fatta di lavoro, di impegni familiari, di acquisti di terreni, di pagamenti di tasse e di doveri religiosi, da cattolico fervente qual è. E nemmeno nessun sospetto di eresia a turbare la tranquillità di un'esistenza quieta e ordinata. Tanto che il suo nome appare citato, in varie occasioni, come "membro notabile" della confraternita di Nostra Signora, dedicata alla Madonna. Ed è a cura della Confraternita che saranno celebrate le sue esequie in forma solenne.
Nessun documento, però, ci parla dei suoi pensieri.
Di sicuro Bosch non può essere rimasto indenne dalle inquietudini di un’epoca, in cui la religione impregna ogni momento del quotidiano e in cui sono onnipresenti i temi della lotta tra bene e male, del peccato, della punizione e della salvezza.
Un tempo, in cui gli spettacoli della miseria, delle malattie o quelli raccapriccianti dei supplizi sono sotto gli occhi di tutti.
Immagini sconvolgenti di tutti i giorni, che, insieme ai ricordi dei bestiari medioevali, delle stampe devozionali, delle miniature o del mondo fantastico delle sculture romaniche e gotiche, alimentano la sua immaginazione.
Fino a sovraccaricare i suoi dipinti di simboli e di bizzarre apparizioni.
E a rendergli, forse, più facile raffigurare demoni che angeli.
Fino a sovraccaricare i suoi dipinti di simboli e di bizzarre apparizioni.
E a rendergli, forse, più facile raffigurare demoni che angeli.
Tanto che, a fronte dei suoi tanti "Inferni", questa è la sua unica rappresentazione del Paradiso.
E qui, dove, invece della sofferenza e della follia, deve raffigurare la speranza, utilizza a pieno la sua capacità di rendere visibile l'immateriale, non dà spazio a nessuna delle sue strane creazioni e depura il soggetto fino all'essenziale.
E qui, dove, invece della sofferenza e della follia, deve raffigurare la speranza, utilizza a pieno la sua capacità di rendere visibile l'immateriale, non dà spazio a nessuna delle sue strane creazioni e depura il soggetto fino all'essenziale.
Probabilmente per ispirarsi ha ripensato a quello che ha letto in qualche testo di mistica o che ha sentito in qualche predica.
Forse- o almeno così piacerebbe immaginare- gli risuona in mente un’eco dei versi di Dante.
Forse- o almeno così piacerebbe immaginare- gli risuona in mente un’eco dei versi di Dante.
Comunque, quello che ci consegna è un capolavoro: una visione metafisica, al di là del tempo e dello spazio, che travalica la sua epoca e arriva ancora oggi a emozionarci con l'immagine di un vortice di luce, in cui si dissolva per sempre ogni paura e ogni dolore.
Una mostra sul trittico di Palazzo Grimani si è tenuta a Venezia nel 2010 (qui è il link)