Oggi, a Bologna, in una via del centro.
Su una panchina, un ragazzo con un maglione nero, completamente assorto, ascolta della musica.
I capelli lunghi gli coprono gli occhi, lasciandoli un po' in ombra.
Improvvisamente spegne l'iPod, alza la testa e guarda le persone che passano con uno sguardo ferito e malinconico, che lo rende più maturo della sua età.
Quando l'ho visto, mi ha comunicato da subito una sensazione di grande tristezza.
Un ritratto, datato intorno al 1530 e ora alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia:
Un ritratto, datato intorno al 1530 e ora alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia:
La luce radente evidenzia pochi oggetti: i libri nella nicchia e uno spartito appeso al muro.
Un ragazzo, con una veste di velluto nero e una sopraveste grigia foderata di pelliccia, che lo infagotta, come se fosse troppo grande per lui, si volta verso di noi tenendo un flauto tra le mani, come se fosse stato appena distolto dalla musica.
Gli occhi, sotto il cappello nero a tesa larga che gli ombreggia il viso, sembrano febbricitanti.
Gli occhi, sotto il cappello nero a tesa larga che gli ombreggia il viso, sembrano febbricitanti.
Appare completamente chiuso in se stesso e dà l'idea di una profonda malinconia.
Quali siano i suoi pensieri lo si può scoprire, se si guarda meglio il foglio da musica attaccato alla parete.
Là si legge, oltre alla firma dell’artista, un brano musicale che è stato identificato con una composizione del padovano Francesco Patavino.
Il pezzo – uno dei rari profani del musicista - è il lamento di un innamorato deluso.
Allora non è solo malinconia quella del ragazzo: è mal d'amore.
Difficile, davvero, raffigurare la sofferenza amorosa, senza ricorrere a tutto l'armamentario mitologico di Veneri, Cupidi, frecce e cuori trafitti.
Eppure, l'autore, il bresciano Giovan Gerolamo Savoldo ( 1480/1485- dopo il 1548), c'è riuscito, unendo un chiaroscuro che ricorda quello di Leonardo con l’atmosfera di certi dipinti di Giorgione e dando al dipinto un tono sospeso e sognante.
Come avviene per molti artisti tra Veneto e Lombardia, la sua è una pittura diversa, sia da quella del manierismo toscano, che dall'esaltazione del colore veneziana. È una pittura vicina alla realtà, attenta ai sentimenti e alle cose di tutti i giorni.
Non è mai retorica o gridata.
Questo, poi, non è un ritratto in posa, fatto per sottolineare la ricchezza o uno status sociale elevato.
Forse, non è nemmeno un ritratto vero e proprio.
Forse, non è nemmeno un ritratto vero e proprio.
È, piuttosto, una rappresentazione emotiva, che sa cogliere, più che l'esattezza delle fattezze, le sfumature di uno stato d'animo. E che è capace di ricreare un momento d'emozione che unisce il giovane a chi lo guarda.
Il suo sguardo è talmente intenso che, se ci si scorda dell’abbigliamento cinquecentesco e si coglie solo la sensazione che trasmette, si ritrova la stessa sofferenza del ragazzo di oggi, a Bologna.
Due adolescenti che hanno negli occhi la medesima espressione.
Distanti cinque secoli, eppure simili.
La pittura del Cinquecento non è poi così lontana, quando i sentimenti rappresentati hanno questa intensità e questa forza.
La pittura del Cinquecento non è poi così lontana, quando i sentimenti rappresentati hanno questa intensità e questa forza.
Il mal d'amore non cambia con i secoli.