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lunedì 26 settembre 2011

Constable: l'innamorato delle nuvole




"Leonardo da Vinci vedeva alberi, paesi, battaglie e altre immagini nelle macchie che trovava nei vecchi muri. Shakespeare vedeva draghi e altri animali nelle forme delle nuvole. Bernardone non vede niente altro che nuvole nelle nuvole e macchie nelle macchie.
(Bruno Munari, Arte come mestiere)





In questi giorni, per me, le nuvole transitano spesso.
Le innumerevoli nuvole vere del  cielo sopra Bruxelles,  autunnale e sontuoso, che passa continuamente dal sereno al grigio dorato, e le nuvole dipinte negli schizzi di John Constable (1776-1837), che ho scoperto grazie a un amico e che ho ritrovato esposte in una mostra (qui è il link).






Sono più di un centinaio e sparsi tra vari musei  gli schizzi delle nuvole che attraversavano il cielo inglese, tra il 1821 e il 1834, tra Hampstead Heath e Brighton;  sono le nuvole che John Constable inseguiva e dipingeva, andando a giro per sentieri e per spiagge solitarie, naso in aria e taccuino di disegni alla mano.

Ha più di quarant'anni, allora, Constable e, da tempo, si è dedicato alla pittura.
Da giovane, ancor prima di iniziare la sua formazione accademica, percorrendo la campagna, si è abituato a riconoscere la bellezza nei più minuti particolari del paesaggio.
E quella bellezza l'ha voluta restituire nei suoi dipinti.

La sua fonte d'ispirazione è la natura e della natura vuole osservare e comprendere tutto, perché - dice -  "non si vede veramente qualcosa, se non lo si capisce".
Guardare con attenzione quello che lo circonda, significa, per lui, dipingere e dipingere vuol dire vivere appieno le proprie sensazioni, perché "la pittura non è che una parola diversa per dire sentimento".

Non é un pittore di storia.
Alle rappresentazioni mitologiche, alle ninfe, agli amorini,  o alle fattezze di qualche nobile personaggio bene abbigliato, da ritrarre dietro lauto compenso, preferisce il paesaggio.
Per lui non è la "presenza dei soggetti umani" che fa il quadro, che lo rende degno di considerazione. Non tiene alcun conto di quella classifica dei generi pittorici, all'epoca comunemente  accettata, che vedeva, al primo posto, il quadro mitologico o di storia e, all'ultimo, quello della natura morta o del paesaggio.
Quello che gli importa è dipingere la campagna che conosce, quella vicino a casa, un albero, una capanna, un carro di fieno o il colore cangiante del mare e abbandonarsi  alle sensazioni che gli suggerisce.
Nella sua pittura i protagonisti sono gli eventi naturali, le forze della natura.

E, soprattutto, il cielo, perché per lui "è l'elemento chiave, l'ago della bilancia, il primo organo del sentimento... e la sorgente della luce che, in natura, governa ogni cosa".
E nei suoi piccoli schizzi (i fogli misurano più o meno 20x15cm), eseguiti in anni e località differenti, raffigura cieli puri senza uccelli, né alberi, né orizzonte.
Cieli che non sono più uno sfondo, ma che diventano il soggetto principale.


Sono paesaggi fatti solo di nuvole, ritratti di nubi,  si potrebbe dire

Una cinquantina d'anni prima, rispetto ai pittori impressionisti, si sofferma a dipingere un unico motivo naturale, che cambia costantemente con le condizioni della stagione, del vento o della luce. Un soggetto sempre diverso e meravigliosamente mutevole.

Lavora all'aria aperta, utilizzando, per i suoi schizzi, colori a olio: una tecnica abbastanza inconsueta. Solo più tardi userà l'acquarello, più facile e più maneggevole.
Sul retro, quasi sempre, aggiunge  delle annotazioni sulla direzione del vento, sull'ora del giorno, sul sole e sulla luce.

Fare "skyning" lo chiama.
Dipinge le nuvole, non per le immagini che evocano e nemmeno per usarle negli sfondi di composizioni più grandi, ma per indagarle  in ogni minimo dettaglio e per studiarne la forma e l'anatomia, come un altro pittore avrebbe studiato l'anatomia del corpo umano.


Sono, in effetti, gli stessi  anni,  in cui compaiono i primi studi di meteorologia: è del 1820 l' articolo di Luke Howards "On the modification of the clouds", con la prima classificazione delle nuvole dal punto di vista scientifico.

E Constable, probabilmente, lo ha letto e sa  distinguere le nuvole alte e le nuvole basse, i cirri, i cumuli, gli strati o i nembi.

Ma, soprattutto, sa ritrarli in maniera diversa.





Sa dipingere i cirri, le nubi bianche e leggere, illuminate dal sole, catturando la luce con dei colpi di bianco o di giallo puro.











O sa raffigurare i cieli plumbei di nuvole basse e gravide di tempesta.















Oppure gli strati di nubi  che, durante un temporale, sembrano occupare tutto lo spazio con la loro massa scura e incombente.








Nei suoi schizzi le nuvole compaiono tutte e tutte sono rappresentate con appassionata precisione: quelle leggere e quelle pesanti, frastagliate o compatte, opache o trasparenti, quelle bianche del cielo assolato  o quelle nere delle giornate di pioggia. 

E si ha l’impressione  che, nella sua ostinata  ricerca di  fissare in pittura  le loro forme e la loro effimera  e variabile bellezza, ci sia  la volontà, se non di rappresentare il trascendente, di suggerirne, almeno, l’esistenza





Qui é il link  a una mostra delle opere di Constable che si è tenuta a Parigi, al Grand Palais nel 2002. Mi ha stupito, ma nemmeno tanto, vedere che è stato un grande artista, apparentemente lontano da Constable, Lucian Freud (ne ho parlato in questo post) che ha curato la scelta delle opere da esporre.Segno che, quando si parla di grande pittura, tutto torna: i ritratti impietosi e taglienti di Freud e i paesaggi  romantici di Constable non sono che aspetti diversi di una comune umana sensibilità.



E ora due link con le poesie di un altro corteggiatore delle nuvole: Fabrizio De André
Tra Nuvole  e Nuvole barocche.
E uno con  C. Debussy, Nocturnes (nouages)