Non potevo certo passare qualche giorno di vacanza a Berlino senza parlare di lei, "la donna
più bella della città", come la definiscono i
più entusiasti: Nefertiti.
Una piccola scultura in pietra calcarea ricoperta di gesso policromo, alta
una cinquantina di centimetri e ora conservata al Neues Museum.
Una donna bellissima, con il collo lungo lievemente inclinato in avanti quasi
a sostenere meglio il peso della corona, il naso sottile, gli zigomi alti, le
labbra carnose che accennano appena a un sorriso.
Di un fascino così ammaliante
da far dimenticare che uno dei due occhi è vuoto. Solo il destro è completo, con l’iride tagliata in un minuscolo pezzo di
cristallo di rocca- su cui è stata incisa
e poi dipinta in nero la pupilla- inserito in uno strato di cera
trasparente.
Malgrado l'assenza di ogni iscrizione, non ci sono dubbi che l'affascinante "regina policroma" sia Nefertiti (1390-1352
a.C.), "la bella che qui è giunta" stando al significato del suo nome, la moglie del
faraone Akhenaton, celebre per avere imposto il monoteismo e il culto esclusivo
di Aton, il dio del sole
"Signora della felicità, dal viso luminoso": la descrive un’iscrizione
funeraria. E meglio non si potrebbe definire la dignità e la grazia di questo busto.
"Ogni descrizione è inutile, bisogna vederla":- scrive l’archeologo tedesco Ludwig
Borchard dopo aver scoperto la scultura- il
6 dicembre 1912- durante gli scavi finanziati dal mecenate James Simon, amico
personale dell’imperatore prussiano Guglielmo II.
Il sito era quello di Tell El Amarna, al nord di Tebe, proprio là dove, per un breve periodo, Akhenaton aveva spostato la capitale del regno.
Il sito era quello di Tell El Amarna, al nord di Tebe, proprio là dove, per un breve periodo, Akhenaton aveva spostato la capitale del regno.
Chissà che sorpresa, quando fu
ritrovata tra una serie di pezzi provenienti da quello che fu identificato come il laboratorio dello scultore "Thutmosis",
responsabile dei monumenti reali.
Un busto come questo, era particolarmente raro nell'arte egizia: secondo gli studiosi poteva servire come modello per i collaboratori meno esperti per eseguire la testa delle sculture dedicate alla Regina, mentre i corpi, probabilmente, erano completati altrove. E sarebbe stato
lasciato incompiuto dallo scultore, quando partì precipitosamente per Tebe.
Il busto fu portato a Berlino insieme agli altri, provenienti dallo scavo,
mentre la metà dei reperti- secondo gli accordi- veniva lasciata in Egitto.
Rimase, poi, una decina d'anni nella dimora berlinese di James Simon, cui spettava la proprietà di
molti degli oggetti recuperati, finché, nel 1924, non fu donato al
museo ed esposto per la prima volta al pubblico.
E da allora fu un innamoramento
collettivo.
Cartoline, copie, riproduzioni, ma anche citazioni sui giornali, nei cataloghi, studi nelle riviste specializzate: fiumi
d’inchiostro versati per descrivere quella bellezza, allo stesso tempo, antica e moderna.
Moderna, appunto! Anche troppo per lo studioso svizzero Henri Stierlin, che in un libro del 2009, sostiene che il busto sia in
realtà un falso.
Macché regina di 3.400 anni fa! Macché moglie di Akhenaton!
Il busto altro non sarebbe che una scultura "art déco" fatta eseguire, utilizzando pigmenti antichi, dallo scultore Gerhard Marcks (1889-1981).
Il busto altro non sarebbe che una scultura "art déco" fatta eseguire, utilizzando pigmenti antichi, dallo scultore Gerhard Marcks (1889-1981).
Borchardt avrebbe commissionato lui stesso il busto-ritratto per avere un'idea dell'aspetto di Nefertiti che "fino ad
allora, si poteva vedere solo di profilo così com'era raffigurata nei
bassorilievi".
Una volta esposta, la statua sarebbe stata definita
originale "per condiscendenza nei confronti di un principe tedesco che, al
suo cospetto, avrebbe manifestato un ammirato stupore".
L'archeologo, scrive
lo studioso svizzero, «non avrebbe avuto il coraggio" di ammettere che era un falso per non deludere un ammiratore di quel calibro.
Descrizioni
di scavo lacunose, se non inesistenti, l'assenza per più di un decennio dalle collezioni pubbliche e, poi, l'idea stessa del busto, con le spalle tagliate in verticale, del tutto inusuale nell'arte del tempo.
Senza contare quel profilo troppo
moderno, di un'eleganza tipica dell'"art déco".
Tutto, secondo Stierlin, deporrebbe a favore di un falso.
Niente affatto! Sono insorti gli archeologi e gli studiosi del museo: tutte le
analisi fatte finora confermano l'autenticità.
E, per di più, lo scultore Gerhard Marcks, di cui parla Stierlin, non sarebbe nemmeno andato in Egitto.
E, per di più, lo scultore Gerhard Marcks, di cui parla Stierlin, non sarebbe nemmeno andato in Egitto.
Il nome Marcks, che compare tra gli addetti agli scavi, sarebbe,
in realtà, quello del fratello dell'artista del tutto digiuno di scultura e incapace di una simile creazione.
Insomma, gli animi si infiammano, la discussione si fa serrata, gli articoli si moltiplicano.
Nel frattempo, Nefertiti, la "bellezza del Nilo", vera o falsa che sia, rimane
imperturbabile, mentre il suo sorriso sembra farsi sempre più enigmatico.
Che volete? Le polemiche, la curiosità, l'interesse della gente non fanno che aumentare il suo fascino.
Vecchia di tremila anni o di un secolo, cosa importa?
Vecchia di tremila anni o di un secolo, cosa importa?
A una bella donna, come si sa, non si deve mai chiedere l'età.
Per il libro di Henri Stierlin qui è il link