venerdì 20 agosto 2010

Il punto e virgola: una vita da mediano




"Avete mai visto un punto e virgola che piange? Un punto e virgola corpo 14 in Times New Roman che si dispera perché non lo usano più?
Beh, io l'ho visto stanotte e non è stato un bel vedere" (Diego Cugia, “Zomberos”, Mondadori)


Il punto e virgola,  onesto lavoratore dell'interpunzione,  rischia di andare in pensione, senza nemmeno un "trattamento di fine rapporto. Corre il pericolo di cadere nell'oblio, senza voci che si levino in sua difesa.
Ma io non lo  lascerò andare incontro alla sua sorte da solo.

Certo- bisogna ammetterlo- il punto e virgola  non si è mai esposto in prima linea.
Non ha mai aperto coraggiosamente un periodo;  ha mantenuto sempre una posizione intermedia.
Non ha l'intraprendenza  della virgola, quella prezzemolina  che ha saputo insinuarsi in tutte le posizioni che non le competono.
Non ha la determinazione  del punto,  capace di chiudere ogni frase e di porre termine a situazioni magari troppo a lungo trascinate;  né  ha- per carattere, forse- l'aggressività del punto esclamativo o la dialettica dell'interrogativo.
Non si è mai fatto forte della sua storia, della sua anzianità (più di cinque secoli!) e del suo non facile compito di assicurare fluidità a periodi o a idee complesse.

È vero che si è garantito un suo piccolo posto all'interno della parentesi ...ma non basta.
Gli americani (e  si sa quanto contano gli americani ) già non lo usano più.
Un misero futuro lo aspetta: quello di essere utilizzato solo nell'arido linguaggio informatico, nella posta elettronica, per esempio, per distinguere gli indirizzi dei destinatari.
Ma davvero lo lasceremo lì a candire in attesa di un destino migliore?

Il punto e virgola è l'eroe di un periodare arioso e pausato.
Nel calcio sarebbe l'onesto faticatore di centrocampo che recupera il pallone e cuce l'azione tra la difesa e l'attacco.
Anche la lingua, come il calcio, ha bisogno di mediani. 





L.Ligabue, Una vita da mediano :

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