sabato 16 ottobre 2010

Sognare Firenze





Ho studiato e vissuto a Firenze. 
La città, per chi, come me, abitava in aperta in campagna, era un punto d‘arrivo, un luogo di ritrovo, il posto, dove scoprire nuove amicizie e nuovi modi di pensare.

Frequentavo un liceo, proprio in centro, vicino a piazza del Duomo. 
Per andare a scuola passavo dalle Cappelle Medicee, dalla Sagrestia Vecchia…
Ma la città per me non era quella dei grandi monumenti.
Conoscevo la fama, la Firenze, il Rinascimento, ma, così…come si sa che esistono la circolazione sanguigna, o gli atomi,  o i pianeti del sistema solare.

Non entravano nella mia vita: san Lorenzo era il mercatino dell’usato, piazza Signoria il luogo di un bar in cui si serviva una cioccolata squisita, piazza santa Maria Novella il punto di incontro con gli amici. 
Passavo per le strade inconsapevole, più che disattenta.
L’ora di storia dell’arte era, in genere,utilizzata per ripassare le materie dell’ora successiva e, mentre l’insegnate recitava, con voce monocorde, nomi e date, noi, armati di vocabolari, completavamo affannosamente le versioni di latino o di greco.
Prima liceo, nuovo insegnante,prima lezione di storia dell’arte.
Arriva con un pacchetto di foto e, mentre noi lo scrutiamo sospettosi, comincia a girare tra i banchi e ne deposita una per ciascuno con una cartina della città. 
Silenzio: si fanno sparire i vocabolari, si aspetta.

Ecco - dice- tra un mese mi dovrete dire cosa rappresentano le foto e dove si trovano “ e inizia a parlarci di Firenze, di Brunelleschi, di Masaccio, dei Medici.
Comincia a dipanare davanti a noi un racconto …ci incanta. 
Già il primo pomeriggio ci scateniamo per la città.
Ed ecco che quell’edificio, da cui passavo tutti i giorni, ha un nome, una storia: è il palazzo Medici Riccardi, dove abitavano Cosimo, Lorenzo il Magnifico, è quello di cui ci parlava, quello che ci evocava nel racconto.
È stato come imparare una lingua, come vedere un mondo per la prima volta: la città si presentava davanti a noi, piena di significati. 
Entravamo dentro chiese, mai visitate prima, vedevamo affreschi, quadri, tutto.
Una vertigine. 
Una meraviglia che ancora non mi abbandona.
Ho scelto storia dell’arte, ne ho fatto la mia professione e, ancora, quando rientro a Firenze, in una città ormai degradata, violentata dai pullman, dal traffico e dallo sporco, mi riscopro a guardarla con lo stesso stupore dei miei quattordici anni.

E la città, di nuovo, si apre a me con lo stesso incanto.




Litfiba : Firenze sogna :


2 commenti:

  1. Una delle più grandi fortune, secondo me, è incontrare sulla propria strada qualche vero maestro. Che ci apra gli occhi sulla realtà e sappia parlarci e raggiungerci davvero. Quanto ne abbiamo bisogno!
    (bellissimo post! per me, poi, ancora più bello)

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  2. Ho per Fienze un attrazione che non riesce a concretizzarsi in vera conoscenza e me ne dispiace. Pur bolognese ho vissuti i primi dieci anni dell'infanzia(seguendo il lavoro di papà, capostazione) in un paese di "crinale", una stazioncina sulla Direttissima, ancora Emilia ma a pochi chilometri. Sono cresciuta a pane "sciocco" e "ovvia" dei contadini dei dintorni, parlanti di un dialetto bastardo. I vitelloni del paese andavano "a Firenze a bere il caffè" e in questa dichiarazione c'era tutto il programma di una gita peccaminosa e di dettagli inconfessabili. Son rimasta "di crinale" e all'età di dieci anni, ridiventata cittadina di Bologna, ho collocato Firenze in un luogo lontano dalla mia vita. Ma Firenze ritorna, inspiegabilmente,a momenti, nella mia storia, sò che mi aspetta all'angolo della strada e allora deciderò una resa totale e le dichiarerò il mio amore incondizionato. Lo sò...

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