venerdì 2 gennaio 2015

I Mesi degli arazzi Trivulzio: gennaio



Anno nuovo calendario nuovo. 
Per illustrare i mesi del 2015 niente miniature, sculture o affreschi come negli anni scorsi, ma dodici variopinti arazzi di circa cinque metri per cinque, oggi conservati al Museo d'arte antica di Palazzo Sforzesco a Milano.
La serie viene commissionata nel 1501, dal governatore della città, Gian Giacomo Trivulzio per celebrare il matrimonio dell'unico figlio Gian Nicolò con Paola Gonzaga. 
L'esecuzione è  affidata a Benedetto da Milano, capo della prima arazzeria istituita,  da poco istituita a Vigevano. 
Tra tra 1504 e 1509, insieme ai suoi collaboratori, tessendo con fili di lana  e  di seta, Benedetto dà forma e colore ai grandi cartoni disegnati da Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (1465 ca-1530), con una perizia  che nulla ha da invidiare alle più reputate arazzerie fiamminghe.
Ed ecco il mese di gennaio:


La scena del mese è rappresentata entro una cornice in cui sono raffigurati gli stemmi dei Trivulzio e delle nobili famiglie ad essi imparentate. 
In alto, tra il sole e il segno zodiacale dell'Acquario, domina un tondo con lo stemma di Gian Giacomo Trivulzio, Sopra il cimiero, una figura di donna alata, una sorta di arpia o di sirena, tiene tra le mani una lima che si spezza contro un diamante. In un cartiglio è inscritto il motto dei Trivulzio in francese antico: "ne t'esmai" vale a dire "non temere" o "non perderti d'animo".
La scena si volge in una piazza, circondata da edifici che hanno l'aria di una scenografia teatrale. 
Al centro, sopra un'ara classica,Gennaio è personificato dal dio Giano, il dio romano che apre e chiude le porte, protettore della pace e della guerra, da cui, secondo un'antica tradizione, avrebbe tratto il nome. 
Il dio bifronte con un volto barbuto e uno glabro tiene, in una mano, un bastone con cui indica il sole e nell'altra una gigantesca chiave. Nella parte anteriore dell'ara è incisa l'iscrizione: "Palos acuit ut vitibus/ foetura aves cortis vocat/iungit boves pulsa solo/ et Ianuarius nive" "Gennaio aguzza i pali per le viti,  richiama i polli nei cortili e tolta la neve dal suolo aggioga i buoi". 
Le attività del mese non sono molto impegnative, ridotte come sono a pali da aguzzare e polli da scacciare. 
Col gelo il terreno diventa troppo duro ed è impossibile lavorare nei campi, tanto che i contadini sono obbligati a un ozio forzato. 

Sulla destra, gli attrezzi agricoli giacciono inutilizzati a terra un uomo siede spossato accanto a un bambino, mentre un giovane in piedi con le braghe tutte stracciate tiene svogliatamente una vanga e sembra assorto nei suoi pensieri. 
Tutt'intorno  la gente festeggia un carnevale precoce: a sinistra, ai piedi dell'ara, uno zampognaro  tiene accanto a sé una brocca e due bicchieri pieni a metà. 
Al suono della zampogna quattro persone accennano ai passi di una danza moresca. 
L'uomo in primo piano indossa un turbante così come la donna che, alla maniera orientale, ha il volto velato. Anche i personaggi sullo sfondo sembrano danzare: uno è nudo, mentre due indossano strani costumi a scaglie e portano bastoni a cui sono appesi dei palloni o delle vesciche di maiale gonfie d'aria com'era uso nei carnevali del Nord. 
A destra,  una zona più scura del suolo sembra indicare la presenza di una lastra di ghiaccio che riflette alcuni passanti. Il clima è freddo, anche se il cielo, in cui si intravedono stormi di uccelli in volo, è di un azzurro terso. 
Dalle finestre uomini e donne guardano incuriositi quello che succede nella piazza, mentre le porte dell'edificio circolare sullo sfondo sono chiuse, come quelle del tempio che i Romani avevano dedicato a Giano e che restavano serrate in tempo di pace.

Ed è, appunto, la pace che Gian Giacomo Trivulzio vuole celebrare. All'epoca è un uomo maturo, un condottiero spregiudicato, più abituato alla guerra che alle arti e  che è sopravvissuto indenne a tutti i cambiamenti e a tutti gli intrighi mutando bandiera  a seconda della sua convenienza. 
Dagli Sforza è passato al servizio degli Aragona e poi a quello dei francesi, ingaggiato con una cifra da capogiro per guidare le loro truppe contro il ducato di Milano.
Dopo la cacciata di Ludovico il Moro è stato nominato da Luigi XII Maresciallo di Francia e Governatore di Milano. 
Ora che è arrivato al potere e che ha consolidato, come meglio non si potrebbe, i suoi possedimenti e le sue finanze vuole rappresentare negli arazzi gli effetti del suo buon governo e convincere i più scettici che, grazie alla protezione dei Francesi, Milano si appresta a vivere una nuova età dell'oro.
Bramantino ha capito bene i suoi intenti e, nelle scene ricche di riferimenti classici che ha disegnato per lui, gli fornisce le immagini che desidera.
A gennaio Giano con la sua grande chiave celebra la pace, chiudendo le porte del tempio; per le strade si improvvisano danze carnevalesche, dimenticando le paure della guerra e i rigori della stagione.
Anche se la realtà è ben diversa nelle sale del suo lussuoso palazzo guardando  gli arazzi come quelli che i più ricchi si possono permettere, Gian Giacomo Trivulzio può continuare a sognare.





Un approfondimento dell'iconografia e delle vicende storiche degli arazzi è in G.Agosti e J.Stoppa, I Mesi del Bramantino, ed.Officina Libraria 2012

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