giovedì 27 ottobre 2011

Dosso Dossi: gli incanti di Melissa.




A quali magie è intenta la bella donna, sullo sfondo di un bosco illuminato dalla luce di un cielo tempestoso ?




Che sia una maga è fuori di dubbio.
Siede all'interno di un cerchio magico tracciato sul suolo e consulta una tavoletta con astruse formule cabalistiche, mentre accende una torcia da un braciere. 
Indossa una sontuosa veste di seta azzurro scuro e una sopraveste in broccato con disegni dorati su un fondo scarlatto.
Un turbante giallo a fili d'oro  le conferisce un tocco di fascino esotico.

Il primo ventennio del Cinquecento non è ancora finito, quando  Dosso Dossi (1486?-1542) esegue il dipinto, mentre lavora a Ferrara per gli Este  (ne ho parlato anche  qui).

La signoria estense è, allora, una delle più raffinate d’Italia
La vita della corte scorre tra le occupazioni quotidiane  e gli  svaghi.
Nelle lunghe giornate di ozio si vince la noia, facendo conversazione, giocando a scacchi, ascoltando musica e, soprattutto, appassionandosi alla sorte degli eroi dei poemi cavallereschi.

Il poeta di corte, Ludovico Ariosto, ha appena pubblicato, nel 1516,  la prima edizione del suo "Orlando furioso”. È stato subito un successo.
Un best seller: duemila copie stampate e vendute, davvero parecchie per l'epoca.

Le vicende sono avvincenti: vi si narra di donne, cavalieri, amori, duelli e magie. La trama coinvolge, fa rimanere  col fiato sospeso ed è facile restarne catturati.
Dosso, di sicuro, l'"Orlando furioso" lo conosce bene: è un amico e un ammiratore del poeta.

E allora per svelare l’identità dell’affascinante incantatrice non ci resta che addentrarci nella selva di storie narrate nel poema.

All’ottavo canto si scopre, finalmente, chi sia la bella maga.
È Melissa, la fata buona che protegge Ruggiero e Bradamante e che profetizza la discendenza estense dalle nozze dei  due eroi.
È proprio lei  che usa il cerchio magico, il libro e il fuoco per liberare i nobili cavalieri trasformati in fiori, alberi e animali dagli incantesimi della perfida Alcina.

E tutto si spiega.
L’uccellino, la rosa e il cane, in primo piano, attendono,  con pazienza, di riprendere il loro aspetto umano; gli "omuncoli" dagli esotici gonnellini, appesi all’albero, rappresentano, forse, le fasi intermedie della metamorfosi.
Intanto i cavalieri già liberati riposano seduti sul prato, mentre, nello sfondo, si distingue  il castello incantato dove erano tenuti prigionieri.

Sortilegi a fin di bene, "scioglimenti" e liberazioni che ben si accordano con la dolcezza serena e pacata della donna.

Quella di Melissa, però, non è  l'unica magia del dipinto

Perché anche Dosso è un mago, capace di ogni incantesimo con colori e pennello.



In una radiografia del dipinto si vede che, nella prima redazione, accanto a Melissa, compariva  un cavaliere in armatura: Astolfo, il primo a essere  liberato, dopo essere stato mutato in albero da Alcina.

Dosso, il mago-pittore, dopo averlo creato, ha deciso di farlo sparire.
Gli è bastato un colpo (o forse più) di pennello, per cancellarlo e trasformarlo nel   bonario cagnone dallo sguardo umano. 
L'unica traccia rimasta dell'elegante cavaliere  è il pettorale vuoto della corazza, appoggiata all'albero.

Inserire la figura di Astolfo in primo piano  sarebbe stato più aderente al testo, ma  avrebbe reso il dipinto troppo affollato  e  avrebbe diminuito l'impatto  straordinario  di Melissa.

Dosso cede, dunque, alle esigenze della pittura: non è e non si sente un semplice illustratore.
Si basa su un testo letterario, ma, come succede quando si narra  una favola, non sta troppo attento all'esatttezza di ogni  singola  citazione. 
L'importante è che il racconto fili. Per questo inserisce elementi che non ci sono e ne cancella altri fondamentali.
Quello che conta  è  l’atmosfera e il fascino  della narrazione.

Con la stessa libertà si  lascia andare alla gioia e all’incanto del dipingere.
Indugia sui tessuti e accentua gli effetti baluginanti della seta e del broccato, poi, con  piccoli tocchi dorati,  illumina, non solo la cascata delle frange della veste e del turbante della maga, ma anche  i ciuffi d’erba e le foglie degli alberi dell’ampio paesaggio.
Nella figura  monumentale della donna strizza l’occhio alle Sibille di Michelangelo della Sistina, mentre nel paesaggio e nei personaggi sullo sfondo riecheggia il Concerto campestre di Giorgione e Tiziano

Come l'amico Ludovico Ariosto  dà libero spazio alla levità e al sorriso, divertendosi a rielaborare e a stravolgere i suoi modelli pittorici e letterari.
Gli piace trasmutare personaggi, dettagli e simboli. Ed è così che riesce a rendere al meglio l'incanto del poema.

Usa il pennello come una bacchetta magica che crea, trasforma e lascia cadere su tutto il suo pulviscolo dorato.
Con lui  la vera magia è quella della pittura.




11 commenti:

  1. " non lascia alcuno a guardia del palagio/il che a Melissa che stava alla posta/per liberar di quel regno malvagio/la gente ch'in miseria v'era posta/diede commodità, diede grande agio/di gir cercando ogni cosa a sua posta/immagini abbruciar, suggelli torre/e nodi e rombi e turbini disciorre..."
    Ariosto e Dosso sono un connubio irresistibile. Grazie a te per averci ridato la magia
    Un saluto
    Marco

    RispondiElimina
  2. Mi èsempre piaciuto questo quadro, di cui però - per pigrizia, sicuramente - ho sempre ignorato tutto. Fortuna che ci sei, Grazia cara.

    RispondiElimina
  3. 2000 copie vendute sono tante anche adesso! :-) :-)
    CST

    RispondiElimina
  4. Un modo per mettere in imbarazzo il Dosso comunque ci sarebbe. Bisognerebbe domandargli verso chi è rivolto lo sguardo della bella maga, dal momento che l'espressione è proprio quella di chi sta guardando e forse ascoltando qualcuno.
    LDA

    RispondiElimina
  5. Hai ragione LDA. E' che Dosso è un simpatico mago pasticcione e non si è accorto che facendo sparire Astolfo lo sguardo di Melissa rimaneva sospeso a mezz'aria. Oppure se ne è accorto e voleva semplicemente lasciare l'immagine in sospeso o - forse, chissà- controllare l'attenzione e lo spirito di osservazione degli spettatori.

    RispondiElimina
  6. Non mi ero mai soffermata su questo dipinto che mi si rivela adesso, grazie a te, nella luce migliore. Mi hai anche indotto a rivedere i versi ariosteschi. Volevo riportarli ma vedo che Marco ha già provveduto. :-))

    RispondiElimina
  7. Ho riletto Ariosto da poco, fuor di ogni obbligo scolastico e l'ho trovato divertentissimo. Sorriso e magia questo è il connubio che diceva Marco e questo è quello che ho trovato nel tuo post. Ciao
    Sara

    RispondiElimina
  8. Confermi con consueta competenza e con grande passione che i grandi artisti del Rinascimento erano anche dei raffinati intellettuali.

    RispondiElimina
  9. Quadro elegante, come elegante è il tuo modo di raccontare. Grazie per questo nuovo post!

    RispondiElimina
  10. Dosso in imbarazzo dite? Però... lo sguardo così sospeso in realtà si posa sugli omuncoli fra i rami dell'albero, e mi pare che lei acquisti un'aria da maga soddisfatta che contempla la sua opera.

    RispondiElimina