venerdì 24 febbraio 2012

"La lattaia": il fascino discreto di Vermeer



Finché quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e in raccoglimento,
giorno dopo giorno versa il latte
dalla brocca nella scodella,
il mondo non merita
la fine del mondo
(Wislawa Szymborska)


Jan Vermeer (1632-1675) non ha inventato niente. Non ha rappresentato un punto di non ritorno nella storia dell'arte. Non ha nemmeno ideato teorie artistiche innovative e, in fondo, non ha dipinto che una quarantina di quadri.
Eppure la grazia e l'incanto sottile dei suoi dipinti continuano ad affascinarci.
Marcel Proust, nella Recherche, racconta che l'amore di Bergotte per Veermer lo porterà a morire, pur di vedere un suo quadro: gli dedica, in questo modo, l'omaggio più commovente che la letteratura possa fare alla pittura.

Vermeer è uno dei miei artisti preferiti e, forse, proprio per questo, avevo quasi pudore a parlarne.
Però in questi giorni, mentre stavo scrivendo tutt'altro,  mi  è venuta in mente, con insistenza, un'immagine, che non sono riuscita a cancellare.
È un'immagine notissima, abusata, ridotta a un logo pubblicitario per latticini, utilizzata per decorare scatole di caramelle o copertine di quaderni.
Eppure è ancora capace di imporsi con l'evidenza e l'emozione di un capolavoro

È La lattaia, una piccola tela (cm45x40), datata intorno al 1660 e ora al Rijksmuseum di Amsterdam.


Una stanza spoglia e una giovane donna che, sullo sfondo di un muro bianco, con un'espressione concentrata, versa il latte da una brocca. Sul pavimento è posato uno scaldino, mentre su un tavolo sono disposti vari oggetti: un cestino e dei pezzi di pane, un panno azzurro, un vaso e un recipiente in terracotta.
Ogni particolare è trattato con attenzione meticolosa: la crosta del pane, le piastrelle di ceramica, le macchie della calce o il chiodo piantato nel muro.
La luce che entra dalla finestra, a sinistra, fa brillare il secchio di rame nell'ombra e illumina una parte del viso della donna.

Che cosa rappresenta questo dipinto? A prima vista la risposta è facile. Una domestica che, in una cucina, compie un gesto di tutti i giorni.
Non è così semplice.
L'impressione è che, in questo minuscolo frammento di vita, ci sia un senso più profondo e che non sia soltanto la rappresentazione di una banale occupazione quotidiana.

Inutile cercare indizi nella biografia dell'artista: Vermeer non ci ha consegnato nessuno dei suoi pensieri. Certo ci piacerebbe prestargli il temperamento appassionato e i tratti fascinosi di Colin Firth, come nel film tratto dal romanzo "La ragazza con l'orecchino di perla". Ma, in realtà, della sua vita sappiamo solo quello che appare in qualche documento legale
Il padre era un mercante di quadri, ma, lui sceglie, da subito, di dedicarsi alla pittura e la sua carriera, come la sua vita, si svolgerà tutta nell'ambito ristretto della città Delft.
Quando comincia a dipingere l'economia olandese è all'apogeo. Dopo la fine della guerra con la Spagna (1648) la ricca borghesia mercantile si è sostutita al mecenatismo della chiesa e dell'aristocrazia e richiede, per le fastose dimore dei nuovi ricchi, dipinti con soggetti profani: nature morte, paesaggi e, soprattutto, descrizioni di interni e scene di vita quotidiana.


Sono questi i temi che Vermeer predilige e che ama dipingere, nel chiuso della sua casa e con un'estema accuratezza: ne esegue solo tre o quattro all' anno. Pochi, ma sufficienti a mantenere una famiglia sempre più numerosa. La moglie, che ha sposato nel 1653 e per cui si è convertito al cattolicesimo, gli darà ben quindici figli. Ed è in un'atmosfera familiare e appartata che porta avanti il suo lavoro.
Molti dei suoi dipinti sono come finestre che si aprono su interni luminosissimi, sempre puliti e ordinati, dove giovani donne, vestite con cura, compiono gli atti più normali: ricamano, leggono una lettera o, come nella Lattaia, versano del latte.


Qui tutto è dimesso e semplice: il fasto e l'esuberanza della pittura barocca sono assenti. Così come sono assenti l'abbondanza di particolari e le bizzarrie di quelle scene di cucine, che dominano il mercato dell'epoca.

Anche se c'è un'osservazione minuta dei dettagli, come le crepe del muro o il baluginio del rame, l'atmosfera è lontana da ogni realismo.


E non si tratta nemmeno di un ritratto, anche se la fisionomia sembra presa dal vero e la modella è stata identificata in Tanneke Everpoel, una domestica a servizio della famiglia Vermeer.




Un   gesto banale viene fermato nell'istante stesso in cui si compie.
E, in questo modo,  diventa solenne, pieno di dignità e assume un significato quasi sacro, tanto che la posa della donna è stata paragonata a quella della virtù della Temperanza, raffigurata, tradizionalmente, come una giovane che versa dell'acqua.
Su tutto domina la sensazione di un grande silenzio, di un attimo sospeso e di un momento di vita trasformato in un'immagine senza tempo.

Per ottenere questo risultato Vermeer si serve della luce. Una luce che nessuna riproduzione, per quanto sofisticata, riuscirà mai a restituire.
Quella luce che, entrando a fiotti dalla finestra, ci guida verso la mano della donna e il candore abbagliante del latte e che riesce a rivelare  la diversa consistenza dei materiali, i vimini del paniere, il tessuto grezzo dell'abito o il cotone della cuffia inamidata.
Eppure il numero di pigmenti di colore che, all'epoca, Vermeer poteva adoperare era limitato. La sua tavolozza ne comprende appena una ventina, ma lui li usa con grande maestria, lavorando con lentezza e meticolosità, con pochi tocchi alla volta .
Nella veste della giovane, sovrapponendo piccole pennellate, rende il giallo più vivo e vibrante, mentre, per ottenere l'intensità dell'azzurro, non utilizza la più comune azzurite, ma il più raro e costoso blu di lapislazzuli.

E, allora, anche un banale pezzo dl pane può diventare una costellazione di punti luminosi.

La luce non è resa con la nitidezza della pittura fiamminga, ma a piccolissimi punti di pennello. I contorni delle figure sono sfumati e le ombre sono colorate, in una combinazione straordinaria di indeterminatezza e precisione.


È la luce, che bagna tutta la scena a rendere evidente la bellezza nascosta in un'azione consueta.
La luce, insieme reale e astratta, rivela quello che c'è oltre l'ordinario e ci fa finalmente  scoprire il senso del dipinto e l'essenza stessa della pittura di Vermeer: l'idea che ogni piccolo gesto di tutti i giorni, ogni attimo dell'esistenza, possa acquistare un significato trascendente.

Come ha detto un grande storico dell'arte, Charles de Tolnay: "in Vermeer la vita quotidiana appare sotto l'aspetto dell'eternità".








22 commenti:

  1. Su Wikipedia ho letto che la causa della sua morte prematura, secondo la moglie, sarebbe attribuibile allo stress per i problemi economici. Attuale eh?
    CST

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    1. Davvero è attuale anche in questo: crisi economica, debiti, prestiti per mantenere la famiglia e stress. Di questo muore a 43 anni e anche, penso io, dell'essersi tenuto sempre in disparte, del non essersi saputo (o voluto) vendere e del non aver mai ceduto alle ragioni del mercato. Anche per questo è uno dei miei preferiti...

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  2. Hai fatto bene a parlare di Vermeer e dici bene che nessuna riproduzione è capace di restiutuire la luce. Io ho visto la Lattaia a Amsterdam e sono rimasto colpito dal giallo del vestito. E' un quadro molto piccolo e purtroppo con una cornice molto pesante, ma cattura l'attenzione e ora ho capito meglio grazie a quello che scrivi che non è solo per la qualità ma è come se ogni dipinto suo fosse una briciola di eternità.
    Ciao
    Marco

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  3. Grazie mille!! Per questo che ritengo un omaggio al mio Preferito! E questo quadro lo è in modo particolare. Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo ad Amsterdam e sono rimasta folgorata. Più ancora che di fronte all'immenso (in tutti i sensi) Cambio della guardia...

    Sai cosa mi commuove di più in questo piccolo dipinto? L'abbronzatura del braccio della ragazza. Che rispecchia il suo status, la sua condizione, la sua provenienza... le mani abbronzate delle donne del popolo, delle lavoratrici.... e lui ha saputo cogliere e non ha tralasciato nemmeno questo dettaglio. Grande, grande Vermeer!!

    Buon fine settimana Grazia
    Cinzia

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    1. La Ronda, naturalmente... !! di Rembrandt, chissà come mi è venuto "il cambio della guardia"??? ; ))

      Cinzia

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  4. Amo molto questo artista. Ciao Grazia.

    Nou

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  5. @ Marco, Cinzia e Nou: Vermeer è uno di quei pittori che vanno visti dal vero. La sua luce non è riproducibile e dal vero si apprezzano meglio quell'attenzione alle piccole cose, quei particolari, come le mani arrossate dalle faccende domestiche, che notava Cinzia, che sono uno dei motivi per cui lo amiamo.

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  6. Ho provato a dipingere qualche soggetto di Vermeer ed hai ragione, la sua luce non è riproducibile. Se ho tentato è perchè, come te, ne subisco il fascino ed ho voluto capire ( senza riuscirvi ) qualcosa del suo segreto. Tu hai offerto, però, una chiave di lettura del potere e della bellezza delle sue composizioni:
    "Un gesto banale viene fermato nell'istante stesso in cui si compie.
    E, in questo modo, diventa solenne, pieno di dignità e assume un significato quasi sacro". Ti abbraccio

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  7. Ho visto la mostra su Vermeer una decina di anni fa e mi sono domandata perché i suoi quadri mi facessero tanto effetto, in confronto alle migliaia di scene di genere olandesi che si possono vedere dappertutto.Quello che scrivi nella parte finale del tuo post e la citazione che scegli di trascrivere mi forniscono una risposta che trovo nelle parole " perché la vita quotidiana appare sotto l'aspetto dell'eternità". Ora penso che sia per questo motivo.
    Cari saluti
    Sara

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  8. Sono contenta che tu parli di Vermeer perché anche sui grandi c'è sempre qualcosa da dire o da imparare. A volte come dici tu stessa c'è pudore a scrivere di personaggi molto noti, ma per me è bello leggere e capire di più anche sulla grande pittura. Una delle cose che mi ha colpito è l'idea del silenzio che c'è nei suoi quadri, anche quelli più affollati e in qualche modo anche negli esterni.Non ho visitato ancorail museo di Amsterdam ma sono andata all'Aja ,dove c'è la Ragazza con l'orecchino di perla e devo ammettere che è uno dei dipinti che in assoluto mi ha colpito di più.
    Ciao
    Anna

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  9. Sì, vivere bene il presente, l'adesso. Qualcuno diceva "l'esserci" ma io preferirei "l'ascoltarci". Forse Vermeer riesce come nessuno a fissare tutta la semplicità indicibile di un momento su una tela... e con solo una ventina di pigmenti. I suoi piccoli quadri sorridono come occhietti intelligentissimi di fronte ai giganteschi pannelli celebrativi di battaglie o altri avvenimenti "importanti", la ridondanza fa spesso mercato ma raramente arte. Per questo Vermeer si è guadagnato uno spazio a sè stante nella storia della pittura, senza aver stravolto niente e senza aver creato cesure rivoluzionarie, come dici giustamente tu. Forse proprio per questo Vermeer mi rappresenta la vera figura dell'artista-artigiano, calmo, sicuro, certo del proprio lavoro, ma sublime e raffinatissimo nel cimentare la propria capacità artistica.
    :-)

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  10. Ricordo di aver letto che nella sua pittura ha un peso non indifferente la conversione al cattolicesimo. A differenza dei protestanti, i cattolici hanno sempre utilizzato le immagini sacre come portatrici di significati spirituali, etici, allegorici: Vermeer unisce in un equilibrio rarissimo ed emozionante l'attitudine protestante a vedere in tutta la natura un segno della benevolenza divina all'attenzione cattolica alla centralità della figura umana. Ci si trova tutto: la simbologia della luce, il prevalere della figura umana che in Vermeer è quasi sempre protagonista, e allo stesso tempo l'attenzione ai dati del reale, in un equilibrio irripetibile. Grazie, come sempre, per il tuo magistrale modo di proporre alla nostra attenzione le più belle opere d'arte.

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  11. È da quando leggo il tuo blog che aspetto un post su Vermeer, forse il pittore che amo di più in assoluto. Lo amo soprattutto da quando ne ho visti i quadri al museo dell'Aia. Prima di allora ne avevo visto, infinite volte, infinite riproduzioni, declinate su ogni genere di supporto - come giustamente fai notare tu - e mi erano piaciute subito, tutte.
    Ma quando mi sono ritrovata di fronte a La ragazza con l'orecchino di perla, da sola, a forse poco più di un metro di distanza e i miei occhi sono stati catturati, come se fosse la prima volta che la vedevo, dalla luminosità misteriosa e ipnotica di quell'orecchino al centro del quadro, ho provato una commozione e un'emozione intense che mi hanno lasciata quasi tramortita per un tempo che non saprei quantificare (la Spia dice che sono rimasta lì davanti, ferma immobile, in silenzio, con gli occhi splendenti, per almeno 45 minuti, e non lo ritengo improbabile).
    Mi è sempre piaciuto lo sguardo di Vermeer sulla quotidianità, quel suo modo così poetico e insieme direi affettuoso di riprodurre con meticolosità che non si fa mai leziosa o nevrotica o sterile i più piccoli dettagli delle sue piccole scene domestiche.
    Mi hai fatto un gran regalo parlandone oggi qui.
    Ti abbraccio

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  12. Sono tutti molto belli e suggestivi i vostri commenti su Vermeer, la voglia di cercare di penetrare nel mistero di questo pittore con i suoi quadri che,come dice Ruhevoll, " sorridono come occhietti intelligentissimi" in mezzo a composizioni più ridondanti e celebrative.Ho fatto anch'io l'esperienza di Anna e di Duck al Museo dell'Aia.In una sala dove ci sono Rembrandt e Rubens i suoi dipinti attirano come calamite e non ti consentono distrazioni.È un pittore che, in qualche modo, esige di essere guardato con attenzione e rispetto.È come se richiedesse a noi spettatori lo stesso riguardo, la stessa accuratezza che ha impiegato lui nell'eseguire lentamente, tocco dopo tocco, i suoi dipinti.
    È molto giusto quello che dice Paola sulla combinazione straordinaria dell'attenzione protestante verso la natura e la centralità della figura umana di matrice cattolica. Un equilibrio davvero irripetibile, un pittore di un fascino irresistibile per tutti, a quel che vedo.

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  13. Ho sempre pensato che il fascino indiscutibile di Vermeer fosse, per l'appunto, misterioso. E questo alone arcano rimane per me sulle sue opere. Le tue esaurienti e convincenti spiegazioni vanno ad aumentare di molto le scarse conoscenze critiche che avevo di questo artista.

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  14. Sono le cose semplici che rischiano di essere sottovalutate e banalizzate, non è vero? Quello che hai scritto mi fa ricordare quali dipinti mi hanno colpito più di altri: il campo di grano con corvi, di Van Gogh, il cestino del pane di Salvador Dalì.
    Forse è facile dipingere ambienti sfarzosi, altro cogliere la semplicità nel suo splendore. Bellissimo post.
    Bye&besos domenicali

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  15. @ Adriano: Il mistero, di cui tu parli sta nella difficoltà di rappresentare la piatta banalità del quotidiano, rivelandone gli aspetti più nascosti e trattandola con il rispetto di un soggetto sacro.
    @ Nela, hai proprio ragione: la cosa più difficile è rappresentare lo splendore della semplicità.

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  16. Appena scoperta:

    “Vermeer” di Wisława Szymborska

    «Finché quella donna del Rijksmuseum
    nel silenzio dipinto e in raccoglimento
    giorno dopo giorno versa
    il latte dalla brocca nella scodella,
    il Mondo non merita
    la fine del mondo».

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  17. Grazie tantissime
    È talmente bella che ora riapro il post e la scrivo all'inizio. Per quanto dopo, forse renda inutile ogni parola...

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  18. Mamma mia, Grazia, che dono che hai... Claudia

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  19. Ho scoperto Vermeer solo da qualche anno, assieme alla poesia di Wislawa (li avevo citati insieme qui:
    http://maridasolcare.blogspot.it/2013/03/chiedo-scusa-allalbero-abbattuto.html). Il tuo commento sul quadro e su Vermeer è davvero magistrale. Grazie.

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    1. Grazie a te! E ora vado subito a leggerti nel tuo blog!

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