Una foto.
Una donna con i capelli neri e il volto appoggiato su un tavolo sorregge una scultura africana che ritrae un viso femminile stilizzato.
Non fu facile trovarle un titolo.
Il primo, con cui fu pubblicata nel 1926, era Visage de nacre et masque d'ébène (Viso di madreperla e maschera d'ebano).
Solo più tardi le fu attribuito quello con cui è nota: Noire et blanche (Nera e bianca).
Il primo, con cui fu pubblicata nel 1926, era Visage de nacre et masque d'ébène (Viso di madreperla e maschera d'ebano).
Solo più tardi le fu attribuito quello con cui è nota: Noire et blanche (Nera e bianca).
Un titolo più suggestivo che evoca il contrasto tra la pelle della donna e il nero della maschera africana, che rimanda all'incontro di due culture (l'Africa nera e l'Europa), al gioco poetico degli opposti e alla tecnica stessa della fotografia. Un titolo più vicino alle idee del fotografo che la eseguì: Man Ray (1890-1976).
Siamo nella Parigi tra le due guerre, dove l'artista americano è arrivato nel 1921.
È un appassionato di fotografia e vuole promuoverla come espressione artistica a se stante. Gli piace sperimentare nuove tecniche e pratica procedimenti innovativi.
È un appassionato di fotografia e vuole promuoverla come espressione artistica a se stante. Gli piace sperimentare nuove tecniche e pratica procedimenti innovativi.
Frequenta la cerchia dei surrealisti parigini da André Bréton a Max Ernst, ma è anche il ritrattista alla moda di molti degli intellettuali della Parigi dell'epoca, da Picasso a Matisse a Joyce, a Stravinsky e sarà lui che riprenderà l'ultima immagine di Marcel Proust sul letto di morte.
Anche questa foto è un ritratto, un ritratto in posa, accomodato "ad arte".
Tutto è studiato: il volto della modella in primo piano, bianco e liscio, come una scultura di marmo, con gli occhi chiusi e le labbra messe in evidenza dal rossetto, le linee orizzontali del viso e verticali della maschera che contrastano con quelle oblique dell'avambraccio, le ombre nitide che il viso e la maschera proiettano sulla superficie liscia del tavolo.
Tutto è studiato: il volto della modella in primo piano, bianco e liscio, come una scultura di marmo, con gli occhi chiusi e le labbra messe in evidenza dal rossetto, le linee orizzontali del viso e verticali della maschera che contrastano con quelle oblique dell'avambraccio, le ombre nitide che il viso e la maschera proiettano sulla superficie liscia del tavolo.
La donna sembra assorta in una fantasticheria, pare stia sognando e il sonno, o meglio, il sogno è molto importante per i surrealisti: significa libertà e trasgressione, aiuta a sorpassare le barriere, le censure della mente nella veglia e ad accedere direttamente all'inconscio, all'essenziale dei nostri pensieri.
L'ovale perfetto del viso della donna è messo a confronto con l'ovale della maschera africana.
C'è un gioco di corrispondenze tra i due visi, tra l'Europa e l'Africa: le due figure femminili si avvicinano al di là del tempo e dello spazio.
C'è un gioco di corrispondenze tra i due visi, tra l'Europa e l'Africa: le due figure femminili si avvicinano al di là del tempo e dello spazio.
L'immagine è doppia: suggerisce che la donna stia sognando un luogo lontano, esotico e che la maschera rappresenti, in qualche modo, anche l'oggetto del sogno.
La maschera è- come voleva l'estetica surrealista- un oggetto fuori contesto, che liberamente associato al volto della donna, produce effetti inattesi poetici ed enigmatici.
Rimanda all'Africa, all'arte primitiva che i surrealisti amavano perché sovversiva, aliena rispetto alle regole dell'arte occidentale, ma anche ai riti per cui era utilizzata: evoca anch' essa il sogno, la magia, il mistero.
Sappiamo che la modella della foto è una cantante Alice Prin o Kiki de Montparnasse, compagna di Man Ray e al centro di una fitta rete di rapporti con gli intellettuali e gli artisti parigini da Utrillo a Jean Cocteau.
Sappiamo che la maschera, di tipo Baoulé , tipica della Costa d'Avorio, proviene forse da una di quelle collezioni d'arte africana che allora erano alla moda.
Sappiamo che la foto fu commissionata da una rivista, Vogue.
Sappiamo che la maschera, di tipo Baoulé , tipica della Costa d'Avorio, proviene forse da una di quelle collezioni d'arte africana che allora erano alla moda.
Sappiamo che la foto fu commissionata da una rivista, Vogue.
Possiamo, però, ignorare questi dati: quello che conta è la suggestione dell'immagine, la bellezza dei due volti contrapposti, l'idea del positivo e del negativo, del dialogo con la differenza, con l'Altro, del confronto tra la tecnica moderna della fotografia e un'arte primitiva, ancestrale.
Il nero e il bianco.
Che meraviglia ogni volta leggere i tuoi post sull'arte. Imparo tanto, imparo con piacere.
RispondiEliminaUn abbraccio
(Quante maschere del genere ho visto in passato: ed è vero, sono enigmatiche, a volte inquietanti, a volte invece trasmettono una grande, ineffabile serenità. E molte sembrano appartenere a qualche strana dimensione atemporale: sono antiche e insieme modernissime. E' il fascino dell'arte africana, suppongo)
(nisol: il nome di una modella?)
Che sorpresa la scelta di oggi e quante riflessioni, sulla fotografia, su noi e l'altro,sul positivo e negativo ; hai fatto bene a scegliere Man Ray. Ora vado a cercare la monografia che dovrei avere da qualche parte, grazie
RispondiEliminaM.
Anche a me piace la scelta della fotografia e scoprire un altro settore dell'arte. Grazie perchè anch'io con te imparo cose che non so e artisti che non conosco Come succede a Duck mi inquieta la presenza della maschera che forse rappresenta la parte più buia della donna addormentata, comunque mi fa riflettere
RispondiEliminaAnna
Questa foto è bellissima : l'ho già scaricata per me. Quello che ci racconti mi aiuta a capire meglio il fascino che ha su di me. E' giusto quello che dici perchè è un'immagine che si impone non appena la vediamo. Grazie
RispondiEliminaSara
bellissima ^.^
RispondiEliminaNon sapevo chi era Man Ray e nemmeno i surrealisti, pero' mi é piaciuta questa immagine e ora ho imparato anche qualcosa.La maschera nera è la parte che mi affascina di piu per il suo mistero
RispondiEliminaSte
Cara Grazia, complimenti per l'analisi critica dell'opera e per la sua valenza espressiva che hai magistralmente sintetizzato nel tuo commento da intenditrice. Anche a me piacciono i surrealisti per la considerazione che hanno della dimensione onirica, come la sola autentica del mondo interiore.
RispondiEliminaA presto Lecoq
Da ieri leggo e rileggo questo post, cara Grazia.
RispondiEliminaTutti i dettagli che indichi sono sempre preziosi.
Mi piace anche il commento di Anna: forse la maschera "... rappresenta la parte più buia della donna addormentata"
Buona domenica, amica mia!
Lara
Cara Grazia, prima di tutto com'è andata la tua conferenza con gli studenti della facoltà di Filologia? Credo bene, vista la tua bravura e l'incanto di cui contorni i tuoi pensieri.
RispondiEliminaQuesta foto credo non mostri due volti ma due maschere, la cantante che appare sul palco rivestendo un ruolo per il suo pubblico e la maschera nera che nasconde dietro di se uno spirito lontano, ambedue i volti sono simulacri dalla loro non condivisibile realtà, è quella lontananza dallo spazio reale di appartenenza che rende sfumato il loro vero significato, è come se le forze evocative a cui aderiscono venissero meno. La scultura nera, lontana dal luogo di origine, perde i valori simbolici che gli autori le accordarono per assumerne altri, assegnati da noi occidentali, troppo distanti dagli originali, sembra quasi somigliare all'ispiratrice della quarta donna delle Demoiselle di Picasso, occhi a mandorla, naso in su e bocca a punta. La donna, alabastrina e diafana, è altrettanto distante dalla spontaneità primitiva dell'immagine nera, tanto che sembra proporsi per contrasto, bianca, i capelli resi lisci da una pomata, le arcate sopraciliari disegnate ad arte e la bocca dipinta. La distanza tra i due volti è nella loro somiglianza, una somiglianza che inganna, due sostanze che forse il titolo originale tendeva a far riconoscere maggiormente, madreperla ed ebano, il regno del mare e quello della foresta, due regni della vita che non possono comunicare con il medesimo linguaggio, qui rappresentati dall'innocenza del mondo africano e dall'irraggiungibile innocenza del mondo civile. Due mondi che si inseguono, che l'inganno rende simili ma che la realtà lascia distanti, uno il negativo dell'altro, bianco e nero, grigie sono le loro ombre, inganno della luce, impalpabilità del riflesso. Solo il sonno, quel mondo altro dell'oblio, che si legge nelle palpebre chiuse dei due volti, può restituire un comune mondo misterioso di appartenenza, l'unico.
Un abbraccio Jules Maigret, ossia Arthur Gordon Pym, ovvero Antonio e i suoi fratelli
@ Duck, è vero quello che tu dici dell'atemporalità dell'arte africana. ho visto una bellissima mostra sulle maschere "Persona" qui a Bruxelles al Museo africano di Tervuren: per me è stato ilo primo contatto con un mondo fino ad allora sconosciuto, suggestivo ed emozionante.
RispondiElimina( nisol mi sa di esotico : un collezionista giapponese ?)
@ Marco . hai una monografia su Man Ray? Leggila e poi me la racconti
@ Anna : come Lara trovo anch'io molto bella l'idea che la maschera rappresenti la parte buia, la parte in ombra della donna addormentata
@ Sara, Sibia : d'accordo con voi non solo la foto è bellissima ma è calamitante e attraente come solo un'opera d'arte puo' essere.
RispondiElimina@Ste, Lecoq, Lara : la maschera nera ci inquieta perchè è legata al sogno ( importantissimo per i surrealisti). Nella dimensione onirica viene fuori la parte più buia, meno addomesticata di noi stessi. Nel sogno ( forse) i nostri instinti più profondi prevalgono e forse siamo più veri.
Carissima Grazia, eccomi qua a cercare di sdebitarmi per l'enorme favore che mi hai fatto. La donna nella fotografia mi ricorda una bambola di porcellana che avevo da bambina e che amavo moltissimo (al punto da portarmela a letto, l'unica in tutta l'infanzia). Aveva l'incarnato bianchissimo e la bocca rosso vivo, non riuscivo a smettere di guardarla. E' lo stesso per la bellissima foto che ci hai fatto conoscere!
RispondiEliminaUn bacione anche dall'uomo della mia vita, Ric!
@ Jules & C.: il tuo commento è molto bello e coinvolgente. Mi rivela aspetti della foto a cui non avevo pensato. Hai ragione sulla lontananza tra i due mondi il "regno del mare e il regno della foresta", l'innocenza del mondo africano e quella non più raggiungibile del mondo civile..... Somiglianze e incomunicabilità destinate ad incontrarsi solo nel mistero del sogno.
RispondiEliminaGrazie tante
@ Barbara e Ric : è proprio vero la donna della foto non sembra di carne e ossa. Ha l'irrealtà di una bambola di porcellana : il bello di un'opera d'arte sta proprio nell'infinita varietà di pensieri che suscita.
il nero e il bianco hanno un fascino speciale
RispondiEliminasuperano ogni colore!
buon mese di marzo tiziana
@ Tiziana hai ragione : sarà la nostalgia ma anche per me i film o le foto in bianco e nero sono più belli e più evocativi.
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