Il tempo passa e siamo arrivati ormai ad agosto, il mese destinato nel calendario romano, a celebrare l'imperatore Augusto, il mese attualmente dedicato al riposo e alle vacanze. Tutti (o quasi tutti) in ozio al mare o ai monti...
Non è, certo, così nel medioevo quando il tempo e i Mesi dei calendari figurati sono scandito dai ritmi sempre uguali e senza soste del lavoro nei campi.
Nel calendario che ho scelto per quest'anno - la vetrata con il ciclo dei Mesi realizzata nel primo quarto del XIII secolo per il deambulatorio sud della Cattedrale di Chartres - Agosto è raffigurato come un contadino impegnato nel faticoso compito della battitura del grano.
Non è, certo, così nel medioevo quando il tempo e i Mesi dei calendari figurati sono scandito dai ritmi sempre uguali e senza soste del lavoro nei campi.
Nel calendario che ho scelto per quest'anno - la vetrata con il ciclo dei Mesi realizzata nel primo quarto del XIII secolo per il deambulatorio sud della Cattedrale di Chartres - Agosto è raffigurato come un contadino impegnato nel faticoso compito della battitura del grano.
Per difendersi dalla calura, si è tolto la camicia e ora, a torso e piedi nudi, batte le spighe stese a terra per farne uscire i chicchi con il correggiato, un attrezzo in legno conosciuto fin dall'antichità, composto da un bastone,
unito all'estremità, con una striscia di cuoio, a un altro bastone più corto.
L'ignoto artista che ha realizzato la vetrata restituisce, con pochi tratti di grisaglia, le fattezze del contadino; gli basta, poi, rappresentare una delle gambe appena sollevata dal suolo e il correggiato alzato - fino a superare il bordo che racchiude la scena - nell'atto di percuotere le spighe per suggerire il movimento della battitura.
Mentre i covoni già legati, dove sono ancora appoggiati la falce e il rastrello usati per la mietitura, evocano lo spazio aperto di un campo di grano.
Poche sintetiche linee, ma di una grande potenza espressiva, hanno la forza di fare arrivare fino a noi una scena di vita quotidiana, che, nei colori sfolgoranti della vetrata, diventa quasi senza tempo e di farci sentire partecipi della durezza del lavoro nelle campagne, sotto il sole di un agosto di otto secoli fa.
L'ignoto artista che ha realizzato la vetrata restituisce, con pochi tratti di grisaglia, le fattezze del contadino; gli basta, poi, rappresentare una delle gambe appena sollevata dal suolo e il correggiato alzato - fino a superare il bordo che racchiude la scena - nell'atto di percuotere le spighe per suggerire il movimento della battitura.
Mentre i covoni già legati, dove sono ancora appoggiati la falce e il rastrello usati per la mietitura, evocano lo spazio aperto di un campo di grano.
Poche sintetiche linee, ma di una grande potenza espressiva, hanno la forza di fare arrivare fino a noi una scena di vita quotidiana, che, nei colori sfolgoranti della vetrata, diventa quasi senza tempo e di farci sentire partecipi della durezza del lavoro nelle campagne, sotto il sole di un agosto di otto secoli fa.
Covoni, attrezzi, qualcosa sicurament è cambiato oggi, ma la raffigurazione, di per se', la trovo di assoluta modernità.
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